… CI EMOZIONANO LE RICERCHE DI MARIA TERESA LIUZZO NEL BOSCO DEI TRAGUARDI FILOSOFICI IRRAGGIUNGIBILI
Di TOMASO FRANCO (POETA – SCRITTORE – CRITICO LETTERARIO E D’ARTE) – Torino
Affligge in copertina il termine ”autopsia” che apre e sembra subito chiudere il senso dell’opera poetica di Maria Teresa Liuzzo. Bisogna che l’anima del lettore ignori questo gelido avvertimento. Sotto quella parola, anche se si riferisce letterariamente all’immagine ( già di per se’ solo finzione di una realtà ) c’è un cadavere, destinato allo squartamento.
Questa premessa un po’ violenta, finge che io lettore non abbia ancora letto i testi poetici di Maria Teresa Liuzzo e vuole garantire che non abbia voluto leggere le pagine che li precedono e li seguono, due ”corazze” di riconoscimenti e di attenti studi di critici e saggisti. Io lettore, non letterato ma scrittore, che intendo esprimere solo ciò che provo io, sono intimidito da quella mole, certo ormai totale, di opinioni e di chiarimenti sulla poetica di Maria Teresa Liuzzo.
La premessa si è allungata e adesso leggo tutte le poesie, come un’avventura. Sento la padronanza di linguaggio, cioè bella esperienza di comunicazione poetica, discorsività concentrata, una accattivante dose di filosofia poetica, che giustamente non cerca mai una conclusione matematica, un ”sistema”. Il filosofo ( chelungo altri fronti può anche essere un poeta ) elegge un ”principio” assolutamente evidente della realtà e da quello procede deducendone tutti gli aspetti della vita per comporre quel sistema generale che giustifichi tutto l’universo. Ciò non intende ottenere il poeta, anche se è stimolato da un principio: egli vaga tra i tanti richiami di un sistema, un bosco. Maria Teresa Liuzzo è poeta forte e inconfondibile.
Non conosco la sua vita e non voglio cercare nella sua poesia una conoscenza di lei, ma del suo ”principio” e sentire i suoi procedimenti verso il richiamo di un soddisfacente sistema. Il linguaggio di Maria Teresa Liuzzo mi sembra dunque che ”vaghi” fissando fittamente palesi incontri col colore. Mai tenebrosa, ci comunica con immagini e versi di bellissima poetica termini precisi che sono passi cadenzati attorno al dolore:
”Parlami della morte, / prezzo della vita”. ”Attraversa il dolore / i binari dell’uomo”. ”Ora tu sai / ed io so: / non ci è amico il mondo”. ”Scorrono negli occhi / bufere d’azzurro / ed io vela stracciata / e alla deriva…”. ”Foreste / di sensi gettano l’àncora nel sangue.” Talvolta fan festa allusioni leopardiane: ”Rifugio d’anima è il buio”. ”Del tempo / soltanto l’ombra / mi è cara”. Il ”vagare” di Maria Teresa Liuzzo altre volte accoglie una speranza: ”il dolore sestesso conforta / nelle ferite, allontana agonie / di linfe, a nuove luci prelude”. Ma poco dopo: ” …le rose il tepore hanno / che precede la morte…”. Non è certo riportando frammenti che si potrà rivelare la prontezza e varietà che Maria Teresa Liuzzo esprime nel comporre la sua lirica.
E’ sempre equilibrata e l’emozione della lettura è costante. Tralasciando l’individuazione di particolari simbologie e allegorie, come la figura magica del Daimon, per noi ancora misteriosa, ci emozionano le ricerche di Maria Teresa Liuzzo nel bosco dei traguardi filosofici irraggiungibili. I suoi versi fanno sperare, (ciò anche conta per un poeta, come per un pittore l’ospitalità di una galleria d’arte di fama) che siano presto diffusi e letti ovunque.
Tomaso Franco