Di Admira Brahja*
Emerge Teresa per andare a completare la figura della donna nell’immaginario letterario di Pierfranco Bruni che ancora una volta si affida alla sua memoria, ai suoi ricordi, ai personaggi che abitano i vicoli del suo mondo a livello personale e letterario.
Una narrazione in prima persona dove i ricordi emergono dall’inconscio per proiettarsi nella ricostruzione di una nostalgica giovinezza traducendosi nella profonda inquietudine da dove genera l’esigenza di riempire la pagina bianca e dare voce alle emozioni.
Non ci si perde in questo flusso di emozioni e ricordi, perché lo scrittore sa delineare sempre degli spazi. Spicca sempre nella produzione letteraria di Pierfranco Bruni la geografia delle emozioni e dei ricordi. In “Sul davanzale delle parole”, Luigi Pellegrini Editore, è San Lorenzo del Vallo ad ospitare il mondo letterario bruniano, dove nei ricordi del fanciullo viene ricostruita la storia di una famiglia; in “Era bella Teresa”, Namepress Edizioni, conosciamo lo spazio e il tempo. I ricordi abitano un arco temporale di vent’anni nella città di Roma. “Roma era la giovinezza”- scrive l’autore.
“Ho bisogno di un’isola per non dimenticarmi a ricominciare” – scrive l’autore. Teresa è sarda; proviene da un’isola. Potrebbe essere la metafora che caratterizza la produzione letteraria di Bruni, un personaggio creato per ricostruire l’identità, forte esigenza che genera l’inquietudine dell’autore. Potrebbe essere l’Itaca, quindi la grecità che investe parte della produzione letteraria bruniana. Un forte bisogno di definire “Chi era, chi è e chi vuole essere?” . Il flusso dei ricordi e le descrizioni di luoghi e situazioni riportano il lettore nella Favola della giovinezza e nella storia con Teresa, che non è una semplice relazione tra due giovani, ma una profonda analisi di un’esistenza, perché quando si ritorna nella consapevolezza dei propri traguardi le parole e i ricordi si frantumano e ricompare l’inquietudine.
“… La vita mi ha dato tanto forse e io in cambio non ho dato nulla …”.
In questa incompiutezza ci si affida all’accettazione del destino, ma dall’altra parte troviamo concetti e affermazioni che fanno riflettere come “il futuro è passato”. Nella lotta tra incompiutezza, nostalgia e consapevolezza ci si rassegna all’idea:
“… la perdita della giovinezza è una sconfitta senza rivincita …”.
Laddove il ricordo si frantuma e si vuole e ritornare alla giovinezza si perde la circolarità e questo viaggio diventa lineare proprio nella consapevolezza di questa sconfitta. Non si può essere giovani due volte solo servendosi della Favola, della fantasia.
Un raccontarsi con stile e eleganza. Un io narrante che esce dalla pagina bianca ed entra in ogni dimensione umana, trasformando l’individuale in universale; forse è proprio questa la chiave dei segreti della scrittura e del linguaggio dello scrittore: dimostrare la capacità di coinvolgere e riflettere raccontando emozioni e ripristinare ricordi.
Così autore e lettore si raccontano insieme. Succede sempre con ogni libro dello scrittore, dove sempre al primo piano c’è l’uomo. Questa forte antropologia che investe la produzione di Pierfranco Bruni trova letture pluridimensionali. A volte l’io narrante sembra essere davanti ad uno psicoanalista e si confessa; in altri momenti dove subentra l’analisi e la riflessione sul ricordo è lui lo psicoanalista e il lettore comincia a confessarsi fruendo la creazione artistica e i dettagli di una storia d’amore tra due giovani vissuta con la passione della giovinezza e che ora ritorna nella memoria e sembra essere causa di inquietudine da dove l’io narrante o lo scrittore stesso sentono costantemente il forte bisogno di identificarsi e per farlo non possono fare a meno del ricordo, della memoria.
Si crea la sensazione che ogni ricordo ripristini un pezzo d’identità senza il quale non si può riempire la pagina bianca.
Il vissuto dell’io narrante riempie ogni pagina del libro dove verità e finzione trovano armonia in un racconto incompiuto. Alla fine rimane il mistero per il lettore.
“Forse è stata tutta una finzione e le maschere senza più volto si agitano lungo il corridoio della fantasia […]”. Il concetto della Favola non è nuovo nella produzione letteraria di Bruni. L’abbiamo visto anche in “Ornamento di un amore”, passerino Editore. La fantasia che genera la parola e successivamente lo trasforma in vissuto per abitare la pagina bianca.
“La storia senza fantasia è un amore che non conosce la favola”- scrive l’autore. Ci si muove così verso letture che rimangono incompiute anche per il lettore.
“[…] Verità e finzione stanno bene insieme[…]”.
*Admira Brahja
Università di Scutari “Luigj Gurakuqi” e Sezione bilingue “Ismail Qemali”