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Artur Nura: Un caro saluto agli ascoltatori di Radio Radicale a cui per la rubrica Albania Italofona propongo un’intervista con sua eccellenza l’Ambasciatore d’Italia a Tirana, Alberto Cutillo. Grazie per aver accettato questa intervista gentile Ambasciatore.
S.E. Alberto Cutillo: Grazie, è un piacere.
Artur Nura: La prima domanda già preparata e quali sono state e sono le priorità del suo operato a Tirana per questi anni, oramai nel pieno dell’operato.
S.E. Alberto Cutillo: Io sono qui a Tirana da due anni e come tutti gli ambasciatori italiani e penso tutti gli ambasciatori in generale, noi riceviamo le nostre direttive dal Ministro degli Esteri. Quando io sono partito il ministro era Paolo Gentiloni, che poi è diventato Primo Ministro
Queste direttive sono chiare. Bisogna rafforzare il partenariato strategico, questo rapporto che dal 2010 è stato formalizzato tra l’Italia e l’Albania ma che io credo vada ben più indietro nei fatti, in realtà anni Novanta, che crea tra i nostri due Paesi il rapporto direi speciale, forse unico.
Quindi ho lavorato in questo senso. Noi diplomatici possiamo dare un certo slancio alle relazioni ma naturalmente chi può meglio di noi segnare un’accelerazione, un’intensificazione dei rapporti sono da un lato i vertici politici e dall’altro i cittadini, gli imprenditori, i turisti, le persone che fanno il quotidiano dei rapporti tra i nostri due Paesi. Io penso di essere in questo senso un ambasciatore fortunato perché meno di due mesi fa i due primi ministri si sono incontrati a Roma con una delegazione che includeva ministri e alti funzionari dello Stato. Hanno lanciato un nuovo slancio nei rapporti bilaterali e in tutte le aree.
Naturalmente c’è una grande attenzione a quella economica l’Albania un Paese che vuole crescere e ha bisogno dei partner internazionali. Essendo l’Italia di gran lunga il primo partner economico dall’Albania è naturale che quindi aspetti molto dall’Italia. L’Italia a sua volta, e gli imprenditori italiani, vedono in Albania delle opportunità e non vogliono lasciarsele perdere, quindi l’impulso dei due primi ministri è stato proprio quello di rilanciare questo rapporto. In particolare, a breve, non abbiamo ancora la data precisa ma dovrebbe essere a febbraio, ci sarà una missione di sistema. Una missione di sistema, lo spiego per gli ascoltatori che non conoscessero questa questo termine tecnico, è una missione imprenditoriale all’estero guidata da un esponente politico, il ministro o il sottosegretario in generale per lo sviluppo economico e per il commercio estero. Questo fatto un fatto importante perché è una missione che porterà sicuramente più di cento forse anche di duecento imprese italiane in Albania.
Se ne fanno solo un numero limitato all’anno e se uno guarda la lista dei Paesi per il 2018 salta agli occhi che l’Albania e l’unico paese piccolo diciamo. Tutti gli altri sono economie o molto grandi o comunque in forte crescita come alcuni paesi del golfo, per non parlare poi della Cina o di grandi altre realtà americane
Quindi credo sia una grande opportunità che non ci lasceremo scappare per dare nuovo impulso ai rapporti economici tra i nostri due Paesi.
Artur Nura: Gentile ambasciatore, da giornalista che segue le relazioni italo-albanesi da quasi vent’anni, io vedo che questa realtà italo-albanese, quella non istituzionale, va oltre la realtà istituzionale. L’ambasciata ha dei dati precisi sulla presenza imprenditoriale italiana, e sulla la presenza socio economica e culturale italiana in Albania?
S.E. Alberto Cutillo: Lei ha detto proprio bene. Le persone fanno i rapporti bilaterali più delle istituzioni. Le istituzioni possono incoraggiare, sostenere, ma poi il rapporto bilaterale lo fanno le persone.
Non c’è un obbligo di recensirsi come aziende italiane in Albania presso l’ambasciata quindi non possiamo avere la contabilità precisa.
