– SAGGIO CRITICO –
DELLA POETESSA – SCRITTRICE E DIRETTRICE DELLA RIVISTA DI ARTE E CULTURA INTERNAZIONALE ” LE MUSE ” edita dal 2002
LICIO GELLI POETA EUROPEO – OPERA OMNIA 2004 a cura di Paolo Borruto –
AGAR ED. Reggio Calabria
Relazione a cura di Maria Teresa Liuzzo
Non è mai compito agevole quello di presentare un’opera poetica, anche quando questa risulta estremamente lineare e semplice nella struttura e nell’espressione, scarna nell’enucleazione dei temi, non particolarmente ricca di sotto testi e di luoghi di non facile interpretazione. A maggior ragione difficoltà non lievi occorre superare per illustrare l’opera poetica di Licio Gelli, soprattutto nella presente sistemazione, che raccoglie l’OPERA OMNIA, ricca com’è di temi, che rimandano a vicende, a luoghi, a tempi, a memorie, a riaffioramenti, a un rivivere, che è talvolta un vivere per la prima volta, vicende emendate talvolta dalla partecipazione e dalla pregnanza degli stati emotivi originari, ma con una capacità di analisi e di focalizzazione, che la traslazione temporale, nulla togliendo alla freschezza, ha accresciuto in obiettività e puntualità.
Grazia Marzulli nelle note biografiche del poeta, riporta una notazione di Piero Cervetti, il quale osserva che Licio Gelli si è presentato relativamente tardi nell’agòne poetico – per aver prima partecipato attivamente agli avvenimenti storici più importanti del nostro tempo. – Ritardo – prosegue la Marzulli -ampiamente compensato da un’attività letteraria intensa, appassionata, direi quasi frenetica, tale da partorire circa una sessantina di opere, pubblicate per la maggior parte negli ultimi vent’anni.
L’impegno versatile, la novità del dettato poetico, la misura estetica del verso, la fede nella giustizia divina e nei valori comuni a tutta l’umanità… gli hanno procurato la prestigiosa candidatura al Premio Nobel del ’96, presentata dagli Amici dell’Accademia del Tetradramma. La poesia gelliana – aggiunge la stessa Marzulli – di natura ingenua, ma ricca di elementi culturali, è riconoscibile dallo stile discorsivo, alieno da forzature retoriche… estraneo al dettato di scuole e di correnti, tutto vibrante di una musica interiore pluritematica che, nell’assecondare il ritmo della sua vena fluida e scorrevole, a tratti piana, a tratti impetuosa, si ripropone liricamente in variazioni su temi costanti…
Osservazioni da noi in gran parte condivise, alle quali aggiungiamo alcune note tratte dal saggio di Stefano Mangione, che segue, nella presente opera, la nota introduttiva dell’Editore: … la poesia di Licio Gelli, però, in generale è figlia della vita, dell’autore e di tutti gli uomini, promana dall’alveo del privato e si estende agli altri, senza limiti territoriali e di patria e recupera il progresso, attualizzando tempi e vicende. Se la nostra osservazione si focalizza sulla vita, interessante e complessa di Licio Gelli, potremo riconoscerne lacerti in parecchie poesie, anche là dove il poeta è stato estremamente guardingo e meticoloso nell’uso della metafora e nella preoccupazione di non lasciare spiragli alla comprensione del lettore. Ma quanto si riesce a captare testimonia di una vita ricca di eventi, di ostacoli frapposti e superati, di ambasce ed eventi che hanno lasciato il segno, di illusioni e delusioni, ma anche di rapporti gratificanti, di amicizie, di affetti dati e ricevuti, di amori, dell’amore come valore supremo da coltivare.
Si indovinano le esperienze con civiltà e popoli, cui ha avuto accesso, territori e genti ove si è svolta parte della sua esistenza, che hanno arricchito la sua mente e l’anima, dai quali ha tratto motivi e strumenti per edificare la sua vita in generale e la sua opera di scrittore e di poeta in particolare. Osservazioni che ci sembrano da condividere e che ci danno il destro per una nostra autonoma valutazione. Come accade a noi, il lettore attento e interessato, il cultore dell’ars poetica, potrà soffermarsi sulle singole opere, stabilirne la caratura estetica, il valore umano, nelle sue accezioni materiali e spirituali: trarrà, insomma, le proprie conclusioni, senza che queste, pur nell’ampia e comprensibile diversità, contraddicono qualsiasi altra valutazione. L’opera d’arte, infatti, la poesia nello specifico, ha natura tale da non avere una interpretazione univoca: essa, infatti, non ha il compito di fornire risposte, non dà soluzioni, non schiude vie verso mete sicuramente individuabili, né può essere ridotta in formule o definizioni, non può essere generalizzata né sintetizzata in una legge, cui la generalità si attenga e la quale accetti. La poesia ( quando è tale ), che nasce sempre e autonomamente dalla singola persona, anche se recitata a più persone, in salotti, sale o teatri, è sempre percepita singolarmente, e singolarmente intesa e, paradossalmente in questa sua disseminazione in territori chiusi, realizza il segreto della sua universalità: molteplici e illimitati elementi, tali da formare un insieme aperto, che coincide con la morfologia della vera arte. Tale è l’impressione che è rimasta in noi, dopo l’attenta lettura e lo studio della poesia di Licio Gelli, che ci sembra possa rappresentare, come già si è osservato, in maniera esemplare, la vita stessa dell’autore.
