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Diamo a Cesare ciò che è di Cesare!

Di Sonila Alushi

Questo articolo-analisi del Prof. Fabio M. Rocchi (Effe Emme Erre Docente alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Tirana) molto articolato, che tratta in modo approfondito più questioni riguardo alla letteratura albanese e italofona, arriva in replica all’articolo “La sofferenza della letteratura albanese in Italia e la distribuzione della responsabilità” della Signora Anna Lattanzi publicato su Albania News il 6/07/2022 (link dell’articolo sui commenti).

Non condividendo assolutamente l’opinione della prima, colgo questa preziosa occasione dataci dal Prof Rocchi per rispondere in modo adeguato alla critica in bianco e nero della Signora Lattanzi la quale, da un po’ di tempo a questa parte, è autrice nella pagina Albania Letteraria, uno spazio dal nome importante che vuole essere promotore della letteratura albanese in Italia.

Senza nulla togliere allo sforzo e alle probabili buone intenzione della Signora Lattanzi, penso però che per poter realmente contribuire nel settore, sia doverosa una riflessione meno emotiva e non sentenziosa e che analizzi i temi in questione basandosi su uno studio approfondito restituendo dignità alla Critica Letteraria albanese la quale, come del resto anche in Italia, non risulta essere in buona salute, ma nemmeno tanto sciatta e banale.

Non nascondo che avrei preferito fosse uno studioso, scrittore, giornalista, ecc albanese ad approfondire e replicare al riguardo. Ed ho notato tra i commenti che anche l’amico Nicola Eynard e la Prof.ssa Cristina Lovat (Docente al Ginnasio Ismail Qemali di Tirana), buona conoscitrice e promotrice della letteratura albanese italofona, ha reagito in pieno sostegno allo studio di Prof Rocchi. Sono grata a loro, studiosi e amici italiani per il
sostegno ed il generoso contributo alla nostra letteratura! Mentre mi duole la nostra, me compresa, indifferenza (nel migliore dei casi) e a volte l’esagerata auto-critica che sfocia in autolesionismo.

Aggiungo un commento per nulla esaustivo, ma che offre spunti di riflessione, sulla differenze tra la figura del critico letterario e il recensore-opinionista-giornalista.

Dice Eco sulla Critica Letteraria:

“Ogni critica seria, ben fatta, adopera degli strumenti molto rigorosi per cercare di spiegare come funziona un testo.
Mentre la recensione, o la critica orgasmica che racconta quanto può essere piacevole o meno la lettura di un testo, è una pagina di diario personale che non aiuta gli altri a capire il testo. È solo il resoconto del perché il testo è piaciuto o meno a quella persona lì. Frutto di una forma di perversione giornalistica che permette di dire quello che si pensa in 5 minuti guadagnando il prezzo di un articolo, senza lo sforzo di lavorare scientificamente sul testo, quest’ultima è di carattere secondario che io non consiglio ai giovani.”

Personalmente penso che le due cose non debbano essere paragonate o messe in competizione perché si collocano su piani diversi: l’attività dei critici letterari la si trova nelle Facoltà di Lettere, nelle biblioteche colme di testi il cui scopo è quello di analizzare le opere letterarie con un approfondimento e un metodo unici, frutto di anni e anni di studi. Oppure la si trova, a volte con fatica perché non facilmente rintracciabili, per interventi su riviste settoriali e antologie accademiche.

La recensione invece, quella critica orgasmica o resoconto del piaciuto o meno, come la definisce Eco, di cui personalmente sono sia autore (a volte) che lettore (spesso), la si trova facilmente on line, cartaceo, tv, senza la pretesa di insegnarti qualcosa (o almeno così dovrebbe essere), ma semplicemente di consigliarti i libri da leggere…sotto l’ombrellone.

Ergo, senza che l’una escluda l’altra, distinguiamo con onestà e rispetto per il lettore la critica letteraria frutto di analisi scientifiche e filosofiche approfondite, con strumenti rigorosi, dopo una formazione accademica letteraria, dalle recensioni giornalistiche che, seppur spesso piacevoli da leggere e utili suggerimenti (mi piacciono molto le recensioni-suggerimenti di “Il Post” e “Internazionale” ad esempio), sono lavori molto meno impegnativi e pretenziosi. O almeno così dovrebbero essere.

Diamo a Cesare ciò che è di Cesare.

Grazie Prof Rocchi, ritengo il suo articolo una lezione molto importante non solo per il contenuto, ma anche per la forma: capacità analitica che sviscera con rispetto la nostra letteratura in un italiano sublime.

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