Ne possiamo chiedere alle istituzioni albanesi, e lo stiamo facendo con particolare puntualità negli ultimi tempi di darci il quadro di quanto risulta a loro. Mi riferisco in particolare alla Banca d’Albania e all’nIstat l’Istituto di Statistica, però anche loro non hanno strumenti coercitivi, diciamo così, per conoscere la realtà. Se un’impresa, faccio un esempio banale, si costituisce ma poi di fatto non opera più questa impresa rimarrà comunque in un elenco di imprese che però in realtà non esistono. Quindi noi non possiamo accontentarci del dato che ci viene fornito grezzo da queste istituzioni, dobbiamo poi lavorare per capire quante delle realtà che ci vengono segnalate sono operative.
Abbiamo fatto questo lavoro e lo stiamo facendo e confidiamo anche di approfondirlo.
Ma possiamo dire con ragionevole certezza di recensire circa cinquecento imprese italiane o a capitale misto italiano e albanese che in questo momento operano realmente in Albania. E’ un numero secondo me importante ma è un numero che noi speriamo possa crescere.
E soprattutto noi confidiamo che possano unirsi alle tante piccole imprese oggi presenti anche imprese mediamente grandi che oggi sono piuttosto rare perché, con poche eccezioni, che lei sicuramente conosce, non abbiamo qui la grande impresa italiana.
Ecco, lo scopo della missione di sistema è sicuramente quello di generare nuovo interesse per l’Albania e quindi portare nuove imprese di tutte le dimensioni anche grandi a investire in questo Paese.
Artur Nura: Il suo gabinetto non ha a che fare con una comunità soltanto albanese ma ha a che fare anche la comunità italiane in Albania, visto che non sono pochi quelli che hanno scelto l’Albania per il proprio futuro imprenditoriale.
Associazione imprenditoriali come Confimi Albania in una recente intervista del suo presidente, sempre su Radio Radicale, lamentano di essere trascurate nonostante associno un discreto numero di aziende, evidenziando una carenza di rappresentanza di dialogo istituzionale. Quale politica intende seguire l’ambasciata d’Italia a Tirana per assistere e facilitare la rappresentanza delle imprese italiane in Albania
S.E. Alberto Cutillo: L’ambasciata sì è un organo istituzionale, ed è naturalmente neutrale nei confronti dei cittadini italiani. Ed è quindi aperta a sostenere tutti quelli che vengono qui con intenzioni positive per fare per fare business.
Un tratto tipico degli italiani forse è quello di cercare sempre la divisione piuttosto che l’unità. E questo per un ambasciatore è una ricchezza ma è anche una complicazione perché non è possibile umanamente diciamo gestire e mantenere rapporti con una pluralità di istituzioni. Quindi da parte nostra le porte sono aperte per tutti, però naturalmente non siamo sicuri di riuscire sempre a rispondere pienamente alle aspettative di tutti. Per cui noi invitiamo sempre all’unità
Di recente si è costituita Confimi Albania che è quindi l’emanazione albanese di un’associazione che ha sede in Italia e che rappresenta molte migliaia di aziende italiane.
In Albania onestamente io la presenza di Confimi non l’ho ancora apprezzata fondo perché da quando sono costituiti non posso dire di essere stato coinvolto quanto meno invitato a numerose attività da parte loro.
Non ho un elenco di quali siano queste imprese che lo costituiscono e quindi per me non è facile stabilire che cosa possiamo fare insieme. Le porte sono aperte se qualcuno degli esponenti di Confimi vuole propormi delle iniziative. Io e il nostro ufficio commerciale qui non siamo che ben lieti di raccogliere questo invito. Purtroppo, ad oggi questi inviti non sono arrivati.
Vorrei anche chiarire una volta per tutte che non abbiamo preferenze però le camere di commercio italiane all’estero sono degli enti disciplinati dall’ordinamento italiano.
Tra le tante cose, citerò solo questo aspetto, l’ambasciata d’Italia è chiamata a fare un rapporto annuale al ministero dello Sviluppo economico sul funzionamento della Camera di Commercio che esiste nel suo Paese.
