Di Roberto De Giorgi, Il Corriere nazionale
Affondato nel Canale d’Otranto da un sommergibile austroungarico l’8 giugno 1916, portò con se 1926 uomini tra cui moltissimi militari italiani.Un dipinto che ricorda l’affondamento del piroscafo Principe UmbertoAGI – Il relitto del piroscafo Principe Umberto, affondato nel Canale d’Otranto da un sommergibile austroungarico l’8 giugno 1916, è stato trovato dai Rov di Guido Gay a 1.000 metri di profondità in un tratto di mare a circa 15 miglia a Sud-Ovest di Capo Linguetta.L’eccezionale scoperta, avvenuta esattamente a 106 anni di distanza dal drammatico episodio del siluramento in cui persero la vita quasi 2.000 militari del cinquantacinquesimo Reggimento del Regio Esercito in trasferimento marittimo dall’Albania al fronte dell’Isonzo, è stata resa possibile dalla sofisticata tecnologia impiegata nella ricerca.https://www.youtube.com/embed/Xxf2a-tqXGE
Gay non è nuovo a scoperte del genere. Famoso per aver trovato la Corazzata Roma nel Golfo dell’Asinara, è stato protagonista di molti altri straordinari ritrovamenti a profondità abissale di relitti antichi e moderni. Costruito nel 1909 a Palermo per la Società di Navigazione Generale Italiana, il piroscafo Principe Umberto faceva parte di una classe di tre unità denominata “Regale” per i nomi delle unità che la componevano.
Ne facevano parte anche il Re Vittorio e la Regina Elena. Lungo 145 metri e largo 16, il Principe Umberto stazzava 7929 tonnellate e poteva trasportare 1.330 passeggeri, alla velocità di 16 nodi. Requisito per trasporto truppe il piroscafo salpò dalle coste albanesi in convoglio, scortato dall’esploratore Libia e da quattro cacciatorpediniere, alle 19 del 8 giugno 1916.
Poco dopo però la rotta del convoglio s’intrecciò con quella del sommergibile austroungarico U5 che, da circa mille metri di distanza, lanciò una coppia di siluri contro il Principe Umberto. La nave, colpita a poppa, s’inabissò in pochi minuti trascinando con sé 1.926 uomini. Solo 895 militari poterono essere salvati. Il ritrovamento Gay riporta ora l’attenzione sulla più grave catastrofe navale della Prima Guerra Mondiale./IlCorriereNazionale.it