Di Lura Baci
A 30 anni dalla scomparsa del grande scrittore Alberto Moravia, autore di oltre trenta romanzi, definito dalla critica come “lo Scrittore indispensabile; l’Intellettuale; il Viaggiatore; l’Europeista convinto”, i ricordi mi hanno riportato indietro nel tempo, pensando al mio rapporto con le opere di Moravia, risalente ad altrettanti anni fa, ai tempi dell’università, quando una professoressa di letteratura italiana, sorella di un mio caro amico italiano (purtroppo venuto a mancare l’anno scorso) mi ha assistito a distanza inviandomi uno scatolone di libri di letteratura e di romanzi (per me un vero e proprio tesoro anche ora, come allora) indispensabili per la stesura della mia tesi di laurea, intitolata “Aspetti stilistici dell’opera di Alberto Moravia”.
All’epoca, il mio caro papà procurò una macchina da scrivere a me e alla mia amica/sorella Gentiana Bitri (che nel frattempo scriveva la sua tesi di laurea sull’opera di Elio Vittorini), con cui siamo riuscite a dattilografare a casa mia, a turni, giorno e notte, le nostre tesi di laurea…
Anni dopo, nel 2000, quando vivevo ad Atene, una casa editrice con cui collaboravo mi ha proposto la traduzione di uno dei romanzi di Alberto Moravia (“1934/E’ possibile vivere nella disperazione e non desiderare la morte?”) che ovviamente ho colto al volo di buon grado.
Successivamente, ancora una volta sono tornata alle opere di Moravia, per redigere la mia tesi di Master, consistente in uno studio comparativo della traduzione delle sue opere in lingua albanese, grazie al prezioso contributo e sostegno della mia relatrice, la stimatissima Prof. Drita Hadaj.