Quindi non è una questione di preferenza, è una questione che abbiamo degli adempimenti di legge che dobbiamo rispettare, che fanno sì che noi dobbiamo monitorare con particolare attenzione l’attività delle Camere di commercio italiane all’estero
Nei confronti dei Confimi questo rapporto non esiste ma questo ripeto non esclude assolutamente che sul campo operativo della collaborazione si raggiungano risultati importanti.
Aspetto che Confimi faccia delle proposte, sicuramente le valuteremo con la massima disponibilità.
Artur Nura: Essendo testimone di un incontro dell’onorevole Garavini con il circolo Pd italiano, ho sentito lamentele da parte delle persone che erano presenti sulla mancanza degli inviti da parte dell’ambasciata negli eventi che organizzate, feste e altro. E’ per un fatto burocratico, o no?
S.E. Alberto Cutillo: Non è facile rispondere non sapendo chi sono le persone. Noi invitiamo tutti quelli di cui siamo a conoscenza. Quindi ritorna alle osservazioni di prima.
Se un’organizzazione non si fa viva, non ci manifesta le sue attività, per noi è anche difficile poi reciprocare e invitarli. Ma tutti gli imprenditori e il presidente di Confimi Albania una persona ben nota, la cui impresa, che fa spicco e io ho personalmente visitato pochi mesi fa. Quindi certamente non penso fosse lui a lagnarsi di questo perché abbiamo rapporti regolari ed è invitato come è giusto che sia a tutti gli aventi che noi facciamo.
Artur Nura: Torniamo ad altri argomenti. L’Italia è sempre stata il primo partner economico e politico dell’Albania, ma sembra che altri partner, europei e non solo, stanno cercando di far crescere la loro presenza economica e politica in questo Paese, almeno basato su dati forniti dall’Istat albanese, a cui ha fatto riferimento anche lei.
Secondo l’ambasciatore italiano a Tirana c’è il rischio che qualche altro Paese, europeo e non solo, sostituisca questo ruolo che ha sempre avuto l’Italia in Albania? E che secondo me è ben desiderato della volontà della maggioranza degli albanesi.
S.E. Alberto Cutillo: Il mercato per definizione è aperto e quindi tutti i partner sono benvenuti in Albania. Io, se mi mettessi per un attimo nei panni dei dirigenti albanesi, vedrei con favore l’esistenza di altre possibilità il business oltre l’Italia.
Vorrei ricordare solo un dato. Oggi il 60% delle esportazioni albanesi va in Italia. È un dato impressionante, come italiani ne siamo lieti, ma trovo naturale che nel tempo questo dato cambi. Perché è giusto che l’Albania cerchi nuovi mercati di sbocco e nuovi clienti in tutto il mondo.
Come Italia cercheremo di contrastare questo e di mantenere il ruolo che abbiamo attualmente ma vedo nella natura delle cose che l’Albania si apre sempre di più anche a mercati lontani a mercati diversi da quelli tradizionali.
Sarà la qualità dei nostri imprenditori quella che alla fine farà la differenza e confermerà il ruolo diciamo di primo piano che ha l’Italia.
Ripeto, non vediamo un trend negativo. Ci sono altri imprenditori di altri paesi ma non abbiamo mai pensato che l’Albania dovesse avere un rapporto esclusivo con l’Italia, che sarebbe comunque un impoverimento sia per l’Albania ma anche poi di riflesso esterno.
Artur Nura: Pochi anni fa, gentile ambasciatore, la lingua italiana in Albania era molto presente nel piccolo schermo. Parlo di canali tv locali, della presenza estesa dei canali tv italiani in Albania, dei prodotti cinematografici americani che per gli albanesi erano trasmessi in lingua italiana e che oramai sembrano essere sostituiti dai prodotti cinematografici turchi e della lingua turca.
L’ambasciata, e la Farnesina, permetterà che tale investimento della cultura italiana e della popolarità della lingua italiana in questo Paese, provo a dirlo in modo diplomatico, sia eclissata?
S.E. Alberto Cutillo: Anche qui vale un discorso simile a quello che abbiamo appena fatto. Credo che l’Albania degli anni novanta guardasse quasi solo all’Italia pochi e pochi altri paesi per aprirsi al mondo. La facilità anche con cui potevano essere ricevute le onde Radio e televisive dall’Italia faceva sì che naturalmente i programmi italiani avessero un ruolo preponderante.
