Di Adela Kolea
Oggi, l’espressivitĂ in vernacolare si accentua piĂč che mai.
Ed io riporto un aneddoto esilarante di coincidenze linguistiche albanesi.
âĄDa piccola confondevo i verbi “Rroj” (Vivere) e “Rruaj” (Rasare), dalla differenza significativa abissale. đ
C’era una nostra vicina di casa durante la mia infanzia a Tirana, lei di origine di Valona, Sud Albania e tutte le volte che veniva a casa nostra – nel vicinato ai tempi ci si intratteneva molto tra di noi – si rivolgeva a mio padre, usando una locuzione delle sue parti, in parlata vernacolare valonese:
“TĂ« mĂ« rruaç!”, pronunciata nel dialetto di Valona, con significato di “augurio di lunga vita” per l’interlocutore.
đŒSi tratta del verbo “Rroj” – “Vivere”, adottato in dialetto valonese: “Rruaç!” (Che tu possa vivere a lungo!”)
Il problema per me – ai tempi una bambina – e quindi, cosa che costituiva motivo di grande rabbia da parte mia nei confronti di quella donna, consisteva nel fatto che per assonanza, confondevo il verbo “Rroj” (in dialetto di Valona “Rruaç”), con il verbo nello standard linguistico albanese “Rruaj” (Rasare). “Rruash”, in albanese standard “Che tu rasi”.
Quindi, nel momento in cui lei, nel suo dialetto augurava a mio padre lunga vita:
“TĂ« mĂ« rruaç!”, io che per assonanza mi confondevo con il verbo “TĂ« mĂ« rruash!” (Rasare), andavo fuori di testa! (Che tu mi possa rasare!” đ
“Cosa dice questa donna al papĂ , come si permette? E voi,- mi rivolgevo ai miei genitori – non dite niente? Siete cosĂŹ permissivi? PerchĂ© lei cosĂŹ volgare, si permette di prendere questa confidenza col papĂ âŠ?!”
Loro ridevano di gusto e notavano pure che questi guai, me li procurava il fatto che la fonetica uditiva – che studia i suoni del linguaggio in base al modo in cui vengono percepiti – fosse in me abbastanza accentuata fin dalla tenera etĂ âŠ
Infatti, le Parole, mi hanno sempre procurato delle soddisfazioni, in modo direttamente proporzionale ai guaiâŠ