Ove si isoli, dalla produzione poetica di Gelli, la sezione riservata ai miti, tutta l’opera appare saldamente legata alla biografia del poeta. Ci viene spontaneo un accostamento, non ovviamente sul piano della poesia e della caratura intellettuale, essendo da tali punti di vista diversissimi i due poeti, tra Gelli e Ungaretti: entrambi sopravvissuti alla compagna della loro vita, entrambi colpiti dal dolorosissimo lutto per la morte di un figlio ( della figlia nel caso di Gelli ), entrambi privati per alcun tempo della libertà personale, entrambi a lottare contro ostacoli, pregiudizi, invidie, meschine vendette ecc. ecc. Ecco, come per Ungaretti all’opera potrebbe attagliarsi la definizione di Vita d’un uomo. Il riferito legame biografico alla poesia del poeta toscano, ovviamente, non significa biografismo, il quale svuoterebbe l’opera della sua sostanza poetica, non significa cronaca, né descrizioni di eventi o di condizioni: nell’opera di Gelli l’evento, che poi diventa contenuto è semplicemente il supporto concreto, un universo nel quale confluisca, in primo luogo, l’uomo ( gli uomini ) con il suo bagaglio di valori, espressi attraverso il sentimento e la riflessione, talvolta in una condizione di abbandono e di distacco, che favorisca la fluidità e la spontaneità del dettato. Tra il 1959 e il 2003, Licio Gelli ha pubblicato 43 libri di poesia.
Adoperiamo opportunamente il termine libro, non per assegnare una patente di dignità o di validità letteraria, ad un’opera che da sé le rivendica e con puntuale successo, ma per rispondere a quanti – oggi soltanto gruppo sparuto – specialmente all’inizio della rivelazione di Gelli alla poesia, e per alcun tempo, avevano tacciato il poeta di Pistoia di dilettantismo e di ingenuità. Con la definizione attribuita all’opera abbiamo già risposto al primo superficiale, interessato, inconsistente rilievo; ai secondi ricordiamo che la vera poesia, per sua natura, eredita dall’ingenuità l’innocenza, l’assenza di malizia ma, ovviamente, non la sprovvedutezza e l’inesperienza, stimmate quanto mai fuor di luogo, se attribuite a Gelli, la cui poesia, in massima parte ha la concretezza e la sostanza della vita vissuta, delle lunghe riflessioni ( che ovviamente il tessuto poetico, non presenta come paludamenti o appesantimenti della frase e dell’aurea lirica, anche attraverso la traslazione metaforica ). Emergono ponderatezza e sintesi, come accade nei poeti, che hanno compreso il senso della vita, che si sono formati sui piani, umano e artistico, e che non abbisognano di retorica e di discorsi fumosi (sicuro viatico al fallimento della poesia ). Al contrario, fin dall’inizio la poesia di Gelli si è data una forma espressiva, si è preoccupata di attribuirsi uno stile, che fra dubbi e talvolta passi incerti, ha preparato il terreno alla propria successiva rivelazione maggiore.
Progressivamente si è liberata di ogni elemento oscuro e vago, dell’impalpabile, di suggestioni misteriche e vagamente irrazionali, di marcate tracce di realtà inconsce, di suggestioni dell’indefinito per inondarsi di luce viva, nel senso della chiarezza del sentito,dell’avvertito, dell’espresso ed ha posto come oggetto irrinunciabile l’uomo, il suo pensiero, le azioni; ambito ed emanazione di esso, ha attraversato il territorio vasto e composito dell’amore ( degli innamorati, degli sposi e familiare, in senso paterno e filiale, ma anche del prossimo e nella accezione dell’amicizia ). Tutti luoghi presenti già nelle prime opere, ma in espressione sovente diretta, con partecipazione emotiva e spontanea, talvolta con un che di non perfettamente controllato, in relazione alle esigenze della poesia, che l’uomo e il poeta più maturi e consapevoli esprimeranno in giusto equilibrio, nelle opere successive e con ben altro linguaggio e in una forma stilistica autonoma, pienamente raggiunta. A proposito del linguaggio e dello stile, della forma, diremo che sovente si affermano luoghi comuni, nascenti dalla confusione che spesso si fa tra forma e ritmo, con l’errore di considerare nuovo ed originale ciò che il poeta esprime in forme metriche diverse da quelle tradizionali, anche se lo stesso poeta nulla ha da dire, nulla dice di nuovo.
