Di Fatmir Gjata e Dritan Trimçev
Non è facile raccontare una storia come questa, complicata ed estesa negli anni e nei due stati, con la memoria che si perde e riaffiora.
Non lo è perché, per capirla davvero, bisognerebbe averla vissuta.
Bisognerebbe ricordare il silenzio delle istituzioni, la fatica dell’organizzazione, il pessimismo nella riuscita del progetto, le guerre intestine, l’indifferenza di molti compresi imprenditori e personaggi famosi di origine albanese, i tentativi rimasti senza risposta e poi man mano che si andava avanti e il progetto diventava vincente i tanti che volevano salire sul carro del vincitore, o ancora peggio volevano prendersi tutti i meriti di un lavoro che non ci ha solo segnati in profondità arricchendoci, ma ci anche ha fatti scoprire amicizie che nel tempo sono diventate preziose.
Questa è una storia vera ed è giusto raccontarla.
Perché è anche una storia di speranza, di dignità, di forza e di successo.
Tutto è cominciato anni fa, quando ancora nessuno credeva fosse possibile.
C’erano cittadini albanesi sparsi in tutta Italia che lavoravano nei cantieri fino a età avanzata e si sentivano dimenticati. Che sapevano di avere dei diritti, ma non riuscivano a farli valere.
Allora qualcuno ha iniziato a scrivere, a trovarsi, a riunirsi.
Nascevano i primi gruppi, le prime petizioni, le prime lettere spedite con il cuore in mano, nella speranza che almeno qualcuna venisse letta, ma tutto era personale e niente di organizzato.
Nel 2019 Esat Balla creò il gruppo Facebook dedicato alla pensione, Diaspora 91-19.
Ma era ancora poco. Era tutto troppo fragile, troppo isolato. Erano solo pochi conoscenti e sembrava che non fosse il problema di tutti, ma di un numero limitato di persone.
Poi, il 19 gennaio del 2021, qualcosa è cambiato.
Ad Asti nella splendida sede di ASSO ALBANIA Piemonte in Via Lamarmora 16, rinnovata con il contributo volontario degli astigianoalbanesi, Giorgio Rubolino ha fondato l’associazione Diaspora 91-19 ANIAP (Associazione Nazionale Italiani e Albanesi per la Pensione).
E da quel giorno, nulla è stato più come prima.
Con la nascita dell’associazione, la battaglia ha cambiato volto. È diventata organizzata, coesa, determinata ed è diventata un centro di aggregazione non solo di chi era interessato del problema ma anche a chi la vedeva come un’iniziativa che avrebbe cambiato il loro futuro.
Sono nati i rami dell’associazione in diverse regioni dell’Italia.
Le proteste e le richieste non erano più sporadiche: erano pianificate, sentite, partecipate ed equipaggiate.
A Roma e a Tirana, la diaspora si faceva sentire. Gli incontri con tutte le forze politiche e la messa del problema sotto i lori occhi, con determinazione e professionalità diventò realtà.
Incontri, convegni, richieste ufficiali, email, telefonate, ogni giorno, ogni notte.
La pressione era costante, inarrestabile e duratura.
Ma sempre rispettosa, sempre guidata dalla dignità e dalla correttezza.
Fu Geri Ballo e Giovanni Lattanzi a svegliare l’attenzione del senatore PD, Tommaso Nannicini. Fu grazie a loro che a fine 2021, furono approvati i fondi necessari.
Sembrava fatta. Bastava poco. La possibilità di realizzare l’accordo era nelle mani del PD.
Dieci mesi, forse meno, e tutto sarebbe diventato realtà.
Ma invece… non arrivò nulla.
Un cambio politico improvviso spense la luce che si era accesa.
L’ammendamento Nannicini, che doveva essere il ponte verso l’accordo, divenne un freno.
E il tempo ricominciò a passare.
Tre anni.
Tre lunghi anni di attesa.
E in quei tre anni, non abbiamo dovuto combattere solo contro l’indifferenza. Abbiamo dovuto resistere a chi non ci credeva, a chi provava di sabotare tutto, a chi diffondeva notizie false e cercava di dividerci con la furbizia e la cattiveria, e non erano pochi. Non avremo mai pensato che ci fosse della gente che sentiva piacere di mettere i bastoni tra le ruote solo per il gusto di farlo o per interessi meschini.
E, sì, qualcuno ci è anche cascato, sostenendoli. Qualcuno ha creduto a chi seminava discordia.
Ma non ha vinto la furbizia, non ha vinto la cattiveria.
Alla fine, ha vinto l’onestà.
Ha vinto il duro lavoro.
Ha vinto la professionalità, l’autocontrollo, la bontà, l’umiltà, la passione, la creatività. Ha vinto l’empatia e la collaborazione.
Hanno vinto gli italiani della minoranza albanese, gli albanesi e gli italiani di oggi e di domani.
Ha vinto chi, come Dritan Trimcev, ha trasformato la comunicazione con le istituzioni in un lavoro rigoroso e preciso, parlando il loro linguaggio senza mai perdere l’umanità.
Ha vinto chi, come Giorgio Rubolino, ha realizzato cartelli per le proteste e targhette di riconoscenza a sue spese.
Ha vinto chi non ha mai smesso di ringraziare, chi ci ha aiutati anche solo con una firma, un gesto, una parola, una telefonata.
Ha vinto Diaspora 91-19 ANIAP con i suoi membri e il suo consiglio direttivo con a capo Esat Balla.
Ha vinto Aferdita Dule.
Ha vinto, Astrit, Arian, Henrik, Aferdita, Luciana, Teuta, Fatmir, Irena e tanti altri che meritano di essere menzionati per la loro attività a favore della causa.
Ha vinto la determinazione dell’Ambasciatore Bucci. Grazie Ambasciatore, a Lei a ai Suoi collaboratori.
Hanno vinto i tantissimi collaboratori nelle istituzioni italiane e albanesi che nell’ombra ci hanno aiutati per accelerare i tempi.
E mentre in Italia si taceva, in Albania le televisioni mantenevano viva la causa. Solo loro, con coraggio, hanno raccontato la nostra storia. Hanno informato, sensibilizzato, unito. Sono state un faro di speranza quando tutto sembrava fermo.
E poi, finalmente, la politica si è mossa. È stato Edi Rama, con la sua astuzia diplomatica, a coinvolgere Giorgia Meloni. Grande Edi. Grazie Giorgia.
Da quel momento, l’accordo ha ricominciato a vivere. Il 6 febbraio 2024, arriva la firma dell’accordo.
Il 9 aprile, il governo italiano lo approva. Il 21 giugno 2024 viene presentato in Parlamento. L’8 gennaio 2025, la Camera lo approva all’unanimità. Il 5 marzo, vota il Senato e lo approva all’unanimità. Il 10 marzo 2025, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, lo promulga.
Il 21 marzo, viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Adesso manca poco.
Questa è la nostra storia. Rapida e senza burocrazia in Albania e pigra e molto burocratica in Italia.
Una storia fatta di ore di intenso lavoro, di ferite dalle mancate risposte e dagli insulti, ma anche di conquiste.
Una storia nella quale non abbiamo mai mollato, anche quando sembrava inutile lottare specie all’inizio quando qualcuno non si rendeva conto che era una battaglia che si poteva vincere.
Oggi non celebriamo solo un accordo. Oggi celebriamo la forza di una comunità che quando trova suo lato migliore ed è coesa e determinata, diventa vincente.
Celebriamo ciò che può nascere quando l’intelligenza, la gentilezza, il rispetto e il coraggio, camminano insieme.
Celebriamo l’ unione spirituale tra i lavoratori italo albanesi. Oggi celebriamo un’Italia e un’Albania più vicine, più umane, più vere.
E questa è solo l’inizio. Noi c’eravamo. Noi ci saremmo.
Un ringraziamento a tutti voi che avete creduto, ci avete aiutato e sostenuto…siete stati la nostra forza.
Fatmir Gjata
Dritan Trimçev