Papa Francesco ha visitato nei giorni scorsi la Colombia, paese devastato da un lungo conflitto civile e diventato il simbolo dei paesi dominati dai trafficanti di droga, un paese che da molti e’ stato usato come esempio di quello che sta per diventare l’Albania. E da qui ha condannato fermamente il narcotraffico, le ingiustizie, la povertà, la violenza: «Penso al dramma lacerante della droga, sulla quale si lucra in spregio a leggi morali e civili», ha detto il Papa con forza, «questo male attenta direttamente alla dignità della persona e va corrompendo progressivamente l’immagine che il Signore ha plasmato in noi.
Condanno con fermezza coloro che hanno posto fine a tante vite e che hanno mantenuto e sostenuto uomini senza scrupoli. Non si può giocare con la vita dei nostri fratelli né manipolare la loro dignità. Faccio un appello perché si ponga fine al narcotraffico che l’unica cosa che fa è seminare morte e distruzione troncando tante speranze e distruggendo tante famiglie» . . . «quanto abbiamo omesso, permettendo che la barbarie si facesse carne nella vita del nostro popolo?
Gesù ci comanda di confrontarci con quei modelli di comportamento, con quegli stili di vita che fanno male al corpo sociale, che distruggono la comunità. Quante volte si “normalizzano”, si vivono come cose normali i processi di violenza, esclusione sociale, senza che la nostra voce si alzi né le nostre mani accusino profeticamente!».
Il Papa pensa al narcotraffico, ma anche «al dramma della devastazione delle risorse naturali e all’inquinamento in atto; alla tragedia dello sfruttamento del lavoro; penso ai traffici illeciti di denaro come alla speculazione finanziaria, che spesso assume caratteri predatori e nocivi per interi sistemi economici e sociali, esponendo alla povertà milioni di uomini e donne; penso alla prostituzione che ogni giorno miete tante vittime innocenti, soprattutto tra i più giovani rubando loro il futuro; penso all’abominio del traffico di esseri umani, ai reati e agli abusi contro i minori, alla schiavitù che ancora diffonde il suo orrore in tante parti del mondo, alla tragedia spesso inascoltata dei migranti sui quali si specula indegnamente nell’illegalità».
Infine, parlando del processo di pacificazione il Papa ha detto: «Abbiamo imparato che queste vie di pacificazione, di primato della ragione sulla vendetta, di delicata armonia tra la politica e il diritto, non possono ovviare ai percorsi della gente. Non è sufficiente il disegno di quadri normativi e accordi istituzionali tra gruppi politici o economici di buona volontà» . . . . «il soggetto storico di questo processo, è la gente e la sua cultura, non una classe, una frazione, un gruppo, un’élite. Tutti e le loro culture, tutta la gente. Non abbiamo bisogno di un progetto di pochi indirizzato a pochi, o di una minoranza illuminata o testimoniale che si appropri di un sentimento collettivo. Si tratta di un accordo per vivere insieme, di un patto sociale e culturale».
Papa Francesco ha parlato in Colombia, ma i suoi argomenti sembrano molto adatti anche ad altre realta’, in particolare a quella albanese.
Chissa’ se qualcuno qui vorra’ accorgersene./exit.al