Dopo il successo della trilogia Kreuztanne (KREUZTANNE, NILKON, ITAKA) tradotta in varie lingue, elogiata dalla critica come una novità in letteratura, Fate Velaj torna con un altro romanzo, i cui eventi, si svolgono in Puglia, Italia.
Negromonte, circondato dai vigneti di Negroamaro, è quasi in depressione e spopolamento a causa della disoccupazione. I giovani se ne sono andati e in città sono rimasti solo pochi vecchietti che, per rito, devono radunarsi al bar di Cosimo in Piazza Grande, le cui pareti sono ricoperte di manifesti di film di Fellini di 50 anni fa e durante il caffè, si discute dei bei tempi andati.
Il Sindaco, Francesco De Chiara, una persona che dà più importanza al suo aspetto esteriore che a quello interiore, cerca una nuova identità per la città e come farla emergere dalla sua inesorabile agonia. A tal fine, chiama un fotografo viennese che, guardi la città con occhi freddi, lontano dalla nostalgia.
Durante i 10 giorni di permanenza, il fotografo incontra i residenti, mette la mano sul loro polso e chiede loro di percepire in quale tempo andato si sono fermati.
Fotografa persone, palazzi, vicoli e ciò che resta di speciale di loro agli occhi. Un giorno, in mezzo ai vigneti, vede un edificio quasi abbandonato che attira la sua attenzione e va per visitarlo, ma, si accorge che, sulla sua porta, c’era una scritta: “MI MANCHI”.
Dopo varie ipotesi e riflessioni su chi potesse essere la persona e sul perché si fosse allontanata così tanto dalla città per meritare una così appassionata dichiarazione d’amore, la sera, all’incontro con gli amici della signora Aurora che si riuniscono di notte nel salone di lei, racconta cosa aveva visto.
I partecipanti restano senza parole e si chiedono chi possa essere stato l’autore della scritta, e così il salone si trasforma in un “ufficio investigativo”. Ma non solo lì, anche al caffè di Cosimo, dove il Sindaco va a raccontare tutto quello che succede in città, gli anziani, bevendo il caffè, cercano la persona che potrebbe aver fatto la dichiarazione, paragonandola alle loro storie d’amore, avvenute, spesso, nei vigneti durante il lavoro.
Il fotografo, vedendo e ascoltando i personaggi del salone litigare ferocemente con il Sindaco che non è in grado di ottenere finanziamenti dalla Regione Puglia o dalla Provincia del Salento per ristrutturare gli edifici di Piazza Grande, tutti chiedono:
“E tu, quando hai detto l’ultima volta in vita tua la parola MI MANCHI?”
Da questo momento, il salone sperimenta 4 drammi d’amore e tra di loro, rimane freddo l’apparecchio fotografico tedesco che documenta tutto. La direttrice del Museo Civico, Letizia Spinelli, racconta la sua storia d’amore. Il professore di musica Luciano De Luca racconta la sua e dopo loro, la poetessa Alessia d’Ambrossio. In quel momento, il farmacista Marzo con il notaio Giacobelli si chiedono se ci sia un legame tra loro e la scritta “MI MANCHI”.
Il fotografo continua la sua “ricerca” e un giorno, trova la persona che ha fatto la scritta e dialoga con lui, rivelando così, un emozionante dramma d’amore.
Ma lui sa che il suo ruolo non è quello di un investigatore, ma di un artista che ha investito un lungo tempo della sua creatività basata sulla profonda convinzione che “l’Arte trascende il tempo”, migliora i rapporti tra le persone orientandole verso il futuro.