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È uscito agli inizi di settembre “L’estate senza ritorno”, romanzo di Besnik Mustafaj tradotto da Julian Zhara.

Di Fabbio Rocchi

La traduzione di “Vera pa kthim” (uscito per la prima volta in Albania nel 1989) porta all’attenzione del pubblico italiano una voce tra le più importanti della letteratura contemporanea albanese.

Con la sua forza immaginifica e con uno stile sempre misurato, la prosa di Besnik Mustafaj non è stata ancora probabilmente valorizzata come meritava presso il pubblico italiano.

È da notare che questa iniziativa editoriale – coordinata in ogni aspetto da Julian, al quale faccio i complimenti per la qualità della traduzione e per il lavoro di comunicazione che sta portando avanti per far conoscere il romanzo – sia da inquadrare in un momento di notevole interesse per la scrittura di Besnik Mustafaj.

Nel 2025 infatti, per Castelvecchi e nella traduzione di Caterina Zuccaro, uscirà la traduzione di “Dëmtuar gjatë rrugës” e in seguito si aggiungerà anche la versione italiana di “Daullja prej letre”, “Il tamburo di carta”, tradotta e curata da me e da Kriselda.

Fino a questo momento di Besnik Mustafaj erano usciti in traduzione italiana soltanto il romanzo “Piccola saga carceraria” (“Një sagë e vogël”) e uno scritto di natura politico-saggistica, “Albania tra crimini e miraggi” (“Midis krimeve dhe mirazheve”), edito da Garzanti e poi ristampato da Castelvecchi).

Si tratta di un autore al quale sto dedicando attenzione e letture, colpito dalla sua capacità di forzare il dato di partenza. Ad un certo punto uno squarcio onirico o visionario si apre sul reale, attraverso una narrazione costruita sul gusto del piccolo dettaglio. Dettaglio che è da un lato tessera di un mosaico di cui a poco a poco si svela l’architettura e che dall’altro risulta sempre funzionale ad una notevole consapevolezza stilistica e formale.

besnikmustafaj #letteraturacontemporanea

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