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Omaggio di Maria Teresa Liuzzo( direttore della rivista di Cultura internazionale LE MUSE – Italia) al poeta africano Hamid Barole Abdu

URLA, URLA …

Urla, il bambino urla!
Terrore e spavento
Urla e grida
Strappato alla madre
E’ il suo regalo
Questo terribile incubo.

Scoppiano scintille
Ma non sono petardi di festa
E’ una dichiarazione
Ma non di amore.

Sfilano soldati
Indossano vestiti
Dipinti a macchie di leopardo,
Armi pesanti abbracciano,
In testa, un elmo
Di maghi spietati.

Rumoreggiano
Echi di bombe
E pallottole
Fumo, odore di sofferenza
Si sollevano dalla terra
Corpi insanguinati
Arti dilaniati
Ossa disseminate
Attorno
Mura squarciate
Case bruciate
Ponti spezzati

Scorrono fiumi
Rossi
Di sangue versato
Da gente innocente

Urla, bambino urla!
Non sono canzoni
Le urla che stai sentendo
Non è uno spettacolo
Quello che stai vedendo
Sono scene di odio e vendetta

Urla! Quando è crudele
Questa umanità.

Urla! Il bambino urla!
Urla di orrore,
Spaventato dall’impotenza.
Urla, bambino urla!
All’età di sette anni
Hai già visto
La morte in faccia.

Angelo angosciato
Urli e gridi!
Questo è il tuo biglietto da visita,
In un mondo
Senza pietà.

Vecchi e donne
Con bambini sulle spalle
Fagotti in mano afferrati
Scappano, corrono
Ubriachi di urla
Gridano di rabbia.

Madri che piangono
Sogni infranti
In un gioco che non capiscono.
Fiori sepolti
Fra corpi sconosciuti
Nella fossa comune
A chi potranno mai chiedere aiuto!
Da chi potranno mai trovare spiegazioni!

Urla, bambino urla!
Assaggia il tuo futuro
Ci vorranno anni per rimuoverlo
Ma non potrai mai dimenticarlo.

PER I DANNATI DELLA TERRA*

Per coloro che non hanno diritto alcuno
Non conoscono pace e uguaglianza
Che vivono nel terrore
E nell’angoscia
Non conoscono democrazia
Né partecipazione

Per coloro che non hanno mai conosciuto
L’amore
Nati nella cultura della guerra
Giocano con le armi
Oppressi da mali secolari
E odi tribali

Per coloro che navigano nell’assoluta
Arretratezza
E sognano solamente nemici
Vivono nella povertà
Nell’ignoranza
Non conoscono la libertà

Per coloro che nascono nello
Sfruttamento
Umiliati senza dignità
Vivono nell’oppressione
E non possono ribellarsi

Per coloro che conducono una vita
Penosa
Che hanno interiorizzato l’offesa
Vivono nella sofferenza
E nella paura

Per coloro che permangono
Nell’impotenza
E di lottare non hanno forza

Per coloro che desiderano ridere
E vogliono la pace
Io sogno
Quel sottile tremante
Raggio di sole
Che un giorno
Esitante
Illuminerà i loro volti,
Ma che mai più
Abbandonerà le loro anime.

“AKHRIA – io sradicato poeta per fame”, Hamid Barole Abdu, Ed. Libreria del Teatro di Reggio Emilia, 1996.

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