Scritto per Qatar 2022, uno speciale de Il Settimanale della classe di Giornalismo internazionale del Coris della Sapienza.
Qatar 2022 – Al termine della partita tra Serbia e Brasile del 24 novembre di Qatar 2022 è stata pubblicata in rete una fotografia scattata nello spogliatoio della squadra balcanica che ritrae la bandiera del Kosovo dipinta con i colori della Serbia, con sopra la scritta in cirillico “no surrender”, ovvero “non arrendersi”.
Il quotidiano indipendente serbo Danas scrive che la Fifa ha avviato un provvedimento contro la Federcalcio serba. A tal proposito, il giornale cita l’articolo 11 del Regolamento Fifa e l’articolo 4 del Regolamento della Coppa del Mondo, che riguardano lo sfruttamento di eventi sportivi per la promozione di questioni non inerenti lo sport e l’utilizzo di parole o gesti offensivi.
La scritta fa riferimento alle annose tensioni tra Serbia e Kosovo, che risalgono almeno alle guerre balcaniche del 1912-’13, a seguito delle quali il Kosovo fu annesso al Regno di Serbia. Nel 1998-’99, con la guerra del Kosovo, il territorio reclamò l’indipendenza. Nel 2008, la Repubblica del Kosovo si autoproclamò indipendente e oggi 98 Stati dell’Onu su 193 la riconoscono come tale. La Serbia continua a rivendicare la sua sovranità sul territorio kosovaro.
La Federcalcio del Kosovo ha denunciato l’accaduto alla Fifa, definendo il comportamento dei serbi come “aggressivo” e “sciovinista”. Secondo Danas, la Federcalcio kosovara avrebbe richiesto di sanzionare la Serbia per il gesto che – a suo avviso – contribuisce a diffondere odio tra le nazioni ed è contrario ai valori umani. “È inaccettabile che questo atto passi sotto silenzio. Chiediamo con forza che la Fifa applichi rigorosamente le sue regole e punisca la Federcalcio serba per questa azione aggressiva e contro i valori che il calcio trasmette”, ha dichiarato la Federazione kosovara.
Hajrulah Čeku, ministro della Cultura, della Gioventù e dello Sport del Kosovo, ha criticato la nazionale serba su Twitter, affermando che la Coppa del Mondo è stata utilizzata per promuovere “messaggi xenofobi, di odio e che incitano al genocidio nei confronti del Kosovo”. Anche il Comitato olimpico del Paese ha inviato una denuncia alla Fifa.
Danas riferisce anche le parole del ministro degli Esteri serbo, Ivica Dačić, il quale ha dichiarato che il fatto che il Kosovo non sia riconosciuto a livello internazionale come parte della Serbia è offensivo e non conforme al diritto internazionale. Il ministro ha inoltre criticato i differenti criteri di giudizio adottati nei confronti dei diversi Paesi. “Non punirebbero mai l’Ucraina se dicesse ‘il Donbass è nostro’ e ‘la Crimea è nostra’. Qual è la differenza?” ha chiesto Dačić.
Il quotidiano populista Večernje Novosti accusa la Fifa di essersi mossa per la questione serba, ma di non avere fatto altrettanto per la bandiera offensiva esposta dai tifosi croati durante la partita tra Croazia e Canada del 27 novembre. Il drappo in questione faceva riferimento all’operazione militare Tempesta che nel 1995 ebbe l’effetto di fare fuggire oltre 200 mila serbi dalla regione della Krajina e causò la morte di oltre duemila persone.
Sono ancora in corso gli accertamenti da parte della Fifa per accertare gli effettivi responsabili dell’affissione della bandiera nello spogliatoio della nazionale serba. Si valuta l’ipotesi che qualcuno possa averla introdotta al suo interno all’insaputa dei giocatori e dello staff tecnico. Mirko Poledica, presidente del sindacato dei calciatori professionisti in Serbia, è sicuro del fatto che non ci saranno ripercussioni gravi per la nazionale e che probabilmente la vicenda si concluderà dopo Qatar 2022 con una multa.
di Carlo Coppotelli, Francesca Manuali, Marco Perlisi, Laura Scabello/Giampiero-Gramaglia