Abbiate pazienza ma voglio dire anch’io la mia su “Romanzo radicale” il film di Mimmo Calopresti su Marco Pannella andato in onda l’11 novembre.
Di Roberto Spagnoli
Nonostante le sicuramente ottime intenzioni degli autori si tratta, secondo me, di un film carente, deludente e noioso.
E’ carente dal punto di vista della storia politica di Pannella. E’ inevitabile, per ragioni di tempo, operare delle scelte ma una vicenda così complessa e ricca è stata schiacciata sulla battaglia per il divorzio per altro senza far capire cosa quella battaglia si prefiggeva oltre il risultato specifico, cioè l’unione laica delle forze per rompere l’asse conservatore Dc-Pci.
Nel film mancano altri momenti significativi della sua storia politica. Ne cito solo alcuni: la battaglia contro lo sterminio per fame nel mondo, quella per la legalizzazione delle droghe (per la quale Pannella compì una disobbedienza civile e per questo finì in carcere), quella per la legalizzazione dell’aborto, ridotta in pratica ad una telefonata a Spadaccia in cui Pannella dice “Dobbiamo farci arrestare” (e Spadaccia fu effettivamente arrestato: un segretario di partito che finisce in manette – insieme a Adele Faccio, Emma Bonino e al dottor Conciani – non per qualche ruberia ma per una disobbedienza civile come strumento di lotta nonviolenta), la svolta transnazionale che provocò dissensi interni e rotture, l’idea di Radio Radicale come servizio pubblico.
E la battaglia per la giustizia giusta che ha innervato tutta la vicenda politica di Pannella.
E’ un film deludente perché racconta Pannella in maniera didascalica e riduce il partito ad un gruppetto di seguaci senza spessore e senza alcun accenno al dibattito interno ricco, articolato e anche aspro e conflittuale che c’è sempre stato e che ha reso possibile quella storia politica straordinaria. Quasi del tutto assente, sullo sfondo, è la realtà di quel paese che Pannella e i radicali hanno contribuito a cambiare cogliendo in anticipo e traducendo in iniziativa e in lotta politica i fermenti che lo hanno attraversato e segnato.
E’ un film noioso che non riesce a rendere l’idea di cosa è stato quel Partito radicale in quel momento storico e in quella Italia e riduce la figura di Pannella (nonostante le sforzo interpretativo da parte dell’attore che lo ha impersonato, cosa del resto sicuramente non facile per non dire al limite dell’impossibile) ad una figura senza spessore, senza carisma, senza la sua carica umana e ideale e la sua capacità di visione politica.
In definitiva è secondo me un film brutto per come è scritto, per come è realizzato e per come è recitato.
Scegliere di raccontare il Pannella uomo piuttosto che il politico, raccontare la persona Pannella, con le sue doti, i suoi slanci, le sue passioni, ma anche con le sue contraddizioni e le asprezze del suo carattere (che chiunque abbia avuto modo di conoscere almeno un po’ ha avuto modo di sperimentare), poteva essere un punto di vista molto interessante. Purtroppo il film non riesce nemmeno in questo.
In definitiva ritengo “Romanzo radicale” un’occasione sprecata a partire proprio dal titolo. E non serve nemmeno a chi di Pannella sa poco o nulla. Anzi, il film risulta alla fine fuorviante per chi vorrebbe saperne di più.
Il mio è un giudizio severo e non pretendo di avere ragione, ma questa è l’opinione che mi sono fatto dopo averlo visto e dopo averne parlato e aver letto i giudizi di chi l’ha visto e di chi quella storia conosce e ha vissuto anche molto più a lungo e intesamente di me.
“Romanzo radicale. Io sono Marco Pannella”, ma che Pannella è quello che ne viene fuori?