Intervista a Arjan Kallco di Antonietta Micali
Ho conosciuto Arjan Kallco grazie ad una mia poesia : “ Il Tempo” che ho pubblicato sul mio profilo fb, lui ne rimase colpito e me la rinviò tradotta, da allora è nata un’amicizia, abbiamo scoperto non solo di avere amici comuni, ma di coltivare le stesse passioni. Per me è stato un vero piacere poterlo intervistare. Gli scrittori si riconoscono tra loro, perché accumunati dall’amore per quella forma d’arte qual’ è la scrittura; sanno di essere dei tipi insoliti, affascinanti, forse un po’ romantici con quell’aria sognante stampata sul viso, un po’ eccentrici, ma conoscono l’alchimia delle parole, quelle che sanno toccare le corde del cuore.
- Chi è Arjan Kallco?
Sono nato il 22 novembre 1967 a Korça, in Albania, città dove vivo tuttora. Un piccola città di 60 mila abitanti circa e si trova al confine fra la Grecia e la Macedonia del Nord. Una città di storia, cultura e attualmente di turismo e feste. Ho fatto le superiori dal 1982 -1986 sempre nella mia città e poi sono andato all’ Universita’ di Tirana a studiare la Lingua italiana. Mi sono laureato nel 1990 in lingua italiana. La mia prima cattedra presso la Scuola di Lingue, dove poi e’ nata la sezione italo-albanese. Poi nel 1998 ho cominciato a insegnare all’Università di Korça fino al 2015. Ho insegnato a tutti i livelli di scuola insegnando sempre la lingua italiana. Una lingua di cui mi sono innamorato da piccolo e da allora è diventata una mia parte inseparabile.
- Hai occupato cariche culturali prestigiose, ce ne vuoi parlare?
Le mie esperienze in piu’ di 30 anni di varie attivita’ sono la testimonianza di un impegno intenso in alcuni ambiti. L’insegnamento e’ sempre stato primario. Convegni e conferenze nei Balcani sono sempre momenti importanti di crescita. Le cariche sono venute dopo il mio impegno assiduo e i resultati che riuscivo ad ottenere nel mio paese e all’estero. Le cariche che ricopro attualmente sono tante, ma le piu’ significative sono quelle: L’Ambasciatore per l’Albania della Universum Academy, sono membro dell’Associazione dei Critici letterari dell’Unesco, segretario del nostro Club degli Scrittori di Korça. Sono cariche che chiedono il loro tempo.
- Hai collaborato con l’Istituto Italiano di Cultura insegnando ai corsi Roma Tre e CELI ed attualmente con La Dante, ci parli di questa tua esperienza?
La collaborazione con l’Istituto italiano di Tirana e’ stata una delle esperienze piu’ belle per molti anni. L’Ambasciata d’Italia organizzava ogni anno 2 o 3 corsi di aggiornamento e per tre volte sono ho avuto la possibilita’ di andare a Perugia grazie alle borse MAE. Per un insegnante andare a toccare di persona la realta’ della lingua e cultura e’ decisivo.
Abbiamo insegnato con colleghi ai corsi di lingua italiana e molti ragazzi della nostra regione sono venuti in Italia per studiare. Una bella soddisfazione. Quando tornavano venivano sempre a salutarci e ringraziarci per aver dato a loro l’occasione migliore della vita.
La mia esperienza ora e’ con la Dante, insegno sempre la lingua e poi i miei studenti vanno a sostenere l’esame a Tirana per poi andare a studiare in Italia. Aiutare i giovani a trovare la loro strada del successo e’ il compito piu’ nobile dei prof.
- Le tue passioni sono: la poesia, la prosa, il giornalismo e la traduzione. Ci puoi raccontare quando sono nate e a quali autori albanesi e italiani ti sei ispirato?
Sono scorpione e secondo le sue caratteristiche siamo i piu’ passionali in assoluto. Si puo’ capire da dove nascano tutte quelle passioni. La poesia risale ai tempi della scuola superiore quando cercavo di scrivere secondo la tradizione poetica rimata. Poi a Tirana in quattro anni ho conosciuto tanti poeti italiani studiati durante le lezioni, ma anche leggendo altri libri che potevo trovarli nella biblioteca delle lingue. Direi che gli autori italiani che mi tentavano molto sono gli Ermetici. Buoni maestri per non andare incontro a guai. Ho insegnato per sette anni anche la letteratura italiana e gli autori sono diventati tanti. Ognuno mi ha insegnato qualcosa di buono e di bello. Allora ho deciso di scrivere in due lingue. Bisogna conoscere le due lingue, le due culture. Sono diventato bilingue. La prosa nasce nel 2001 su invito di prof. di Perugia a scrivere racconti brevi. E da allora non mi sono fermato. La traduzione poi nasce in un momento di grande maturita’ linguistica e culturale. Ho avuto a Tirana il traduttore maestro per eccellenza, il quale lavorava per una casa editrice. La fortuna mia e’ che in quegli anni insegnava traduzione all’universita’. Come dice il grande Magris “In quanto a traduzioni si e’ in due, autore ed il traduttore”. Di fronte a una realta’ albanese, la lunga transizione della trasformazione del paese che non finiva mai e poi i vari problemi nati, non potevano non ispirarmi a scrivere articoli critici. Sono stato molto critico nei confronti di tutto cio’ che non mi piaceva. Forse sono stato penalizzato. Non me ne pento. Un vero intellettuale non puo’ chiudere bocca e occhi.
