Oggi portiamo ai nostri lettori Domenico Tonziello nato il 20 aprile 1954 a Trentola Ducenta, in provincia di Caserta.
Nel periodo pandemico, (nel giugno 2020), durante il periodo Lock-down, Tonziello si è cimentato nell’ambito della scrittura, con poesie e racconti e nel dicembre 2021 ha editato la sua prima silloge: “Ubriaco di Versi”. Nel fratempo, ha partecipato a diversi concorsi letterari, riscuotendo consensi e classificandosi spesso tra i primi classificati. Inoltre, Tonziello è iscritto in diverse associazioni culturali, dalle quali ha ricevuto ogni anno diplomi d’iscrizione all’albo d’oro. Per Domenico la poesia non è solo essere premiato ma è soprattutto un modo per sfidare se stesso nel riuscire a comporre versi che comunichino ciò che sente e ha nel profondo della sua anima.
Dal 2020 ad oggi Domenico ha ricevuto diversi riconoscimenti da vari concorsi letterari dall’Aletti editore, come: menzioni di merito, poeta selezionato, menzioni speciali e altro.
Tonziello è membro associato dell’ACIPeA (Associazione Culturale Italiana Poeti e Artisti) e partecipa a numerosi eventi culturali, reading, ecc…
PIOVE
Piove e tu sei lontana,
con la mano pulisco dal vetro appannato
il velo di tristezza che ci divide.
Mentre un lampo di luce mi acceca,
nella pozzanghera della solitudine
sento il mio cuore che annega.
PENSAMI
Pensami sdraiato sul letto dei ricordi,
e quando sulla zattera della nostalgia
navigo sul lago della malinconia.
Pensami innamorato di questo mondo,
mentre remo contro corrente
sul fiume delle ingiustizie che nega e nasconde.
Pensami sincero,
e quando apro il mio cuore alla folla di ideali
che sorreggono l’amore.
Credimi di portare me stesso al patibolo,
e chiunque osi strappare dall’erba della fiducia
il fiore della credibilità.
Credi ai miei occhi e al mio sguardo profondo,
e quest’uomo che ha sempre guardato
oltre il muro dell’orizzonte.
Vedimi nei sogni e nel cammino del domani,
e quando mi faccio spazio tra le fronde
del tempo del bisogno per tendere la mano.
Pensami quando la sera mi adagio
sul mare dell’abbandono,
e mi avvolgo e mi attracco alla passione.
Quando la sera ti copri col manto dell’oscurità,
e sul cuscino del riposo abbandoni le tue membra,
sussurra i miei versi con l’anima e le labbra.
E rimembra, rivivrai i miei passi inciampati nel buio
e tra i cespugli di parole nelle notti insonni,
e inalerai i profumi dell’emozioni.
Pensami cosi, per quello che sono stato nella vita,
un’anima ribelle e combattiva,
che non ha mai mostrato le ferite leccando di nascosto cicatrici.
Non pensare che io sia stato un santo,
ma credi alle mie parole, anche se mai ne farò vanto,
ho solo tentato di essere capace di farti felice.
L’AMORE È PRIMAVERA
Forse è perché son nato
a primavera,
perché sugli alberi
foglie spero.
Odio inverni e alberi nudi,
i cuori freddi
e nebbia alle paludi.
Vorrei un mondo
dove tutti si dessero la mano,
con l’amore più profondo
si arriverebbe più lontano.
Son scaltro e risoluto,
sto lontan da chi non dona aiuti.
Se ancor la pioggia
scroscia,
nel mio cuore
è un morir d’angoscia.
Sono ariete e testa dura,
non mi piego alle brutture.
Datemi il sol d’aprile,
la primavera
e il suo fiorire,
all’ombra dell’amore
io vo dormire.
LA CASA DEI RICORDI
La strada dei ricordi
mi riporta verso la mia vecchia casa,
dove ho vissuto tra cespugli di rose
e panni stesi.
Vedo ancora quel filo teso
verso l’amore delle mie cose
a me più care.
il cuore graffiato
dalle spine che avvincono i muri
mi spinge ad entrare.
Il cigolio della porta degli anni andati
mi accompagna tra la polvere
dei ricordi del mio vissuto.
Agli occhi la tavola ancora imbandita
di chiacchierii di famiglia
e mia madre che mescolava
l’amore per i propri figli.
L’emozione mi gocciola dagli occhi
e mi porta confuso
alla finestra del retro della casa
ancora socchiusa sul giardino
della mia giovinezza,
dove seminavo le mie speranze.
Un velo di ragnatela separa
i gradini dai miei passi in salita
verso una meta a me conosciuta,
e con un gesto di mano apro un varco
che mi porta alle stanze del sonno sereno
della mia infanzia,
dove mia madre ni rimboccava le sere.
Un ultimo sguardo alla finestra
che affaccia sul cortile dei ricordi
di quando il carretto mi trainava
a cavallo tra la giovinezza e mete lontane,
e la casa ch’era il mio mondo
scompariva pian piano.
A cura di Angela Kosta Direttore Esecutivo della Rivista MIRIADE giornalista, poetessa, saggista, editore, critica letteraria, redattrice, traduttrice, promotrice