Poi la tecnologia ha fatto sì che adesso i canali vengono diffusi in maniera diversa. L’economia fa sì che i canali che prima erano gratuito adesso siano a pagamento e quindi il mercato di nuovo ha cambiato le regole.
Io credo che i prodotti italiani, io guardo poco la televisione ma vedo ancora dei prodotti italiani. Mi dicono che prima ce n’erano di più e non stento a crederlo, ma nel tuttora ne vedo e comunque mi sembra che tuttora l’Italia e il mondo dell’informazione italiano sia un punto di riferimento per tanti albanesi.
Quanto alla diffusione della lingua, il punto che lei solleva e che molti sollevano mi lascia un po’dubbioso. Le spiego la mia teoria preannunciando che ho intenzione di fare un sondaggio qua e quindi non ho ancora la risposta certa.
Io ho l’impressione che di nuovo l’Albania di 25-30 anni fa era un Paese in cui pochissime persone parlavano lingue straniere in generale. L’insegnamento era limitato a pochissime lingue.
Artur Nura: In modo autodidatta, la maggior dei giovani parlava una, due o tre lingue…
S.E. Alberto Cutillo: Infatti, è questo il mio ragionamento. C’era un apprendimento soprattutto spontaneo delle lingue e per motivi sia pratici sia che concreti, di opportunità concrete, evidentemente l’italiano aveva un ruolo particolare.
Oggi questa possibilità di apprendere le lingue e molto più ampia. Intanto l’insegnamento a scuola, nelle università è aumentato, sono offerte varie lingue. Tutti possono viaggiare cosa che un tempo era proibita addirittura e quindi perché andare solo in Italia.
Di nuovo, nei panni di un esponente politico albanese mi preoccuperei se tutti gli albanesi si limitassero a visitare il Paese al di là dell’Adriatico. Quindi capisco che c’è anche una politica invece che cerca di portare gli albanesi a conoscere altre lingue, altre realtà.
Detto questo, e ricordando sempre che l’inglese è ormai la lingua franca universale da diversi decenni. E anche a dispetto della Brexit lo rimarrà per il tempo che possiamo immaginare.
Vorrei ricordare questo fatto. Oggi abbiamo più di dieci mila albanesi che studiano nelle università italiane. Alcuni di questi vivono anche in Italia, ma molti, noi stimiamo almeno due mila, vivono o meglio vivevano in Albania fino a quando sono andati all’università.
Vorrei ricordare che solo in questo momento di questi dieci mila, circa sei mila hanno borse di studio offerte dall’Italia, dal governo e dalle regioni.
Quindi è un’opportunità molto importante che viene data ai giovani albanesi di arricchire il loro bagaglio educativo e culturale.
Questi albanesi, molti di questi tornano in Albania e parlano un italiano perfetto.
Io mi complimento con lei per il suo italiano ma molti albanesi che appunto lo hanno appreso in maniera autodidatta non lo parlano così bene. Riescono a farsi capire ma non hanno una padronanza della lingua che invece trovo in tantissimi giovani.
Quindi io vorrei ore andare un po’ contro questo cliché del calo della conoscenza dell’italiano. La differenza è che oggi l’italiano ha dei concorrenti. E sicuramente l’inglese ha un livello di diffusione tra i giovani molto alto.
Artur Nura: Io stavo parlando di concorrenti politici. Vi faccio un esempio personale. Io l’ho imparato come lei ha giustamente menzionato, tramite RAI e Mediaset. Ma ho sentito mia figlia, di tredici anni, augurarmi ‘buon appetito’ in lingua turca, perché il piccolo schermo oramai non parla più l’italiano, parla il turco. Perché dietro c’è il governo turco che sta investendo politicamente sulla cultura turca in questa regione.
S.E. Alberto Cutillo: Io non conosco delle politiche culturali di altri paesi e troverei perfettamente normale che questi promuovano la loro lingua e la loro cultura e che investano delle risorse per questo.
