Home Approccio Italo Albanese “Cosa rimane” di Rita Pacilio (AUGH! Edizioni, 2021)

“Cosa rimane” di Rita Pacilio (AUGH! Edizioni, 2021)

Di Rita Bompadre

“Cosa rimane” di Rita Pacilio (AUGH! Edizioni, 2021 è un romanzo che cristallizza il senso dell’esistenza, consegna al lettore una testimonianza forte, dolorosa e struggente dei rapporti umani, domina l’imponente urgenza autentica di narrare la lacerazione emotiva. 

L’autrice, alla sua prova narrativa, presta la sua parola, sempre e comunque caratterizzata da un registro raffinatamente poetico, all’analisi intima, violenta e tormentosa, del dramma, compone un’opera complessa e densa d’inquietudine, abitata dalla sofferenza e dal disagio dei protagonisti, alle prese con la frammentaria identità di un passato che affonda l’incompletezza del presente e disgiunge il simulacro dei sentimenti.

La protagonista Lorena è il personaggio determinante e lineare nello svolgimento delle manifestazioni enigmatiche e infide degli altri, contraddistinto da un percorso interiore, pieno di coraggio e di umiltà, condivide l’incessante amore per la vita, ricompensa la lotta contro il destino inesorabile nella consapevolezza del riflesso introspettivo, accerchia i fantasmi della solitudine quotidiana con la suggestione della nostalgia, alimentando i segreti indecifrabili dell’umanità tra desolazione, illusioni e desideri.

Rita Pacilio illustra l’atmosfera cupa e impenetrabile degli inganni, espande lo sconcertante e oscuro segreto degli equivoci della morale, analizza il mondo imperscrutabile e sotterraneo dell’anima, scalfita irrimediabilmente dall’angoscia e dalla durezza delle ingiustizie. Dichiara il sussulto di una confessione, contro l’indifferenza, aperta al valore della responsabilità civile dei modelli sociali, confronta l’equilibrio e la consistenza della libertà con la resistenza della giustizia, contrasta la soggezione e la prevaricazione nelle vicende narrate. L’autrice dimostra la sua mirabile capacità di delineare l’intensificazione inconscia del sentire, il senso di colpa nella deriva dei personaggi attraverso gli echi evocativi del rimorso e del rimpianto, supera il confine temerario e sgomento dell’incomunicabilità, incrocia la trappola degli ostacoli, avverte l’influenza delle esperienze nella colpevolezza dei comportamenti umani, nella disperazione assorbita, nel profondo e occulto mistero del cuore, nella sfuggente e inafferrabile coscienza delle rivelazioni.

I personaggi sono tratteggiati con incisiva cura e schietta lucidità, restituiscono la solidarietà nel percorso imprevedibile della sorte, rivestono lo scenario minaccioso e al tempo stesso incoraggiante della memoria, trasformano la persistente decadenza delle assenze, gli sventurati rendiconti personali, rivendicano l’amicizia e riconciliano la dignità.

Rita Pacilio rievoca gli episodi con una riservatezza volontaria, da voce alla cronaca innescando la delicatezza dell’amore e deturpando gli sfoghi della violenza, ricompone la direzione della carità, fonde l’evocativa intensità delle difficili personalità, descrive la conseguenza della paura e delle sconfitte nelle ostilità emotive. Il contesto sociale descritto dagli anni sessanta a oggi, segna la permanenza dei ricordi e della loro assistenza.

La narrazione indugia sull’esito della compassione, riconosce lo scoramento, l’inevitabile sensazione della morte e la pulsione di ogni rinascita. “Cosa rimane” difende quello che manca, sostiene il carezzevole sguardo sulle vicissitudini umane e sulla fatalità, raccoglie il groviglio della malinconia.

Se nella pagina resta sempre qualcosa di non detto, nel romanzo di Rita Pacilio cosa rimane è la prova che il “tempo della scrittura e il tempo della vita coincidono”

Share: