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Leone XIV. 

Una eredità in un Agostino della predicazione trinitaria e sapiente

Di PIERFRANCO BRUNI 

Dunque. Scriviamo ancora con una manciata di conoscenza in consapevolezza laica e con attenta religiosità.  Leone XIV non è un prete venuto da lontano. Dai Sud del Sud. Non è un sacerdote che ha visto il comunismo invadere i Paesi dell’est. 

Non è un parroco che ha attraversato le sfide tedesche e successivamente gli scontri tra Islam e Occidente. È un prete nato nella completa modernità. È un fatto dal quale bisogna tenere conto. È un uomo che non ha vissuto la guerra fredda e tanto meno il Concilio Vaticano II se non per dati storici e teologici. 

È un Vescovo che ha conosciuto il senso della Missione. Quella della ontologia agostiniana. Il mondo agostiniano è complesso ma è anche profondamente filosofico in cui la verità, la pietas umana prima che divina,  la bellezza e la conversione sono anime di un vissuto che portano dentro la parola di Maria. 

La Madre. Quella madre agostiniana che ha il senso dell’assoluto come bene e come mantello della accoglienza la preghiera. Non si abbraccia Agostino se dentro non si portano le tracce del vissuto dell’uomo di Ippona. Un uomo di fede non è soltanto un uomo di preghiera. 

Non è soltanto un francescano di una metafora mal compresa. Non è un modello gesuitico della “compagnia di Gesù”. Agostino è oltre. È appunto il destino e il Sacro della conversazione. Insomma Agostino è un viaggio con San Paolo. 

Un cammino di eremitaggi. Non di parole. Eremiti è un concetto “desertico” di un tempo in cui la pietà ha senso ma è la meditazione che cerca la salvezza degli uomini che non hanno Cristo e Maria o che hanno perso la centralità del dialogo con Dio. 

C’è un concetto base nel loro “costruire ponti” come dice Il Papa, ovvero “Humilitas Occidit Superbiam” ovvero ancora: l’umiltà uccise la superbia. È proprio il Sant’Agostino che conduce l’uomo che è in sé l’uomo che è stato in superbia in un principio cardinale che è appunto l’umiltà. 

Nella Regola agostiniana tre principi restano fondamentali: Povertà, Castità, Obbedienza. Ci rimanda tutto ciò a Papa Innocenzo IV e una temperie che risale al 1243. C’è ancora di più quando Agostino afferma: “La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto”. 

Nascosto. È un concetto che chiama lo svelamento di cui una grande filosofa ha parlato riferendosi a Agostino con grande lungimiranza”divina”. Il fatto Aurorale di Maria Zambrano nasce appunto da Agostino presente e nascosto. Una metafora filosofica che Agostino aveva attraversando partendo da Platone e poi da Plotino. 

Una completa visione trinitaria che non è solo teologia ma anche mistica: il senso trinitario del Dio cristiano. Una sintesi in tre capisaldi:  Sapienza, Potenza, e Volontà d’amore. Volontà. Potenza. Sapienza. Tre capisaldi per una Chiesa della Redenzione. Credo che non sia interessante se si entra in una fase nuova della cattolicità. 

È interessante invece riportare al centro l’Altare. Ancora due elementi principali che sono già emersi dalle prime parole del Pontefice: il metafisico della speranza, ovvero ciò che chiamiamo ottimismo e il dato antropologico con il quale l’uomo ha sempre cercato di sfidare Dio. 

Bisogna avere di fronte queste due visioni. Gli agostiniani sapienti in metafisica trasferiscono ciò in una ontologia del mistero.  Leone XIV è in questo viaggio di Cristo della Croce e Redente con il dolore e la Gioia di Maria. Mi sembra il tutto un atto che va oltre il suo luogo di nascita. Agostino eremita? Ma i mistici e gli eremiti hanno salvato la Fede dalla modernità sconvolta dall’uomo che si sente assoluto.