In realtà è il ritmo, il fattore che produce il nuovo e l’originale, che è fatto di nuove pulsioni, di partecipazione viva, di scansione del tempo, del sangue e dell’anima, che capta l’essenza della storia e dell’umanità contemporanea e che fa vibrare di emozioni e di spiriti vitali l’anima e il tessuto della poesia. Il poeta Licio Gelli è in sintonia con tali principi, non ha bisogno di novità formali, pur non seguendo alcun modello, non ha bisogno di uniformare i luoghi della propria poesia a modi e contenuti già visitati: può inserire e in piena libertà, senza limitazioni e opportunità di scelta i propri argomenti; può fare poesia da qualunque elemento del reale concreto, del proprio vissuto e della propria esperienza, con la certezza di realizzare la poesia, perché suo è quel ritmo che abbiamo su menzionato.
E, poi, ma quasi in tutta l’opera l’emersione di ogni vicenda significativa della propria esistenza, dall’ambito privato e familiare, al più ampio mondo delle relazioni sociali, alla naturale attenzione al mondo del lavoro, alla politica nazionale e internazionale ( secondo l’espansione globale, le proiezioni dell’idea e della visione del mondo, verso un’attuazione concreta del proprio impegno e il perseguimento degli ideali ). Abbiamo detto dell’amore, vissuto da Gelli, nelle forme piene e varie, di chi ama con passione, con forza e con delicatezza, in una giusta fusione di materia e spirito; con la sublimità dell’amore paterno, che gioisce e teme, che si rasserena e sta in apprensione. Ed è anche l’amore che si sente forse anche tradito; ma che reagisce anche nelle irreparabili perdite ( della sposa e della figlia ) e che pur nell’incessante dolore, schiude l’adito verso le sfere superne del metafisico, del trascendente, forse del divino.
Come dimenticare poesie di eccezionale valore lirico come Maria Grazia, Ti aspetterò là, La figlia addormentata o del poema Canzone per Wanda? – Ma non si creda – e noi non vogliamo ingenerare questo dubbio – che la poesia di Gelli si conclude nelle opere riferite, perché nulla il poeta tralascia del mondo e della storia. Egli, cui sono state inferte ferite, non sempre rimarginabili, ha risposto con l’autorità si chi ha subito, ma non si è piegato, di chi è stato accusato, vilipeso, di chi si è difeso e ha vinto ed ha restituito, secondo i modi e le forme dell’uomo che è stato ed è. Anche tutto ciò esprime la poesia di Gelli, perché, secondo quanto egli stesso afferma, la giustizia consiste anche nel rendere, almeno in parte, ciò che si è subito, e la possibilità di assistere talvolta alla fine dei persecutori.
La storia e il mondo, si è detto, entrambi sono conglobati nell’opera di Gelli, perché non esiste poesia avulsa da essi: la poesia, infatti, non è la ricostruzione storica, non ha la riflessione analitica su di essa, né si pone il fine di trarre proiezioni e conclusioni da essa ( concetto già espresso ); non è né la visione né la rappresentazione del mondo, come nella filosofia della sua sostanza, deve fare confluire nella coscienza dell’uomo che è poi ( al di là di ogni eredità platonica o idealistica ) il creatore dell’opera d’arte; e non è neppure imitazione della natura, ma essa stessa natura, modulata e disciplinata dallo stesso uomo, che la presiede. In questo senso, la poesia di Gelli, immersa nella storia e nella vita, supera i limiti del contingente e del particolare, si volge verso sfere universali, ma non astratte e si propone a tutti i livelli di comprensione.
Supera inoltre gli angusti confini geografici, perché non può avere limitazioni territoriali e, pur nell’alveo storico ( come detto ), diviene atemporale. Qualcuno ha anche affermato che Gelli si rivela quale poeta europeo, forse perché la sua opera poetica, impone, secondo quanto abbiamo or ora espresso, una sorta di extraterritorialità, forse perché il suo mondo culturale e la sua formazione, forse perché i luoghi della sua vita hanno valicato i confini del suo territorio originario, perché forse egli si è sentito cittadino del mondo, fratello dell’umanità in generale.
Forse… Ma la vera poesia non ha confini ed è sempre rivolta a tutto il mondo; lo stesso uomo proietta la propria umanità, istintivamente verso nuovi e più ampi orizzonti e il poeta capta ed elabora da tutte le tradizioni e da tutte le culture ed a tutti si rivolge, forse perché non ha seguito correnti poetiche nazionali ed ha tentato una via autonoma verso la poesia – volgendo la propria attenzione verso i valori comuni a tutti i popoli – perché essa per sua natura tende ad annullare ghetti, ad abbattere limiti: come si evince chiarante dall’opera di Gelli: forse tutto ciò giustifica la definizione di poeta europeo.
Maria Teresa Liuzzo – Reggio Calabria, 11 aprile 2005