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Albania e considerato “Periferia d’Europa”, con il 70% della sua popolazione di religione musulmana, non fu deportato nessun ebreo.

Per la #GiornataDellaMemoria voglio ricordare con orgoglio che da quel piccolo paese alle porte dei Balcani, che si chiama #

Di Sonila Alushi

Tirana si rifiutò di applicare le Leggi Razziali e non ubbidì alla richiesta intimidatoria di consegnare 400 famiglie di ebrei non albanesi alle autorità fasciste italiane. Lo stesso atteggiamento si tenne anche dopo l’occupazione nazista.

Questo fu possibile non solo per decisione delle autorità albanesi, ma anche e soprattutto perché tutta la popolazione era fermamente coinvolta nella protezione.

Gli albanesi che vivevano in Kosovo e Macedonia contribuirono a portare gli ebrei dalle zone in cui risiedevano, in Albania, che divenne per loro uno dei luoghi più sicuri in Europa.

Si stima che alla fine del conflitto mondiale nel paese esistessero circa 2.000 ebrei, anche se le cifre esatte non sono state mai trovate. L’Albania divenne così l’unico paese in Europa dove nessun ebreo fu ucciso per le leggi razziali. Al contrario, il loro numero era decuplicato, a causa della strage che era avvenuta nel resto del continente.

Dopo la caduta della dittatura, furono rese pubbliche le testimonianze del salvataggio degli Ebrei, e l’Albania fu aggiunta tra i Giusti. ❤️🇦🇱

(Nelle foto, pubblicate sul giornale on line KultPlus.com, famiglie ebree a Tirana nel 1944 e 1945, prima della loro partenza per Israele).

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