Home Approccio Italo Albanese ANGELA KOSTA TRADUCE I VERSI DI JERRY LANGDON – GERMANIA

ANGELA KOSTA TRADUCE I VERSI DI JERRY LANGDON – GERMANIA

Originario del sud-ovest, Michigan, Jerry Langdon vive in Germania dai primi anni ’90. È un artista e poeta. Le sue opere si immergono in un lato più oscuro dell’emozione e della fantasia. Jerry ha pubblicato cinque libri di poesie intitolati “Temperate Darkness an Behind the Twilight Veil”, “Death and other cold things”, “Rollercoaster Heart” e “Frosted Dreams”
Inoltre, Jerry è anche l’editore della rivista letteraria Raven Cage Zine di poesia e prosa.

Le sue ispirazioni poetiche derivano da poeti come Edgar Allen Poe, Robert Frost e Henry Wadsworth Longfellow, oltre che da varie Rock Band. La sua mente apparentemente contorta, si contorce e intreccia la fantasia con la realtà.

ABISSO

Quando parlo dell’abisso
Parlo del mio cuore e della mia anima;
Dell’oscurità nella sua infinità;
Del mio inferno personale
Dove non oso alloggiare.

Un luogo pieno di tristezza e dolore
Che abita nel cuore e nell’anima,
Che avvelena il mio cervello già fragile,
Contaminandomi con la pazzia
Deridendomi con malinconia.

Quando parlo dell’abisso
Parlo del mio cuore e della mia anima;
Di emozioni piene di oscurità
Della miseria nel profondo
Dove risiedono i miei demoni.

Demoni emotivi che chiamo ombre,
Perché velano il mio cuore e la mia anima;
Mi circondano con barricate oscure.
Abbracciandomi con tetraggine,
Baciandomi con follia.

Quando parlo dell’abisso
Parlo di una guerra in corso
Contro la mia scurità incombente,
Contro il mio cuore e la mia anima;
Dove la follia si fa sentire.

I campi di battaglia sono sanguinosi,
Monoliti frantumati di una guerra senza fine
Che mi perseguitano per sempre.
Schernendo il mio cuore e la mia anima
Mentre l’abisso si fa sentire.

Quando parlo dell’abisso
Parlo di depressione,
Di odio, di avarizia,
Di dubbio, di rabbia,
Di ciò che sciupio porta.

L’USIGNOLO ROSSO DI SANGUE

Una canzone come mai ebbi sentito
Il mio cuore capiva ogni parola
Anche se mai nemmeno una era stata pronunciata
Una barriera silenziosa fu infranta.

Dietro quel velo incantevole musicale
Un usignolo rosso di sangue notai.
Cantando al mio cuore smarrito
Che volutamente stava cadendo a pezzi.

Cantava una melodia cremisi scura
Per quanto inquietante, mi commosse
Parlò del dolore non celebrato della mia anima
Questo si scaturì dal cuore e dalle vene.

PENNA D’OCA INGUAINATA

La sua lama dormiente nel fodero.
I suoi canti di battaglia non si sentono.
Racconti docili di purpureo sbiadito.
Azioni che voleva evitare.
In cavalcata un cantore fa un copione.
Verità che si devono criptare.
Una faida di piume.
Ne seguì una battaglia.
Scrisse il vecchio inferno.
Ieri inguainato, lì per restare.
Lontano dalla sua anima martoriata.
Gli incubi hanno avuto il loro pedaggio.
Sonno sempre agitato.
Ricordi così implacabili.
Incatenato e sepolto in profondità.
Eppure, nella mente si insinuano.
Il pentimento come le lacrime scorre
Il tormento di molti anni.
Draghi da uccidere.
Atrocità del dolore.
Le canzoni smorzate del cantore.
Nel fodero arrugginivano.

Traduzione di Angela Kosta Direttore Esecutivo della Rivista MIRIADE Accademica, giornalista, poetessa, saggista, editore, critica letteraria, redattrice, traduttrice, promotrice

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