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Serbia e Kosovo, è accordo a metà. L’ostinata mediazione Ue strappa un’intesa informale

Nessuna firma ufficiale, ma per la prima volta i due Paesi rivali accettano di riconoscere i rispettivi documenti ufficiali: un passo avanti indotto dalla minaccia di “conseguenze” nei processi di avvicinamento all’Unione europea

Ci sono volute dodici ore di intensi negoziati per districare una contesa che ha quasi 25 anni di vita e radici in lunghi secoli di ostilità. Ma alla fine l’intesa c’è – una prima intesa, parziale e informale ma niente affatto scontata: grazie alla paziente mediazione dell’Unione europea.

L’annuncio infatti è arrivato per voce dell’Alto rappresentante per la politica estera e di difesa dell’Ue, Josep Borrell: “Kosovo e Serbia hanno acconsentito all’applicazione dell’allegato all’accordo per il processo di normalizzazione delle relazioni”. Dietro il linguaggio tecnico-diplomatico, il via libera al riconoscimento da parte dei due Paesi dei rispettivi documenti ufficiali, in modo che i cittadini possano viaggiare liberamente e che la Serbia non impedisca al Kosovo di aderire alle organizzazioni internazionali.Josep Borrellepa/stephanie lecocqJosep Borrell

Alla vigilia le previsioni non erano rosee. Anche sotto la pressione delle piazze nazionaliste serbe, Belgrado aveva ribadito che non avrebbe mai riconosciuto il Kosovo e non l’avrebbe aiutato a entrare nelle Nazioni Unite. Del resto, il Kosovo a prevalente etnia albanese nasce proprio da una guerra d’indipendenza contro lo Stato serbo: quella del 1998-1999 che provocò 11mila civili uccisi e 800mila sfollati e che si risolse solo dopo l’intervento armato della Nato che a lungo bombardò la Serbia. Il Kosovo è accettato come Stato indipendente da circa la metà degli Stati membri dell’ONU, ma grandi potenze come Russia e Cina non l’hanno mai riconosciuto.Mappa KosovoEvan Centanni, based on blank maps by Nord-NordWest, License: CC BY-SAMappa Kosovo

Borrell aveva fissato a Ohrid, Macedonia settentrionale, l’incontro con i leader dei due Paesi: il presidente serbo Aleksandar Vucice il primo ministro kosovaro Albin Kurti. Obiettivo, stilare una tabella di marcia per l’attuazione del piano di normalizzazione delle relazioni già presentato dall’Ue il 27 febbraio scorso. Non c’è stata alcuna firma ufficiale, ma Kosovo e Serbia “sono pienamente impegnati a rispettare tutti gli articoli dell’accordo e ad attuarli in buona fede”, fa sapere Borrell. Il non rispetto dell’accordo “avrebbe delle conseguenze” negative nel percorso di adesione della Serbia e di avvicinamento del Kosovo all’Unione europea, aiuti finanziari da Bruxelles inclusi. Il presidente serbo Aleksandar Vucic(ApPhoto)Il presidente serbo Aleksandar Vucic

“Penso che abbiamo fatto un passo importante in un’atmosfera costruttiva e inizieremo a lavorare su qualcosa”, ha commentato a caldo il presidente serbo Vucic: “Certo, non è stato un D-day, ma è stata una buona giornata”. 

Meno entusiasta la prima dichiarazione dall’altro versante del tavolo, quella del premier kosovaro Kurti: “Siamo venuti a Ohrid per firmare un accordo con l’allegato per la sua attuazione. Abbiamo raggiunto un accordo pubblico sull’allegato, che porterà all’attuazione dell’accordo principale: ma l’altra parte si sottrae alla firma dell’accordo, come all’ultimo incontro a Bruxelles il 27 febbraio”.Il primo ministro del Kosovo Albin Kurti(ApPhoto)Il primo ministro del Kosovo Albin Kurti

La proposta europea era “più ambiziosa”, confessa ancora Borrel. Ma annuncia anche che il Kosovo si è impegnato ad avviare “immediatamente” i negoziati con l’Ue per cedere un “adeguato livello di gestione autonoma” alla comunità serba del Paese – uno dei punti di massimo attrito soprattutto negli ultimi mesi, visto che l’insistenza del Kosovo a esercitare capillarmente la sovranità su tutto il territorio anche vietando l’uso di targhe serbe aveva scatenato la rivolta della popolazione serba (ma dentro i confini del Kosovo) e indotto Belgrado a mettere più volte in allarme l’esercito.

Non c’è stata, dicevamo, una firma ufficiale dell’accordo. Il Kosovo “manca di flessibilità” – ha detto Borrell – e la Serbia “si è rifiutata di firmare qualcosa come questione di principio”, pur essendo disposta ad attuare l’accordo. Ma il primo passo è stato fatto e non è poco./Rai News Esteri

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