L’empatia nella cura di Antonella Di Siena
Chiameremo il protagonista che racconta questa storia, Andrea. A volte penso a quanto sia dura la vita del medico e sono sempre in pochi a ringraziare per la loro straordinaria cura e il loro supporto. Il medico è una figura molto importante per ognuno di noi e ci conquista con la sua fiducia, generosità e carisma.
Se la sua personalità è magnetica ci sentiamo attratti e coinvolti dalla sua forza, dalla sua ambizione, dal suo ottimismo che ci cattura e ci obbliga a reagire. Così inizia la nostra sfida contro i malesseri che ci affliggono, che spesso trascuriamo o soffochiamo rimandando ad altri tempi per la nostra insicurezza e testardaggine. Il medico diventa per noi un simbolo di lotta e di resistenza tra esperienza personale e aiuto medico dove ogni simbolo ordinario diventa sacro.
Oggi sto parlando della mia dottoressa, della sua dedizione nei miei confronti che è stata davvero notevole per l’eccezionale cura durante il mio trattamento, Sandra Bottinelli. A noi assistiti è necessaria un’interpretazione del nostro stato di paziente e la medicina si occupa di come curare il male, ma non offre alla persona lo spazio in cui elaborare il significato della malattia.
Lei ha partecipato della mia sofferenza percorrendo la mia strada con la sua preziosa presenza, la sua spiccata specializzazione e in questo ci vedo una medicina che valorizza la persona, senza rinunciare alla prospettiva scientifica, in un incontro tra curante e curato che stringono un patto di cura. Ed eccomi allora pronto a narrare la mia storia come in un romanzo dove la parola viene trasformata da quella filantropia che ci deve indurre a considerare la generosità come atto altruistico e come uno dei nostri doveri etico-esistenziali.
Così ho consegnato nelle Sue mani il più segreto dolore e senza difesa, scoprendo che il medico è una parte di noi, la figura che sentiamo più vicina, quasi come un familiare. La fiducia è quel meccanismo comunicativo che ci prende per mano e impedisce che il dolore ci demolisca, è bellezza che commuove, capace di trasformarsi in vena poetica, ispirazione che ci spinge alla sopravvivenza, a respirare il cielo che sta oltre le nubi, lontano dal buio opprimente e dagli anni sgranati dove la pioggia degli affanni è assetata di pace.
La Dottoressa Bottinelli è una figura amabile e singolare, consacrata ad un servizio umano oltre che medico, in grado di recuperare chi si perde nei propri dolori della mente e del corpo, dove la sofferenza abbandonata a se stessa disprezza la vita. La professione svolta con passione, il suo slancio di lealtà mi hanno fatto comprendere quanto si possa curare la persona una volta superato l’effetto del farmaco con l’ulteriore apporto terapeutico dato dal sentimento di generosità e dal concetto del “rispetto per la vita”.
Specialmente quando la confusione ci disorienta e ci fa immaginare il peggio. Sono proprio queste Persone che cambiano il mondo, che ci trasmettono la forza di lottare, che ci restituiscono la voglia di vivere. È il cosiddetto “umanesimo scientifico”, che privilegia i piccoli gesti, “come un tocco, un sorriso, una parola gentile, un orecchio in ascolto, un complimento sincero, o il più piccolo atto di cura, che hanno il potenziale per trasformare una vita” (Leo Buscaglia). L’importanza dei principi etici senza dimenticare la dignità del paziente.
Con la dottoressa ho capito che la riconoscenza del Curato nei confronti del Curante non è mai abbastanza. Attraverso il suo sguardo carico di umanità e ricchezza spirituale ho compreso che bisogna voler bene a stessi, prendere tempo per vivere senza mai dare tutto per scontato, e nella mia esperienza fatta di momenti tristi vissuti nell’incertezza, il sostegno non mi è mai mancato e mi ha indotto a lottare e a credere in un miglioramento. Ogni passo dal buio verso la luce è una testimonianza di “umanizzazione della malattia”, che pone la persona al centro del processo curativo favorendo tutti gli aspetti che concorrono al benessere del paziente.
Scaturisce con naturalezza una relazione interpersonale fatta di estrema fiducia verso la dottoressa per la sua tensione all’ascolto e attitudine a empatizzare in un percorso condiviso e partecipato. Il vero medico, la sua assistenza verso il paziente non è mai rigida, conosce la sua vulnerabilità e non si pone come un Dio, ma gli infonde il coraggio a rialzarsi in tempo: ecco ciò che si avverte – non s’impone – il superamento del rapporto asimmetrico che caratterizza implicitamente la correlazione curante-curato. LEI è vicino a me in un giorno freddo d’inverno, mentre scende fitta la nebbia di dicembre.
La città sotto la pioggia assume un fascino misterioso mentre si estendono le ombre cromatiche sui rami degli alberi scheletrici e sulle bacche delle ultime rose sfiorite. L’attesa altalenante è stata breve e non nervosa, come se fosse una vera amica seduta al tuo fia