Di Pierfranco Bruni
Non abbiamo scritto ancora la letterina alla Benatana, ovvero Befana. Sarà grave? Grave no, ma molto difficile che possa arrivare in tempo utile forse sì. Dai dai sbrighiamoci nonno mio. Facciamolo subito. Mammamia come è tardi? E mamma dov’è? Ma io vollo mamma…
Ma su dai, non fare la capricciosa e ascoltami, magari ti aiuto poi se vuoi… Mi devi promettere però che non combinerai più guai o guaietti e soprattutto che non mi butterai giù mezza libreria del corridoi…
È molto brutto perché non sai che buttare giù i libri dalla libreria è creare una confusione di razze, meticciate, e confondere civiltà ed epoche… Ma che dici nonno… Sei pazzo io non capisco ciò che dici… E non ti sbrighi… Io sono la tua paparella e il tuo miao miaio e ascoltami. Io vollo una Barbie, no, tante, tanti va, poi appetta…
Tanta ceraponchino, no tanta ma deci soltanto, poi… caramelle, un cornettino, una pitta e niente carbone perché non mi piace nero… e tante palline. Se la benatana lo trova celeste sì. Dai nonno scrivi se no dimentichi perché sei il mio vecchietto…
Ua ua i miei vecchietti tu e nonna… Ma io vi faccio compagnia… quando siete soli…
Per tutta una serata siamo andati avanti a discutere ed io ad ascoltarla affascinato. Questo sogno nella mia realtà è diventato quotidianità. Si può? Ma certo che deve essere così anche perché ormai la befana non ha più le scarpe tutte rotte e non è vestita da romana e non scende più dal caminetto. Signori, non vi illudete.
Lo befana resta la festa dei bimbi, ma anche quella dei nonni. I quali si pensano con loro di un ritornare per un attimo ad una infanzia completamente rottamata cercando negli occhi di quella vocina che dice: Nonno io lo vollo il proprio il regalo… Le mie invernate aspettando le befane nella grande casa di Calabria sono acqua di pioggia asciugata al sole del tempo…
Dov’è mamma? La vollo…Ma che c’entra questo… Mi metterò in cammino ora per la ceraponchino della mia Rebecca, ovvero della mia paparella, come è stato per la cioccolatina della mamma e per il suo gnegne zio che la accontenta e senza che possa dire parole arriva carico di regali… Vollo un regalo… Perché io sono bava… bava.
Allora dai nonno impoltronito tra letture e scritture e di trilogie infarcito, mettendoci le varie rotture di variazione di inventario tra il faceto il vero e il reale, alzati e cammina … È tempo di fare il befanone per la paperella che non voio carbone…
Ma mi volto e giro in un girotondo davanti allo specchio: chi sarà mai la mia befana giunto alla mia età… bizze e capricci…Cosa mi porterà? Considerato che del lavoro dello scrittore in famiglia a nessuno interessa, aveva ragione il mio infaticabile amico Francesco Grisi quando diceva che gli avversari dello scrivere vivono con te… Così mi porterà… Anche io esprimo un desiderio… Vollo un libro nuovo ma scritto da me… come sempre da me medesimo…
La benatana vien di notte con le spille sotto le scarpe e arriva con la Porsche di Diabolik distribuendo diamanti e pezzi rari di metafore…
Benetana viene di notte con il vento nelle radici dei capelli e le scarpe di pizzo rosso nel cielo dell’attesa che ha un volo di scopa tra nuvole e vento.
Apetta Rebecca ora il tuo vecchietto arriva e ti porta in persona personalmente la befanina con i capelli bianchi, paziente, amorosa e con un naso a pipetta magari tra un gradino ad un altro vedrai una nuvoletta bianca della sua sigaretta sembra fumata di nascosto come quando andava alle scuole alte…
La favola bella che mai mi illuse e sempre mi rese ironico fino a rendermi un patriarca… perché se in famiglia non c’è un patriarca tutti uguali si sentono nel campo delle mini vaganti…
Si sa che non si è tutti uguali anche se si insiste sulla farsa della egalitè francesce, è solo uno sgarro dei françois che nulla dice alla tradizione nostra…ma bando al serio mia Rebecca e aspettiamo insieme la Benatana…Accettalo in po’ di carbone perché avrai sempre il tempo di farlo mangiare ad altri… ah ah ah…
Largo è lo spazio, corto il viaggio, umido il percorso, stanco il pensiero ma dici sempre la tua anche quando sento voci di ranocchie sgridarti e urlare come se fossimo nella piazza di una medina di Oriente o della Sicilia araba… Ma tu alza la testa sempre e fammi sentire sempre Nonno io vollo…
La Benatana ha ricevuto il messaggio ed ha letto tutto.Verrà o verrà?Questo è il dilemma.
La benatana ovvero la Befana viene di notte ma anche di giorno con il sole e i rombi dei tamburi.
In privato in un orecchio soltanto mi dico:
Dai fammi questo dono.
Non presentarti
con le scarpe rotte
e vestita con il vestito
strappato e senza rose
tra i capelli.
Non portarmi nulla.
Soltanto i tuoi occhi.
Serio. Semiserio. Ironico. Frammentato.Dai paparella…
Cosa porterà alla mia Rebecca? Dai Aladino inventa una storia che possa diventare leggenda tra la principessa con il velo del mare e gli arcobaleni che sfiorano i colori della vita… dove sarà mai Shahrazād… che ora mi recita:
Verrà l’anno delle foglie
in vento di pensieri
e avranno la scala del sette
da salire ma anche da
scendere per lasciare
al nuovo re un gradino
in più oltre le parole taciute
che in altro tempo ti dirò
sui passi di Alice
che incontra Aladino.
Benatana Benatana porta tanti regali a Tatà. Ti farà una promessa. Eccola: il ciuccio partirà lontano lontano e lei farà volare il ciuccio tra la sua danza serale nella piazza dei nonni vecchietti.
E la Benatana viene di notte con le scarpe di pizzo rosso e il cappello alle 23 per la gioia del re…. No no no è ballata… La Benetana vene sempe e anche di notte per Tatà che è bava bava anche se qualche guaietto male non fa…