Da Roberto Spagnoli
Il mio ricordo personale di Dario Fo risale alla fine degli anni ’70 (credo 1977 o 78). Allora a Verbania facevamo Radio Verbania 101, una radio libera nata nell’ambiente della nuova sinistra. Quell’estate, per autofinanziarci, organizzammo uno spettacolo con Dario Fo che, al campo sportivo di Intra, fece Mistero Buffo.
Era lui solo in scena, vestito di nero, sul palco spoglio e con le sole luci bianche, ma non serviva altro. Aveva una presenza scenica totale e con i gesti, il volto, la voce e i movimenti faceva tutto: protagonista, antagonista, ruoli minori, coro. Riusciva a farti vedere anche scene e costumi.
Fu un successo. Noi incassammo un po’ di soldini che ci servirono per comprare qualche attrezzatura nuova e lui riuscì anche a raccogliere soldi per il Soccorso Rosso.
Purtroppo ho perso il manifesto di quella serata e non ho neanche una foto, ma il ricordo è rimasto intatto.
Indipendentemente dal giudizio sulle sue idee politiche o dall’apprezzare o meno il suo modo di fare teatro, Fo è e resta una delle più grandi personalità della cultura italiana e, a mio giudizio, un Nobel del tutto meritato.