- Ci parli delle tue pubblicazioni?
La mia prima pubblicazione e’ del 2000, i proverbi italiani in albanese, un confronto molto interessante considerando le parole per dare i concetti. P.s Il proverbio italiano : – Chi dorme non piglia pesce – in albanese e’ :- Chi non muove piedi, non muove denti – Poi arrivano i primi libri di traduzioni di poeti e scrittori italiani: poesie, racconti, una novella ecc. Nascono i miei libri di poesia, prima in albanese e poi in due lingue. Una esperienza straordinaria. Ho sempre avuto amici che mi hanno aiutato tanto. Gliene sono molto riconoscente. Poi libri di prosa in due lingue. Una genere interessante che ho voluto sperimentare sono gli Haiku giapponesi – esprimersi brevemente con tanta filosofia. Sembra facile, ma non lo e’ per niente. Io amo molto viaggiare e le mie poesie prendono spunto da questi benedetti viaggi. Ho visitato tutti i Balcani e ogni citta’ che ho visitato c’e’ nelle mie poesie. Il prof. Pieangelo Filigheddu e’ il mio angelo custode. Lui e’ stato per due anni nella mia citta’ e da allora non ci siamo mai separati. Piu’ di venti volumi pubblicati con Amazon in varie lingue sono frutti del suo ingegno. Da noi si dice: Meglio un amico che una proprieta’. Ne sono molto fortunato. Il numero esatto delle mie pubblicazioni non so di preciso. Ne ho perso il conto. Forse piu’ di trenta libri.
- Da tempo collabori con la poetessa italiana Gabriella Gruber, facendo partecipare gli studenti ai concorsi internazionali di poesia e con tante associazione dei poeti nel mondo. Ce ne vuoi parlare?
Con la prof. Gruber e suo marito abbiamo un rapporto pluriennale. Purtroppo la prof. Gruber non c’e’ piu’. La ricordo sempre con piacere, buona, docile e combattente per far scoprire talenti fra i giovani. Hanno partecipato ai suoi concorsi studenti delle superiori e universita’. Qualche soddisfazione c’e’ sempre stata. Grazie alla coppia Gruber.
- Hai vinto molti premi prestigiosi, raccontaci delle emozioni provate in queste occasioni.
Per me e’ importante partecipare ai concorsi. Voglio farmi conoscere e perche’ non conoscere poeti stranieri, italiani in primis. Ho partecipato a tantissimi concorsi e a volte i premi arrivano. Nel 2019 ho avuto due premi molto significativi in Italia, quello alla carriera e di eccellenza. Felicissimo quando poi vai a ritirare di persona i premi. Io amo l’Italia e sempre quando ho l’occasione ci vengo. L’anno scorso per la pandemia non sono potuto venirci, ma un premio mi e’ arrivato lo stesso. I premi sono testimonianze dirette che i libri valgono. Le emozioni sono tanti e forti, basta menzionare quello a Roma, alla sede del PE dell’Italia. Vivevo fra le nuvole.
- Scrivi articoli sulle ricerche e sugli studi e li pubblichi su giornali, riviste anche all’estero come in America, Grecia, Macedonia del Nord, Romania, Italia, Kosovo, Olanda, Francia. Parlaci di questa tua attività come giornalista.
Nella mia lunga carriera ho seguito il detto di Giovanni Paolo II: – Prendi in mano la tua vita e falla diventare un capolavoro -. Ho cercato di spingere piu’ che potevo. Ero pieno di energie e allora ogni giorno buttavo idee su tutto quello che sarebbe poi diventato un articolo, una ricerca, studio. I convegni ti aprono orizzonti infiniti. Confrontare con il mondo mi rende entusiasta del mio lavoro. Per otto anni ho scritto molti articoli su giornali on line e cartaccei. La scuola, la societa’, la cultura in generale, il paese erano spunti per i miei articoli. Di fronte al male bisogna reagire, e io ho voluto scrivere per fare il mio dovere del cittadino, del prof., per quanto si potrebbe fare (poche persone non possono cambiare il mondo).
Poi per essere bravo nella nostra professione devi essere un po’ tutto.
Non so che dire, una vita finora che mi ha dato tanto, ma anche mi ha tolto tanto. I sacrifici vanno fatti a qualsiasi costo.
Grazie Arjan e complimenti per il tuo notevole impegno nel campo della cultura./Antonietta Micali