By: Alice Taylor | exit.al | translated by Paolo Cantore di Euroactiv
Venerdì, Kurti ha incontrato l’inviato speciale dell’Ue per il dialogo Kosovo-Serbia, Miroslav Lajcak, il suo omologo statunitense Gabriel Escobar, i consiglieri per la politica estera e la sicurezza di Germania e Francia e il consigliere diplomatico del presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni. [EPA-EFE/FILIP SINGER]
Dopo un incontro con le principali parti interessate degli Stati Uniti e dell’Unione europea, il primo ministro del Kosovo Albin Kurti ha dichiarato che il tema dell’adesione alle istituzioni internazionali è tra i più cruciali. Invece, l’inviato statunitense al dialogo tra Pristina e Belgrado ha affermato che se Kurti non dovesse cooperare sugli accordi chiave, i partner internazionali potrebbero attuarli comunque.
Venerdì, Kurti ha incontrato l’inviato speciale dell’UE per il dialogo Kosovo-Serbia, Miroslav Lajcak, il suo omologo statunitense Gabriel Escobar, i consiglieri per la politica estera e la sicurezza di Germania e Francia e il consigliere diplomatico del primo ministro italiano Giorgia Meloni.
L’ufficio di Kurti ha anche detto che è stata discussa la proposta del cosiddetto accordo finale franco-tedesco e che il primo ministro ha ritenuto che fosse una “buona base per ulteriori discussioni per andare avanti verso la piena normalizzazione delle relazioni tra Kosovo e Serbia con al centro il riconoscimento reciproco”.
Il suo ufficio ha aggiunto che i diritti delle minoranze nel Paese sono stati discussi “nel quadro generale di un accordo proposto da lui [Kurti] il 18 agosto 2022 a Bruxelles”.
Lajcak ha detto che l’incontro con Kurti è durato più di due ore e non è stato “semplice, ma onesto e aperto”. Ha aggiunto, tuttavia, che “a questo punto, ci aspettavamo una migliore comprensione di ciò che la proposta offre. Spero che ci arriveremo e che sfrutteremo tutto il potenziale di questa proposta”.
Mentre il Kosovo continua a concentrarsi sul riconoscimento reciproco e sull’adesione a istituzioni chiave come l’Ue, il Consiglio d’Europa e la Nato, le altre parti internazionali e la Serbia rimangono concentrate sulla creazione dell’Associazione dei Comuni Serbi.
Sulla base di un accordo firmato nel 2013, essa vedrebbe la creazione di una struttura parallela al governo di Pristina, operante in Kosovo e composta da cittadini di etnia serba provenienti da comuni a maggioranza serba.
Kurti, che non era al potere quando l’accordo è stato firmato, si è espresso contro, affermando che creerebbe uno Stato fallito e problemi simili a quelli della Bosnia-Erzegovina con la Republika Srpska.
Ha inoltre ricordato una sentenza della Corte Costituzionale del Paese, secondo la quale l’associazione non è sostenibile. Il Presidente Vjosa Osmani ha detto chiaramente di essere a favore di un’associazione, ma che questa dovrebbe funzionare come una Ong e non avere poteri esecutivi.
Dopo l’incontro, Lajcak ha affermato che la creazione dell’associazione è necessaria per raggiungere la normalizzazione delle relazioni.
“Per noi, l’attesa realizzazione dell’Associazione o Comunità dei Comuni a maggioranza serba è un elemento cruciale per la stabilità e rimaniamo convinti che il piano che abbiamo presentato a settembre e che abbiamo discusso oggi sia il modo migliore per normalizzare le relazioni tra Serbia e Kosovo”.
Escobar ha detto a Voice of America in un’intervista che il piano franco-tedesco è la migliore proposta per normalizzare le relazioni, ma che il Kosovo deve stabilire l’associazione.
“Una persona e una parte non possono evitare un obbligo legale internazionale. Questo è un dato di fatto (…) Lo faremo. Il problema è quando sarà chiaro al Kosovo che la comunità internazionale si aspetta e pretende che lo faccia”, ha detto Escobar, aggiungendo che non è necessario il consenso del primo ministro per avanzare.
“Inizieremo i colloqui a livello nazionale su cosa significhi questo obbligo per i cittadini del Kosovo (…) Kurti non ha bisogno di essere d’accordo, il Kosovo è d’accordo (…) Una persona, una parte non può evitarlo, questa è una responsabilità esistente. Il Kosovo ha già accettato, la questione è come verrà attuata”.