In una scommessa celeste…
Di POPESCU GEORGE
Per l’amica lontana, alla poetessa Maria Teresa Liuzzo
Decisi in una serata segreta:
Non venderò le mie notti
Non ce li presterò a nessuno
o affittarlo come insiste
l’angelo di un mio amico un po’ frastornato –
Tornerò a guardare
La zattera che mi fermò l’arrivo
A terra in una scommessa celeste
Quando ho perso per sempre la mia meraviglia.
Si vedevano ancora sulla riva, lontano,
Case scomode e fatiscenti e lanterne antiche
Che Illuminano solo la parte invisibile dell’acqua
Quello che ormai scorreva da un occhio
Ormai sperso nella sua stessa eternità.
Il fallimento del poema
Forse il mio invito è stato frainteso.
Forse il cuoco non era a casa.
Forse il cancello era rimasto chiuso.
Forse nel forno di vetro il pane si cuoceva da solo.
Forse non c’erano né cielo né terra nel borgo solitario.
Forse i pianeti avevano cambiato posto.
Forse anche la pietà era andata in congedo senza preavviso.
Forse non ero più Io stesso.
E alla fine nemmeno tu sei stato invitato.
Eri venuto dall’altra parte:
un’altra epoca, un altro mondo, altri costumi;
le case non erano le stesse, non erano più le stesse
ma il Parco era rimasto al suo posto: vasto,
strapieno di arbusti di ogni varietà,
con lo stesso lussureggiante lago e
con avventurieri di un’ora
pagate sul posto le barche luccicanti di sporcizia,
lo stesso ponte sospeso pronto a
scivolare sull’occhio del fango…
Ero venuto con il mio mondo,
quello vecchio, ma non così diverso
è semplicemente successo
che ci siamo incrociati
senza vederci, senza riconoscerci.
forse non eravamo nemmeno noi, chi lo sa
i tempi cambiano ma nemmeno il cambiamento
non è quello fu…
Popescu George