Il Kosovo e Israele allacceranno formalmente le relazioni diplomatiche il prossimo primo febbraio, durante una cerimonia formale organizzata virtualmente tra i ministri degli Esteri dei due Paesi, in ottemperanza ad un accordo di mutuo riconoscimento mediato dagli Stati Uniti, il 4 settembre 2020.
La ministra degli Esteri di Pristina, Meliza Haradinaj-Stublla, ha reso nota la notizia definendola “un momento storico” per il proprio Paese, lo scorso 29 gennaio, e affermando che: “Il riconoscimento da parte di Israele è una delle più grandi conquiste per la Repubblica del Kosovo” in un momento fondamentale per il Paese. La ministra ha poi specificato che tutto ciò è stato reso possibile dagli Stati Uniti, definiti “amici e alleato eterno” del Kosovo.
L’annuncio dell’allacciamento delle relazioni diplomatiche tra Kosovo e Israele era stato dato per la prima volta dall’ex-presidente statunitense, Donald Trump, lo scorso 4 settembre, in occasione di un vertice organizzato tra il Kosovo e la Serbia alla Casa Bianca, a Washington, in seguito al quale Pristina e Belgrado avevano normalizzato i rapporti economici. Trump aveva definito l’evento “uno tra i più importanti passi in avanti” nei rapporti tra le parti coinvolte, da quando il Kosovo ha dichiarato la sua indipendenza dalla Serbia, nel 2008.
Oltre al riconoscimento di Israele da parte del Kosovo, a Washington, Belgrado aveva anche annunciato che avrebbe spostato la sua ambasciata a Gerusalemme seguendo l’esempio degli USA, che nel 2018 avevano trasferito la propria ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, dopo averla riconosciuta come capitale israeliana nel 2017. Ad oggi, tuttavia, la Serbia non ha ancora attuato tale promessa e alcuni funzionari serbi hanno affermato che l’accordo mediato dagli USA non fosse legalmente vincolante.
Il Kosovo, invece, si unirà ai Paesi che hanno deciso di riconoscere formalmente Israele in seguito alla mediazione degli Stati Uniti tra le parti, insieme a Marocco, Sudan, Bahrein ed Emirati Arabi Uniti. Per Pristina, il riconoscimento da parte di Israele contribuirebbe a legittimare la propria dichiarazione d’indipendenza dalla Serbia del 17 febbraio 2008.
In tale data, il Kosovo aveva dichiarato unilateralmente la propria indipendenza da Belgrado, sostituendo l’amministrazione sponsorizzata dalle Nazioni Unite al tempo gestiva il territorio dopo essere stata a sua volta creata in seguito al bombardamento del Paese da parte della NATO, durato settantotto giorni, nel 1999 per fermare la guerra etnica allora in corso. In particolare, l’azione della NATO aveva avuto come obiettivo l’interruzione della dura repressione delle proteste interne da parte del governo serbo, che videro l’uccisione e l’espulsione dei cittadini albanesi dal territorio kosovaro.
In tale quadro, Gli Stati Uniti e l’Unione Europea (UE) sono stati i due maggiori sostenitori dell’indipendenza del Kosovo. Washington sostiene Pristina sia a livello politico, sia a livello economico. Da parte sua l’UE, invece, ha posto come pre-condizione per l’accesso al suo interno del Kosovo la conclusione di un accordo per il reciproco riconoscimento del Paese con la Serbia. La Russia, invece, è il maggior alleato di Belgrado e, dalla sua dichiarazione d’indipendenza, ha bloccato l’accesso del Kosovo alle organizzazioni internazionali, prima fra tutte l’Onu.
Oltre 110 Paesi a livello mondiale hanno riconosciuto lo Stato balcanico ma tra questi, oltre la Russia e la Serbia, non figura nemmeno la Cina e le tre Nazioni considerano il Kosovo un territorio serbo.