Gli effetti del Coronavirus sui servizi consolari
Col fine di avviare un utile confronto coi lettori e col nuovo console generale a Zurigo, dr. Gabriele Altana, ci permettiamo di riassumere, qui di seguito, la situazione del consolato generale, così come appare nella nostra impressione, alla luce soprattutto delle misure decise dopo l’avvento del Coronavirus.
Ebbene, la situazione del servizio, dispiace dirlo, è peggiorata. E’ stato introdotto, come noto, il contingentamento degli ingressi, è stato inaugurato , inoltre il cosiddetto lavoro a distanza, una parte degli uffici funziona ora a ritmo ridotto, è stato introdotto altresì l’obbligo della prenotazione elettronica per gli appuntamenti di lavoro, una procedura, questa, in precedenza sconosciuta a Zurigo. Come conseguenza delle nuove misure, cominciano a formarsi arretrati di lavoro, così come sembrano crescere purtroppo le liste di attesa.
Come è noto, fino all’avvento del Coronavirus, a Zurigo non si registravano code, né liste di attesa e non vi era l’obbligo di fissare un appuntamento per chiedere il rilascio del passaporto. Di fatto, l’ingresso in Consolato era libero e i servizi erano ” user friendly”. Una situazione ottimale, che non nasceva dal caso, ma era il frutto della sapienza organizzativa di un precedente console generale attivo a Zurigo dal 2014 al 2016.
Il quadro che oggi si prospetta non può non preoccuparci. Purtroppo, gli indirizzi operativi sembrano discendere direttamente dal Governo, che sembra puntare decisamente sulla cosiddetta digitalizzazione dei servizi.
Su questa linea, sembra muoversi infatti la recente intesa siglata dal Ministro della Funzione pubblica coi sindacati del pubblico impiego, che prevede l’introduzione del lavoro da remoto per il 50 per cento dei lavoratori e delle lavoratrici e l’obbligo altresì per i cittadini di comunicare per via elettronica (ma non per telefono) con gli uffici pubblici.
E’ vero: bisogna proteggersi dal Coronavirus e occorre evitare gli assembramenti. A noi sembra però che le soluzioni finora adottate nei consolati poco si curino delle attese dei cittadini o degli utenti.
Proprio pensando ai bisogni dei circa 200 mila connazionali residenti nella circoscrizione di Zurigo, ci permettiamo di suggerire che il consolato generale segua l’esempio di alcune scuole della Penisola, che hanno scaglionato l’orario di attività delle classi, sia al mattino che al pomeriggio.
Pensiamo che questo esempio possa essere seguito anche negli uffici consolari, ove gli sportelli per il pubblico potrebbero essere aperti, a turno, dalle 9 del mattino fino alle 18 di sera. Gli utenti potrebbero essere ricevuti, secondo l’ordine alfabetico, sia al mattino che al pomeriggio. In sostanza, invece di mandare a casa la metà del personale, questo potrebbe lavorare su due turni nell’arco dell’intera giornata.
Vorremmo anche ricordare che il consolato generale di Zurigo, per la rapidità dei servizi offerti ai cittadini, per la comodità inoltre di accesso agli uffici, per l’assenza altresì di inutili vessazioni elettroniche, ha rappresentato, negli anni dal 2015 al marzo del 2020, un modello di riferimento di straordinario significato.
A titolo di esempio, vorremmo soltanto ricordare che i passaporti venivano qui rilasciati nell’arco di 15 minuti dalla presentazione della domanda, senza obblighi per altro di prenotazione elettronica, senza obbligo perciò di registrarsi sul sito web del consolato, che ora prevede una complicata procedura di log-in, log –off, log- out, per usare la fraseologia degli informatici ministeriali. Perché, ci domandiamo, una procedura tanto efficiente è stata d’un tratto annullata? Per i cittadini e per gli utenti il danno è evidente.
Comprendiamo, certo, l’emergenza del Coronavirus, ma non vorremmo che fosse anche una scusa per reimporre i controlli così cari alla nostra burocrazia. In ogni caso, chiediamo che si ritorni, sia pure con i necessari accorgimenti, alla precedente organizzazione del lavoro consolare, tanto più efficace e amichevole.
Gerardo Petta,
consigliere Comites di Zurigo