Da Lavderim Lita
Il canale d’Otranto è diventato un’autostrada della droga. Immense piantagioni di marijuana sono tornate a coprire centinaia di ettari delle campagne albanesi. Il canale d’Otranto è un tratto di mare che si attraversa facilmente e velocemente con i motoscafi, ma anche con aeroplani. Solo di pochi giorni fa, un Piper Pa 32 con meno di 10 anni di vita, fa un misterioso atterraggio a Durazzo e si sospetta sia parte di un giro internazionale di narcotraffico.
Il fenomeno della coltivazione della cannabis sativa in Albania ha assunto ormai dimensioni spropositate, come mai prima d’ora. Nonostante nel 2014 la polizia albanese sia riuscita ad entrare per la prima volta a Lazarat, villaggio simbolo della produzione di marijuana a ridosso del confine con la Grecia, il fenomeno della coltivazione delle piante di cannabis sativa non si è mai fermato nel paese. La Procura Generale sta esaminando in questi giorni un rapporto presentato dai servizi segreti sui luoghi e gli individui coinvolti nella coltivazione.
L’opposizione di centrodestra guidata da Lulzim Basha ha accusato le autorità ed i dirigenti della polizia non solo di aver permesso che il fenomeno della coltivazione della marijuana si estendesse su tutto il territorio del paese, ma anche di essere direttamente coinvolti nel narcotraffico. “Gli agenti della polizia di Stato ottengono il 30 per cento del profitto dagli affari legati alla marijuana”, sostiene Enkelejd Alibeaj, incaricato del Partito democratico per le questioni della sicurezza. Recentemente alcuni poliziotti sono stati arrestati proprio per la coltivazione di cannabis.
Da parte sua, il ministero dell’Interno ha replicato considerando le accuse dell’opposizione “vergognose diffamazioni”. La polizia albanese ha annunciato di aver intrapreso una massiccia operazione nel nord e sud del paese per contrastare la coltivazione di marijuana, impegnando oltre 400 agenti e unità delle forze speciali. I dati globali parlano di oltre 1,2 milioni di piante di cannabis sativa distrutte in tutto il paese finora. Un dato di gran lunga superiore a quello del 2015, che conferma il trend in crescita di quest’anno. “La superficie coltivata è 5 volte maggiore di quella dello scorso anno, mentre i dirigenti della polizia locale in molti casi coprono le attività dei narcotrafficanti dividendosi tra di loro i proventi”, sostiene ancora l’opposizione.
Gli interventi della polizia albanese sono coadiuvati dalla Guardia di Finanza italiana, che sta effettuando voli di ricognizione sul territorio albanese per identificare le piantagioni di marijuana, grazie ad aerei dotati di attrezzature ad hoc. Nell’entroterra albanese la Guardia di Finanza avrebbe scoperto nel 2014 la presenza di circa 500 piantagioni di marijuana.
Non è la prima volta che le autorità albanesi intraprendono una lotta senza quartiere, almeno sulla carta, alla coltivazione della cannabis. Il primo tentativo non era stato particolarmente fruttuoso. Gli esiti del secondo sembrano, sostiene l’OCCRP, essere più incoraggianti. Nel caso venisse completamente sradicato il business della cannabis albanese, sarà interessante capirne le ricadute sull’economia del paese/eastjournal.net