Home Gjeo-Ekonomia PULIZIA ETNICA nel NAGORNO KARABAKH. Nuova Emergenza.

PULIZIA ETNICA nel NAGORNO KARABAKH. Nuova Emergenza.

Di Rutigliano Fabrizio

Nel 1991 con la fine dell’ Unione Sovietica la piccola provincia del Nagorno karabakh trovandosi purtroppo accidentalmente in un territorio che non era quello dell’Armenia ma del vicino Azerbaigian, come altri piccoli stati dell’area del Caucaso volle lanciare il suo progetto indipendentista.

Naturalmente, esso scatenò subito l’ira della giovane Azerbaigian che anch’essa dopo travagliate vicende storiche prende forma solo nel 1918 e poi incorporata nel 1920 in quella che era l’Urss.

Con la fine del blocco Sovietico 1991, nacque anche l’Azerbaigian.

L’ idea che la piccola enclave a maggioranza armena e cristiana “Nagorno Karabakh” potesse diventare uno stato indipendente del cuore dell’Azerbaigian certamente non poteva andarli giù, anche perché la stessa Azerbaigian è amputata a sua volta di un altro piccolo lembo di terra, la provincia del Nahicevan, che a sua volta si trova tra incastonata tra l’Armenia e l’Iran.

Nel 1994 scoppia tra tanti piccoli conflitti dell’area caucasica anche quella del Nagorno Karabakh, che tra alti e bassi ancora oggi è ancora in atto.

A mediare come forza suprema ci fu sempre la Russia, che anche per cultura e situazione geopolitica avrebbe dovuto tutelare la questione Armena, ma oggi se si è arrivati a questo punto significa che qualcosa si è rotto o per lo meno inceppato.

Nel 2020, in pieno Covid, ci fu l’ennesima escalation tra la repubblica armena e quella azera, che in due mesi finì con la vittoria degli Azeri supportati da anni dai fratelli Turchi.

Questo naturalmente portò un terremoto politico all’interno della piccola repubblica dell’ Armenia tanto da creare crepe nel governo.

Oggi siamo allo stesso punto, nella capitale armena da settimane ci sono forti manifestazioni tra i “pro” e gli “anti” Pashinyan.

L’ ex giornalista ora primo ministro del paese, viene condannato dal suo popolo di aver fatto poco per la piccola enclave del Nagorno Karabakh, addirittura lo si accusa di aver gettato la spugna perché esso è un armeno che non ha nessun rapporto personale e sentimentale con la piccola enclave.

Questo ovviamente è un fatto grave oltre che
un’ accusa pesante al governo che di certo sta portando la piccola enclave nelle braccia della nemica Azerbaigian.

E ben poco è servito lo sviluppo e la crescita del Pil dell’Armenia.

Qualche settimana fa, l’Armenia ha dirottato la sua attenzione verso gli USA attuando un esercitazione militare congiunta, tutto questo mentre la first lady del presidente armeno era a Kiev per dare sostegno e aiuti a Zelenski.

Una mossa questa molto provocatoria verso l’amica Russia e forse anche un po’ suicida.

Purtroppo neanche questo strizzare l’occhio verso l’ Occidente è servito qualcosa.

Mentre l’Azerbaigian sta vincendo su tutto il campo, ne dà Occidente e né dalla Russia si muove qualcosa a loro sostegno.

La storia si ripete. Sembra che gli armeni siano un popolo sfortunato, eppure la Chiesa dovrebbe sostenere la causa armena in quando essi sono parte della famiglia cristiana. Ora quanti monasteri secolari andranno persi se non distrutti?

Secoli di storia rischiano di sparire da un giorno all’altro.

A quando sembra, la piccola Azerbaigian sta tenendo per il collo tutte le grandi nazioni, come mai?
La risposta bisogna cercarla nel sottosuolo.

L’ Azerbaigian è ricca di gas, con la frenata del gas russo molti paesi europei devono approvigionarsi del gas proveniente dall’ Azerbaigjan che già da tempi orsoni vendeva a mezza Europa, e dunque come possono le democrazie europee in questo momento di crisi energetica riprendere l’ Azerbaigjan?

Riguardo poi la Russia, che potrebbe essere l’unica forse a poter fare la voce grossa su l’Azerbaigian fa poco o nulla.
Motivo?

Forse per non perdere l’amicizia con la Turchia, paese questo che pur essendo parte della Nato ha stretti legami con la Russia di Putin.

Insomma, l’Azerbaigian sta agendo nel momento giusto per completare il suo obbiettivo.

La domanda che viene da porsi a questo punto è :
Se non ci fosse stata la guerra in Ucraina l’Azerbaigian avrebbe potuto attuare ciò in modo esplicito?

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