Sta diventando una destinazione europea in rapida crescita ma vuole evitare il turismo di massa e concentrarsi sul turismo alternativo, in particolare l’ecoturismo. Lo spiega il MInistro Mirela Kumbaro al Guardian
AGI – L’Albania, destinazione europea in rapida crescita, si concentrerà sul turismo alternativo piuttosto che su quello di massa, in una mossa che i funzionari governativi sperano possa aiutarla a distinguersi dai concorrenti. Il minuscolo stato balcanico, un tempo ermeticamente chiuso al mondo esterno, è salito di popolarità grazie a una reputazione che lo vede sempre più alla moda ed esotico. In un lungo articolo, the Guardian ricorda che l’anno scorso ha attirato 7,5 milioni di visitatori, più del doppio della sua popolazione e in aumento rispetto al record di 6,4 milioni del 2019.
“È un altro Paese rispetto a 10 anni fa”, afferma al quotidiano l ministro albanese del Turismo e dell’Ambiente, Mirela Kumbaro, sottolineando che la nazione ha più che recuperato le perdite subite dopo la pandemia da Covid-19. “Le cose stanno cambiando così rapidamente. – ha aggiunto – e l’Albania del 2023 è piena di energia positiva”.
Si prevede che la ripresa dei viaggi si intensificherà grazie alla domanda repressa dopo la pandemia e all’attrattiva di una destinazione a corto raggio che offre un incredibile rapporto qualità-prezzo. Kumbaro ha fatto sapere che l’aumento degli arrivi non farà parte della strategia turistica del futuro. Al contrario, si sta pensando di diversificare un settore considerato fondamentale per la crescita economica dell’Albania.
Allontanandosi dal modello tradizionale di sole e mare offerto dai suoi vicini mediterranei, i funzionari vogliono rilanciare l’Albania come destinazione di fascia alta “di qualità”, rivolgendosi a nuovi mercati. “Abbiamo commesso alcuni errori negli anni ’90”, ha dichiarato al Guardian, riferendosi alla turbolenta transizione dalla dittatura stalinista alla democrazia. “Non si può imparare senza commettere errori: fanno parte del processo”.
“In qualità di ministro del Turismo e dell’Ambiente, – ha detto – posso essere orgogliosa del fatto che abbiamo 7,5 milioni di turisti ma, a essere sincera, non chiedo di più. Chiedo qualità, che le persone si fermino più a lungo della media di tre o quattro notti e che vengano tutto l’anno. Le spiagge non sono uniche. Ciò che è unico [del Paese] è la verginità, l’incontaminazione, la scoperta“.
Per questo motivo, non saranno promosse le vacanze in spiaggia, ma l‘agriturismo e l’ecoturismo, entrambi più equamente distribuiti e basati sulla spettacolare diversità del paesaggio albanese, fatto di montagne, foreste e coste.
“Vogliamo un turismo rispettoso dell’ambiente, responsabile e sostenibile. Non vogliamo un turismo concentrato solo in alcune aree, ma un turismo che si concentri sul patrimonio culturale, sulla gastronomia, sull’escursionismo, sul rafting, sulla natura… ci sono così tante piccole fattorie in cui le persone possono andare e godersi tutto questo”.
Il fiume Vjosa, ad esempio, è spesso descritto come “l’ultimo fiume selvaggio d’Europa” e l’entroterra dell’Albania e la regione alpina settentrionale, dove si trovano le Montagne Maledette, offrono un potenziale ineguagliabile per lo sviluppo di questo tipo di turismo.
Il Vjosa, che dalla sua sorgente in Grecia attraversa il Paese senza argini e senza ostacoli, e lungo 273 chilometri, è l’emblema del paradiso ambientale e per questo si punta a far sì che l’intero bacino diventi una “riserva della biosfera dell’Unesco“.
Sotto il regime, ricorda il Ministro, il turismo era strettamente controllato da Albturist, l’agenzia turistica statale incaricata di sviluppare il settore dopo la morte di Hoxha nel 1985. “Ogni anno venivano in visita solo circa 200 persone con tour in autobus molto ben organizzati”, ricord. “Appartenevano ad ‘associazioni di amicizia’ [comuniste]. Ma anche allora l’Albturist era controllato dalla polizia segreta del Sigurimi”.
Le macchine fotografiche erano proibite, così come le minigonne e le barbe: gli uomini che entravano in Albania quando Hoxha era vivo erano costretti a radersi il mento alla frontiera e a farsi tagliare i capelli ritenuti troppo lunghi.
Più tardi, quando lo Stato iniziò ad aprirsi, iniziarono i viaggi in autobus da Atene, per lo più per i greci con parenti che vivevano nelle comunità minoritarie del sud. Altri turisti erano ammessi, ma sottoposti a rigorosi controlli prima della concessione dei visti.
I tour si spingevano solo fino a Tirana, la capitale, dove i visitatori alloggiavano in squallidi alberghi di epoca sovietica con personale che passava biglietti disperati sotto i piatti mentre serviva ai tavoli. Peraltro i viaggi più a nord, negli altipiani poveri e sporchi, erano vietati.
Ora potrebbe esserci una vera rinascita del Paese.