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Il vero disastro dei servizi consolari sono i parlamentari eletti all’estero, i Comites, il CGIE, i Consoli e gli Ambasciatori

Di Gerardo Petta

È vero,  i servizi consolari sono diventati un problema per gli italiani all’estero, ma  il vero disastro sono i parlamentari della Circoscrizione estero, insieme ai Comites, al CGIE e alla maggior   parte di Consoli e Ambasciatori non idonei al ruolo che ricoprono.

Il dramma dei servizi consolari, bisogna riconoscerlo, è esploso in maniera devastante,, a causa del coronavirus, ma la situazione non era rosea nemmeno precedentemente.

Leggere adesso che gli eletti all’estero di area PD e IV, improvvisamente  si sono svegliati dal lungo letargo in cui erano assopiti e di colpo iniziano a gridare ai quattro venti che c’è  una situazione insostenibile nelle maggior parte dei Consolati, in particolar modo a Londra, per il rilascio  di un passaporto o di una carta d’identità è inaccettabile, è a dir poco   una presa per i fondelli ai tanti connazionali che vivono oltre confine.

C’è da chiedersi, ma dove eravate finora? Di cosa vi siete occupati dall’inizio del vostro mandato, cioè da circa  tre anni.

La risposta è una sola, del nulla assoluto!

E ora davanti al fatto compiuto, conseguenza del vostro dolce far niente, ma profumatamente retribuiti, vi siete resi conto che ci troviamo di fronte a una catastrofe.

Vergognatevi e dimettetevi insieme a Consoli,  Ambasciatori e a quegli inutili presidenti dei Comites e membri del CGIE, sempre con le dovute eccezioni, che da quasi trenta anni rappresentano la collettività italiana, senza essersi mai occupati,   in maniera costruttiva delle vere problematiche della grande comunità italiana, come per esempio i servizi consolari.

A tale proposito, vorrei chiedere alle varie redazioni dei quotidiani e agenzie stampa dell’emigrazione di ripubblicare un mio intervento sul suddetto argomento, datato settembre 2018.

Chissà dove erano i parlamentari del PD e IV, ma anche della Lega, di Forza Italia ed ex M5S, che ora si lamentano?

Gerardo Petta

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Articolo del settembre 2018

La  disorganizzazione degli uffici consolari e il modello di Zurigo

La situazione è pirandelliana: non è infatti chiaro se la causa delle code e delle liste di attesa  negli uffici consolari sia da imputare  all’incapacità organizzativa del Ministero degli esteri, o se tali disagi, come sembrano suggerire le fonti ministeriali,  siano invece da addebitare  ai tanti connazionali all’estero, che si affollano testardamente davanti ai Consolati.

Col fine  di modernizzare il servizio, il Ministero degli esteri, nel corso degli anni, ha connesso telematicamente tutta la rete consolare affidandone la conduzione ad aziende esterne. Ignoriamo quali ne siano i costi per lo Stato, ma confidiamo  nelle notizie  in merito che i parlamentari eletti all’estero vorranno eventualmente procurarsi.

Nonostante il Ministero degli Esteri disponga  di uno dei sistemi informatici forse più avanzati della pubblica amministrazione, non sembra  che esso abbia contribuito finora a facilitare l’accesso agli uffici consolari, né ad accelerare il rilascio dei documenti richiesti dai cittadini. A titolo indicativo, si può ricordare l’obbligo,  per gli utenti che desiderino prenotare un appuntamento consolare, di registrarsi telematicamente, sempre che riescano a capire le complicate istruzioni di accesso.

Per altro, complicati algoritmi  governano il sistema degli appuntamenti regalando ai cittadini tempi di attesa che possono arrivare comodamente fino a tre mesi, per non parlare infine dei casi più disperati riguardanti l’attesa per l’acquisto o il riconoscimento della cittadinanza italiana.

