Di Pierfranco Bruni
Cosa si lascia in un paese quando le distanze raccolgono lontananze? Il pavesiano ritorno omerico è una merafora che non ci abbandona lungo le attese dell’esistenza. Basta riprovarci nel ritornare. Ci sarà forse un tempo al quale bisogna dedicare la memoria del vissuto e del vivere. Mi è accaduto. Accadrà sempre.
In un gioco di luci e di ombre di fine crepuscolo il cielo ha un improvviso disegno in cui Ovidio racconta il suo spazio. Metamorfosi di stagione. Ho ritrovato un paese. Ieri sera a San Lorenzo del Vallo, il mio paese dalle radici greche che porto nel mio viaggio di vita, ho vissuto una delle serate più “carismatiche” degli ultimi anni. Non solo ho scoperto una bella realtà che non conoscevo. Simpatia, amicizia, affetto. Ma ho ritrovato ricordi. Infiniti ricordi di ragazzi e ragazze e di tante persone che che mi hanno riportato ad anni antichi. Un paese che testimonia un passato e sa guardare al presente con tanta progettualità.
Meravigliato? No. Forse un po’ sorpreso, ma soltanto per mie mancanze. Ritorno sempre fuggendo in questa geografia delle radici e dell’anima. Forse dovrò ritornarvi con meno fretta perché il tempo scorre velocemente. Bisogna amarlo questo paese. Bisogna amare la mia gente. Non fosse perché ci apparteniamo un po’ tutti.
Vivere di appartenenza è una virtù e dialogare con il paese è saper vivere con umiltà e cuore immenso. Ho trascorso una serata non solo piacevolissima ma soprattutto serena, simpatica e riflessiva. Per avversità meteorologiche reali non abbiamo svolto l’incontro prefissato. Prefissato. Per colpa soltanto mia è saltata la prima volta e forse anche la seconda volta. Ma si farà. Certo.
Al di là di ciò, confesso di essere stato, dopo una vita di viaggi, impegni, appuntamenti istituzionali, in piena armonia e con la bellezza di un dialogare importante e sincero. Grazie a questo gruppo che ho incontrato. Ragazze e ragazzi. Grazie a Vincenzo, il sindaco, che con molta ospitalità ha dato vita ad un clima entusiasta e accogliente. Insomma ho ritrovato un paese, il mio paese, in una sera tarda di metà settembre senza vento e senza più l’ombra di una nuvola che aveva soffiato vento di pioggia impedendoci di realizzare un “convegno”. Ma nella vita tutto ha un senso. Siamo greci e mediteanei della sibaritide anche per questo. Per chi non crede al caso ma al destino tutto ciò ha un linguaggio simbolico. Le radici hanno un immaginario che racconta molto di più delle “cose” che si pensano vere. A quest’ora cosa si farà tra le strade del mio paese?