Quello che sto dicendo e che trovo normale una concorrenza e quindi sarebbe strano se anche oggi, nel 2017 e quasi nel 2018, l’italiano fosse l’unica porta sul mondo per il cittadino albanese che vuole internazionalizzarsi.
Quindi è normale che ci sia questa concorrenza, però non credo e spero appunto di poter condurre l’anno prossimo questo sondaggio, che il turco sia parlato quanto l’italiano in Albania.
Ancora no. Ma io credo che abbiamo buone speranze che l’italiano rimanga comunque la lingua straniera più diffusa.
È una tendenza democratica, la gente impara le lingue che ritiene più utili, più belle. Sceglie liberamente, non possiamo pensare di costringere qualcuno a imparare una lingua.
Io credo che l’italiano, lo dico un po’ senza così senza modestia, che sia una lingua molto bella, ma poi anche molto utile. Non ci dimentichiamo quello che dicevamo prima sul commercio. Non ci dimentichiamo che uno dei settori trainanti per i giovani albanesi e quello dei call center o comunque dei centri che danno informazioni di vario tipo e lavorano prevalentemente in lingua italiana, anche se non soltanto in lingua italiana
Quindi c’è una domanda di italiano anche per motivi di lavoro che è importante e che continuerà quindi ad esserci. Non mi scandalizzo se altri Paesi mettono in atto delle politiche di promozione della loro lingua dalla loro cultura. È una competizione alla quale andiamo incontro molto sereni.
Artur Nura: La domande era fatta da un cittadino albanese italofilo, questo va ricordato.
S.E. Alberto Cutillo: Ma noi sappiamo che come lei fortunatamente ci sono tanti cittadini albanesi. Però ripeto, non penso che contrastare altre lingue, altre culture, sia innanzitutto possibile e sia comunque nell’interesse degli albanesi. Penso albanesi hanno la possibilità di scegliere. Chi vorrà imparare l’italiano continuerà a poterlo fare. Ricordo incidentalmente che solo nelle scuole sono ottanta mila gli studenti che studiano italiano. Una cifra che ripeto, a parte l’inglese, nessun’altra lingua può vantare.
Artur Nura: Se poi viene offerto l’insegnamento del turco…A gratis…
S.E. Alberto Cutillo: A gratis, benissimo. ognuno è libero di fare delle le attività di promozione che crede. Non sono preoccupato. Anche guardando i dati in crescita dell’insegnamento dell’italiano nelle scuole e nelle università credo che siamo attrezzati per far fronte a questa concorrenza.
Vorrei ricordare che se altri Paesi investono magari con programmi televisivi o quant’altro, noi investiamo con la formazione. Noi abbiamo in questo momento otto lettori italiani nell’università. Personale che viene dall’Italia, madrelingua, docenti pagati dal governo italiano per rafforzare l’insegnamento dell’italiano nelle università.
Abbiamo le cosiddette sezioni bilingui in tre città albanesi. Dalla scuola media fino alla fine delle scuole ci sono delle sezioni in cui si studia in italiano non soltanto la lingua italiana ma alcune materie curricolari.
Anche questo è un investimento che si fa inviando docenti dall’Italia e sono tutti investimenti che fa il governo italiano.
Potrei anche citare la traduzione dei libri, le continue attività culturali che vengono organizzate. Anche noi investiamo molto per la lingua e la cultura italiana in Albania. Usiamo forse strumenti diversi.
Da noi i canali televisivi sono privati, la RAI ha una sua politica indipendente da quella del governo, non possiamo imporre a nessuno di loro di trasmettere programmi in Albania o di mandare il loro sceneggiati su questo mercato. Lo fanno se il mercato, se le condizioni economiche sono vantaggiose.
Però ripeto che facciamo un investimento molto importante in cultura e lingua e sono fiducioso che la lingua italiana rimarrà in cima alle lingue più amate e più studiate dagli albanesi.