Vi sono tuttavia delle realtà consolari che si distinguono significativamente , per nostra fortuna,  dalla media degli altri uffici,  a cominciare  dal consolato generale di Zurigo, dove il console Francesco Barbaro ha portato a termine nel biennio 2014-2016 un esperimento di riorganizzazione radicale del consolato di Zurigo, che a noi pare quasi un modello, meritevole di essere raccontato.  

Abbiamo avuto il privilegio, nella nostra veste di membri del Comites, di seguirne passo, passo tutti gli sviluppi, che vorremmo adesso brevemente illustrare, nella speranza che esse vengano  copiate  dagli altri uffici consolari, a cominciare dalla  cancelleria consolare dell’ambasciata a Berna, giù, giù fino ai consolati di Basilea, Lugano e Ginevra, dove i ritardi sembrano essere endemici.

Dell’esperimento  consolare zurighese, vale la pena ricordare anzitutto  l’eliminazione  del  pazzesco sistema dei recuperi che consentiva agli impiegati (e, in molti casi, tuttora consente) di raddoppiare e, talora, di triplicare, il periodo di congedo annuale. Ciò significa che gli impiegati in servizio possono  cumulare il periodo  di congedo con i periodi di  recupero e assentarsi dal lavoro anche per tre mesi l’anno.

È inoltre degno di nota il coinvolgimento di tutto il personale in servizio nel Consolato Generale di Zurigo nel processo di riorganizzazione dell’ufficio  e     l’ assunzione  da parte di ciascun impiegato di maggiori e più estese responsabilità. Con la partecipazione di tutti i collaboratori,  si è infatti riusciti,  ad  abbattere gran parte degli arretrati storici e a completare inoltre  le pratiche di lavoro nell’arco della stessa giornata, senza rimandarle ai giorni successivi. Significative innovazioni sono state realizzate, soprattutto, ma non soltanto, nel settore dei passaporti: se, negli anni precedenti, occorreva infatti aspettare fino a due mesi per ottenere il rilascio o il rinnovo del  passaporto, il lavoro di squadra avviato dal Console Barbaro ha consentito di ridurre i tempi a soli 30 minuti.

A tal fine, ogni postazione di lavoro è stata dotata di collegamenti telematici con prefetture, questure e comuni, oltre che con i Ministeri di riferimento. 

In vista dell’eliminazione delle liste di attesa, un passaggio essenziale è stato il rifiuto  di ogni ipotesi di introduzione della prenotazione elettronica degli appuntamenti, che è invece altrove prassi, più o meno, costante. Ci si è accorti infatti   che la prenotazione elettronica degli appuntamenti creava automaticamente le liste di attesa. Si è trattato per altro di una misura sostanzialmente disallineata rispetto alla prassi seguita e suggerita dalla Farnesina, che ha infatti accolto tale decisione con gelido silenzio.

Per scongiurare l’introduzione degli appuntamenti elettronici, e, quindi le liste di attesa, si è deciso preliminarmente di monitorare, nell’arco di sei mesi,  il flusso giornaliero dei visitatori  per verificarne sia l’entità che le fluttuazioni. Si è così appurato che i flussi i registravano  una invarianza statistica: in consolato, si presentavano   mediamente, tra le 200 e le 300 persone al giorno.  In funzione di tale dato , si è perciò aumentato  il numero degli sportelli, cambiando parimenti l’orario di lavoro e quello di servizio, e    offrendo così ai cittadini la possibilità di accedere ai servizi  tutti i giorni della settimana senza  vincoli di sorta e, perciò, senza alcun obbligo di prenotazione elettronica o di altro genere. 

Non si è mancato naturalmente di informare i connazionali, anche per il tramite dei competenti Comites,  sulle innovazioni introdotte. A tal fine,  è stata completamente riscritta la pagina web del consolato generale.  In proposito, suggeriamo di visitare, a mo’ di utile paragone,  le analoghe pagine web degli altri consolati attivi in Svizzera.

