Il 2025 è una prospettiva credibile per l’ingresso di Serbia e Montenegro, dice Mogherini. La porta si apre anche per Albania, Macedonia e Bosnia. Prima però ci sono dei nodi da sciogliere, Kosovo in testa. Lo sbarco di Hahn a Belgrado dà inizio a una vasta offensiva diplomatica
Di Valentina Brini, EstWest.EU
Mogherini punta a un lieto fine tra Pristina e Belgrado nel 2019 ma, ha avvertito il commissario Ue per l’allargamento Johannes Hahn, «Bruxelles non accetterà un nuovo Stato membro che non abbia risolto i propri conflitti bilaterali e ciò non è solo nell’interesse della Serbia, ma anche del Kosovo».
E le ombre sono anche più scure per gli altri della regione: alla Bosnia-Erzegovina si chiede una maggiore “volontà politica”, l’ex repubblica jugoslava di Macedonia è invece impegnata nelle trattative con Atene per risolvere la disputa sul nome, mentre in Albania la riforma della giustizia è sull’agenda delle priorità.
Le prime luci di Belgrado e Podgorica
Adesso che l’Unione Europea non si tira indietro, però, il destino dei sei Paesi è nelle loro stesse mani. Sceso dall’aereo che da Bruxelles lo ha portato a Belgrado, all’indomani della presentazione della strategia, Johannes Hahn ha fatto capire di trovarsi lì per portare buone notizie ai cittadini.
«Per la prima volta la Serbia ha ottenuto una data indicativa e in questo senso ha una reale prospettiva di aderire all’Unione e un’occasione unica di sfruttarla» ha detto. Il commissario resterà due giorni a Belgrado e poi si sposterà a Podgorica, a inaugurare un periodo che vedrà i leader dell’Unione sempre più impegnati nella regione, a partire da Jean-Claude Juncker atteso a fine febbraio.
La Bulgaria, presidente di turno, ha fatto dell’allargamento una delle priorità di questo semestre. Ad aprile usciranno le relazioni annuali della Commissione, con un pacchetto di allargamento che potrebbe permettere ad Albania e Fyrom di iniziare i negoziati, poi, a maggio, si terrà il vertice dei Balcani occidentali organizzato dall’Ue a Sofia ed eventuali decisioni del Consiglio europeo sono attese a giugno.
«L’Ue non deve fermarsi a 27 membri. I Balcani occidentali fanno parte dell’Europa» aveva evidenziato anche il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, a Belgrado pochi giorni fa, dicendosi ottimista sull’ingresso di Serbia e Montenegro nel 2025.
La strategia
Crocevia delle influenze di Russia e Cina, la regione balcanica sta particolarmente a cuore anche all’Italia, tra i partner economici più influenti. «Pochi Paesi come l’Italia sanno che la prospettiva europea dei Balcani è nell’interesse dell’Ue» ha evidenziato Mogherini. Nella sua strategia Bruxelles prevede, tra il 2018 e il 2020, sei misure concrete per sostenere la regione in settori che vanno dallo stato di diritto all’energia, dalla sicurezza all’agenda digitale, dalla lotta alla criminalità organizzata alle infrastrutture. A questo corrisponderà un aumento graduale dei finanziamenti pre-adesione erogati dall’Ue fino al 2020. E nel 2018, arriveranno nella regione già 1,07 miliardi di euro di assistenza, a liberare via via tutte le porte dei cardini ancora fissi.