Artur Nura: Gentile ambasciatore, vorrei chiederle una considerazione sulla riforma giudiziaria in Albania. Come la vede l’ambasciatore italiano. Sta funzionando bene, può essere meglio. Lei è un ottimista, crede che la nostra società avrà più giustizia di prima? Tengo a sottolineare che lei rappresenta un Paese che ospita oltre mezzo milione di albanesi e la domanda conta anche in vista di un’apertura dei negoziati di adesione all’Unione Europea. Il nostro governo dovrebbe sostenere maggiormente il rispetto del principio di separazione dei poteri tutelati dalla Costituzione. Oramai c’è stata la votazione in Parlamento, una votazione contestata da parte dell’opposizione. Lei come vede questa riforma importantissima nella via dell’integrazione europea dell’Albania?
S.E. Alberto Cutillo: Non c’è dubbio che la riforma della giustizia è un passaggio fondamentale per l’Albania.
Da un lato, come ricordava lei, perché è una delle priorità individuate dall’Unione Europea per poter aprire i negoziati di adesione, però io vorrei dare anche oltre, avendo un po’ in questi due anni potuto misurare, sia pure indirettamente e non su di me in prima persona, le inefficienze del sistema giudiziario albanese.
Queste hanno un impatto drammatico sulla vita dei cittadini e delle imprese. Torniamo anche al discorso di prima. La disponibilità di un investitore straniero e quindi anche italiano a investire in questo Paese è anche collegata alla funzionalità del sistema giudiziario.
Quindi questa riforma e comunque indispensabile per il bene del paese.
Sull’aspetto dell’affievolimento della separazione dei poteri bisogna stare attenti. È un rischio, che però è stato in parte accettato perché non dimentichiamo che una delle fasi cruciali appunto appena iniziata, che è quella del cosiddetto vetting dei giudici ha richiesto non a caso una modifica dalla Costituzione proprio per prevedere una sorta di sospensione, sia pure temporanee, ma parliamo di nove anni, quindi un lungo periodo di tempo, in cui di fatto la magistratura non è indipendente.
Cioè è sottoposta a un controllo esterno. Questo controllo non è, si badi, del governo perché questo sarebbe effettivamente contrario a tutti i principi democratici, però di istituzioni queste preposte al vetting, che avranno un potere quindi di addirittura dismettere giudici, quindi un’interferenza molto forte nell’autonomia nell’indipendenza e dalla magistratura.
È una misura estrema, si può discutere se sia opportuno o meno, però oramai è un fatto che è stata accettata. Anche la commissione di Venezia, che è stata chiamata a esprimersi sulla riforma costituzionale, ne ha discusso e alla fine ha ritenuto accettabile proprio per la eccezionalità della situazione questa temporanea diciamo violazione del principio di indipendenza della magistratura.
Quindi io credo che sia un rischio calcolato, che speriamo dia i suoi frutti. Perché adesso è indispensabile che questa riforma entri effettivamente nel pieno del suo funzionamento.
Quanto in fine alla nomina del Procuratore generale che lei citava certamente è un peccato che non si sia potuto attuare nei tempi previsti la riforma e quindi avere adesso la nomina di un procuratore secondo le nuove modalità.
Artur Nura: Senza fare il vetting quindi.
S.E. Alberto Cutillo: Esatto. Purtroppo i tempi non hanno non hanno consentito di farlo. Io credo solo questo che sarebbe stato bene scegliere in maniera consensuale il procuratore, anche se tutto sommato ce lo siamo già detto, questo procuratore non ha i poteri che aveva il precedente, è una figura temporanea, ma naturalmente comunque una figura importante.
È temporaneo ma nessuno sa dirci quanto durerà e a volte le situazioni temporanee possono anche protrarsi nel tempo. Quindi, nel bene dell’Albania sarebbe stata opportuna una scelta consensuale, una scelta che quindi non creasse divisioni.
Purtroppo, e qui diciamo i partiti politici tutti si devono interrogare sulle rispettive responsabilità, purtroppo non si è arrivati invece a questo tipo di scelta.
La persona che è stata scelta, al di là dei suoi meriti professionali che sono sicuramente tanti e che quindi non devono inficiare poi il suo lavoro, è stata scelta soltanto da una parte politica e questo credo sia stata un’occasione sprecata
Artur Nura: La ringrazio di cuore, gentile Ambasciatore, anche per essere così sincero. Almeno così lo definisco io.
S.E. Alberto Cutillo: Grazie a lei.
Da Tirana, per Radio Radicale, Artur Nura.