Di Anita Likmeta
Ho letto dei commenti ai miei post che vanno oltre i limiti dell’ignoranza e della cattiveria. Allora rispondo una volta per tutte: sono #albanese, e non è una malattia. Sono albanese, ma non sono oppressa.
Sono albanese perché sono nata in #Albania ma sono #italiana perché sono cresciuta e ho studiato in #Italia. Ho la cittadinanza e, visto che pago le tasse, magari anche per le cure sanitarie o la pensione di #Lupo46, #Mattoncina33 e bandierine varie, ho il pieno diritto di dire tutto quello che voglio, e soprattutto non ho il dovere di ringraziare in continuazione nessuno, né di parlare sempre bene dell’Italia per principio, visto che è il mio Paese, tanto quanto è il vostro, e quindi ne parlo, di volta in volta, come mi va e mi sento.
Se darmi della stupida o della poco di buono perché sono dell’est o perché sono caruccia vi fa sentire meglio, fate pure, ma questo non cambia la realtà delle cose: chi semina odio ha solitamente una vita mediocre, frustrazioni che gli derivano da fallimenti di cui prova a incolpare il capro espiatorio di turno invece di guardarsi allo specchio e chiedersi perché, nonostante sia erede di una così grande tradizione, di una così bella civiltà (di cui non sa spesso una mazza), gli tocchi fare una vita di merda.
Così, alla fine, chiusa questa perdita di tempo che sono i social, ciascuno resta solo davanti allo specchio con quel che è riuscito a fare della sua vita. Io, per me, non mi lamento.