Tutto queste misure hanno portato all’azzeramento  degliarretrati, specialmente nel sensibile settore dei passaporti, e al superamento inoltre  delle code e delle liste di attesa, che sono pressoché scomparse. Attualmente, a Zurigo, grazie allo straordinario lavoro del Console Barbaro, il passaporto viene consegnato nell’arco di pochi minuti.

Non sembra tuttavia che tale positiva esperienza abbia minimamente contribuito a modificare gli schemi organizzativi seguiti negli altri consolati in Svizzera, dove ai cittadini tocca infatti prenotarsi  per via informatica, a partire rigorosamente dalla mezzanotte di ogni giorno, quando infatti  il sistema viene attivato e misteriosi  algoritmi cominciano ad assegnare  gli appuntamenti, operazione che dura per altro pochi minuti soltanto, visto che gli appuntamenti disponibili si esauriscono  immediatamente, costringendo i richiedenti a tentare di nuovo la notte successiva.  

A questo proposito, è comunque da registrare il recente intervento della Farnesina, nel Corriere della Sera, in risposta ad un precedente intervento sullo stesso giornale dell’ex console.

Secondo il presidente del sindacato dei diplomatici, il quale si è soffermato specificamente sulla drammatica situazione del consolato italiano di Londra, i gravi ritardi e gli arretrati  chesi registrano in quella sede, sarebbero da imputare alla drammatica carenza di risorse umane. Negli auspici della Farnesina, infatti, a Londra  occorrerebbe assumere  almeno sei mila impiegati per assicurare in tempi ragionevoli i servizi richiesti dai connazionali. Con gli stessi criteri, di conseguenza, occorrerebbe  assumere a Zurigo, che è il secondo più popoloso consolato in Europa,  tre o quattromila impiegati: Davvero non si capisce come facciano 34 impiegati a Zurigo a svolgere i loro compiti in tempi brevi e, anzi, brevissimi.  Vorremmo perciò rivolgere un appello ai deputati del Parlamento nazionale, eletti nella Circoscrizione Estero, affinché conducano un’indagine sul campo, con l’assistenza di esperti indipendenti, col fine di estendere a tutti gli uffici consolari il modello organizzativo zurighese.

Ci sembra utile spendere infine qualche parola sulle vicende, davvero incomprensibili, occorse  all’ex console Barbaro negli ultimi quattro mesi del suo servizio a Zurigo, un periodo, che è coinciso con l’arrivo a Berna di un esuberante ambasciatore proveniente dalla nobile città di Firenze  e  latore, secondo la consuetudine, delle segrete istruzioni della Farnesina.

Secondo voci, infatti, che corrono con insistenza, sia nell’ambito consolare, sia nella stesso Ministero, nel periodo finale del suo servizio l’ex console Barbaro sarebbe stato l’oggetto di una sorta di spedizione punitiva condotta congiuntamente dalla Farnesina e dal nuovo ambasciatore fiorentino.

Nonostante infatti i formidabili risultati conseguiti, l’interessato è stato seccamente punito con l’esclusione   dall’ultima tornata di promozioni al grado superiore. Oltre a ciò, è da segnalare una iniziativa davvero singolare, che sarebbe incredibile, se non fosse, purtroppo,  vera, decisa  dall’Ambasciata a Berna, che  avrebbe infatti ordinato telefonicamente agli sbalorditi impiegati del consolato di Zurigo di  disporre  l’invio della polizia a casa del console, non sia sa bene perché. Il console, per parte sua,  avrebbeinvocato il soccorso del Ministero, che, invece, avrebbe rincarato la dose, sottoponendolo a tre successivi procedimenti disciplinari e congedandolo infine con una censura solenne, inflittagli nell’ultimo giorno del suo servizio.

Alla luce di tali fatti, che a noi sembrano  inauditi, ci permettiamo di chiedere che venga aperta una indagine, anche per meglio capire quali siano le ragioni di tanto accanimento contro un funzionario  che a Zurigo viene ricordato unanimamente come il miglior console italiano degli ultimi decenni.

Gerardo Petta

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