L’ Ucraina sembra sempre più fuori dalla UE e dalla Nato. Ormai, Zelenski, deve accettare il dato di fatto che nessun paese della Nato più di sostenere la resistenza non farà niente.
Inoltre, chi crede che questa azione russa porterà l’Unione a un maggiore saldamento non tiene conto dell’attualità.
Attualmente ci sono paesi che con una linea intransigente e dura verso la” Russia Putiniana”e paesi come Portogallo, Irlanda, Germania e Olanda che pur condannando l’invasione sono molto soft.
Per non parlare poi di paesi come Australia e Svezia che ancor una volta sottolineano la loro neutralità.
A ciò, possiamo aggiungere l’ambiguità del governo ungherese di Orban e quella della Croazia che ha sempre sostenuto che se ci fosse stata un eventuale entrata in guerra della Nato la stessa avrebbe fatto richiesta di uscirne fuori.
Inzomma, le speranze di Zelenski di vedere un occidente alle prese con la guerra contro la nemica Russia svaniscono e a ciò va sempre più sostituendosi la ragionevolezza delle trattative.
Forse questi giorni saranno giorni decisivi per il futuro dell’Ucraina.
L’ Ucraina che chiedeva un’entrata “eccezionale” nella UE oggi è forse pronta a rimaner neutrale e forse con essa anche le richieste di Moldavia e Georgia, paesi che ancor molti conti devono fare con le proprie minoranze e le loro repubbliche interne.
Inoltre, ad incidere su delle trattative immediate è l’economia. Quando incide l’economia nei conflitti? Come ben sapete essa incide molto sia in bene che in male. E specialmente in questo conflitto la prima a dare segnali di turbolenza e proprio essa, l’economia globale.
Sul mancato intervento è sulla compattezza dell’ Europa verso l’Orso Russo è proprio la globalizzazione economica-finanziaria a evitare una escalation senza ritorno.
Quanto ha inciso? Sicuramente molto. A dire no ad una eventuale “guerra mondiale” sono state proprio le borse. Prima delle nazioni ci sono oggi i “mercati”, essi decidono in via indiretta cosa fare.
In un mondo globalizzato non esiste la libertà di scelta solo della politica e della geopolitica, anzi, mercati e borse decidono quando, come, e in che condizioni intervenire.
E si sa bene, i mercati non vogliono guerra e destabilizzazione. Ogni mercato economico vogliono come garanzia la pace se pur in modo forzata.
L’ economia predilige la tranquillità (seppur finta).
Questo conflitto ancor oggi mette a rischio la tenuta di molti governi, senza contare la rabbia della gente verso i rincari.
In bilico sono soprattutto i paesi dei Balcani, dove alla crisi economica ci potrebbero essere terremoti politici che porterebbero il conflitto sempre più nel cuore della UE.
I vuoti di potere, le elezioni in alcuni paesi gli aumenti e le situazioni irrisolte nel Kosovo e Bosnia possono riaffiorare dal nulla.
L’ economia predilige la tranquillità (seppur finta).
Questo conflitto ancor oggi mette a rischio la tenuta di molti governi, senza contare la rabbia della gente verso i rincari.
In bilico sono soprattutto i paesi dei Balcani, dove alla crisi economica ci potrebbero essere terremoti politici che porterebbero il conflitto sempre più nel cuore della UE.
I vuoti di potere, le elezioni in alcuni paesi gli aumenti e le situazioni irrisolte nel Kosovo e Bosnia possono
Rutigliano Fabrizio