Artur Nura: Un caro saluto agli ascoltatori di Radio Radicale a cui propongo per la rubrica Albania Italofona, un intervista con la Signora Sonila Alushi, albanese, che vive da molto tempo in Italia. Grazie per aver accettato quest’intervista!
Sonila Alushi: -Grazie a voi!
-Intanto Sonila vorrei portare all’attenzione dei nostri ascoltatori, la tua esperienza, diciamo italo-albanese, visto che parliamo proprio di una realtà italo-albanese. Lei quando è che ha lasciato l’Albania?
-Io lasciai l’Albania nel 1998, in seguito ai problemi sociali ed economici che aveva l’Albania in quel momento, e se posso chiamarla una specie di guerra civile che noi abbiamo vissuto. Quindi l’insicurezza che si creò in quel periodo per tutti noi giovani. Allora lasciai optando per l’Italia visto che conoscevo già la lingua e un po’ anche la cultura italiana.
-Era difficile questa avventura, o hai avuto qualche appoggio?
-Ho avuto l’appoggio dei miei familiari, particolarmente da mio zio e mio fratello, per poi continuare la mia strada da sola. Il primo anno iniziale questo.. Mi sono iscritta all’Università di Bergamo alla facoltà di Lingue e Letterature Straniere e poi cambiai in Scienze dell’Educazione. E poi proseguì con il lavoro e feci tutt’altro di quello che studiai …
-Intanto lei ha un business lì, o è assunta da qualche Azienda? Qual è la vita che fa?
-Beh, adesso ho potuto realizzare uno dei miei sogni, perché ho tanti progetti e tanti sogni, e uno di questi è stata l’Azienda. In questo momento sono co-titolare di tre aziende con mio marito, due delle quali si occupano di edilizia e una di servizi vari del terzo settore. Quindi abbiamo coperto proprio quei buchi che in Italia si sono creati negli ultimi anni, senza fare concorrenza agli autoctoni ovviamente.
-Complimenti! Intanto io vedo, da giornalista professionista diciamo, vedo che ha una vita sociale molto dinamica! Sei sempre presente su reti sociali, su argomenti politici e, se non mi sbaglio, sei anche presidente di una Fondazione!
-Sì, oggi sono Presidente della Fondazione MIGRA che mira proprio a fare rete con tutte le associazioni che lavorano in Italia da anni. Io, da sola prima anche prima, precedentemente alla Fondazione MIGRA, ho fatto volontariato in diverse associazioni in Italia. Quindi ho potuto fare pratica e conoscere bene la comunità albanese la quale mi ha sostenuto e mi sostiene tutt’ora e che io ringrazio, approfitto per ringraziare. E poi tramite il mio lavoro in proprio, le mie attività insomma, ho potuto dedicare sia tempo, che anche a livello economico, al lato sociale che io chiamo il lavoro dell’anima. Perché il lavoro del pane è quello delle aziende, e questo è il lavoro che mi da maggiore soddisfazione. Questo anche perché, per esperienza personale, ho vissuto un po’ di situazioni difficili di pregiudizio (sì, sì, sì), e quindi cerco di aiutare insomma chi si è trovato nella mia stessa situazione, aiutando sempre per quello che possiamo, specialmente con MIGRA.
-Parliamo anche di due eventi concreti della tua vita sociale. Qual è stato il tuo ultimo evento fatto in Italia, e qual è stato l’ultimo evento fatto a Tirana? Non lo sanno i nostri ascoltatori …
-Le mie ultime due attività, molto vicine l’una con l’altra, come MIGRA abbiamo potuto partecipare a Roma in una conferenza che ha organizzato la rivista Confronti e dove abbiamo parlato di Donne. Della donna albanese , com’era precedentemente, com’è ora e le prospettive. Ho potuto parlare della donna albanese in Italia, come business, come imprenditoria. Un tema che mi sta molto a cuore. Ed è andata molto bene perché abbiamo potuto fare rete con altre associazioni, con altre rappresentanti, con altre attività, quindi sono molto soddisfatta per quelle attività che è andata molto bene perché abbiamo avuto anche le impressioni di chi ha seguito e sono molto felice.
-C’è stato anche un saluto di…?
-Sì, sì abbiamo avuto il saluto della nostra Presidente della Camera Laura Boldrini e anche della Presidente della Fondazione Nilde Iotti che è la Signora Livia Turco. Quindi è stato un onore per noi. Due donne che seguiamo e che sono un esempio.
-Da donna albanese, perché sicuramente c’è una differenza tra una donna albanese e una donna italiana, come le vede oggi, tornata a Tirana, con un evento come il Summit della Diaspora, le donne dell’Albania al confronto con le donne Italiane?
-Beh, il giorno d’oggi io non vedo tante differenze, devo essere sincera! Io credo che in tutt’e due le nostre società, sia quella albanese, che quella italiana, il maschilismo è ancora dominante! Purtroppo è ancora dominante. Certo, l’Albania, si sa, è un pochino più indietro, però a livello di energia, di potenziale e di come le donne reagiscono, sia qua che là, non vedo grandi differenze. Certo, riguardo alle possibilità, ovviamente qui, abbiamo ancora una lunga strada da fare. Ma anche in Italia ne abbiamo.
-Riguardo all’evento realizzato a Tirana, qual è, quale esperienza ha portato lei al confronto di chi ascoltava.
-In questo grande evento che si è organizzato a per la diaspora, io ho potuto legare, ho potuto comunicare con diverse associazioni proprio per fare rete. Cioè proprio quello che come MIGRA, noi miriamo. A prescindere dal fatto che abbiamo potuto discutere con le autorità, con le istituzioni, molte problematiche che ci stanno a cuore e si spera che vadano tutte a buon fine, e ci lavoreremo perché non molleremo qui, non lasceremo qui. Per noi non è stato solo un evento mediatico, bello e tutto il resto…
-Il nostro Presidente sa fare eventi bellissimi comunque…
-Ma certo e ci stanno e anche i premi ci stanno perché è giusto che la gente, le persone che hanno lavorato per anni nel campo vengano premiate perché è anche incoraggiamento per noi altri, per fare meglio, no? Quindi tutto questo era buono, certo non deve fermarsi qui e noi dobbiamo fare la nostra parte perché non si fermi qui.
-Vorrei avere una considerazione tua al confronto di immigrazione, emigrazione, o se parliamo degli anni ’90 (lei è andata in Italia un po’ più tardi), comunque, oramai c’è chi dice che l’Albania è diventata la nuova America degli italiani. Secondo la tua esperienza, condividi questa definizione, oppure no?
-“La nuova America” io non l’ho mai condiviso anche quando si parlava dell’Italia. Perché poi le illusioni sono una cosa, e la realtà è un’altra. Non nego assolutamente che in Albania ci sono ancora un sacco di problematiche da risolvere e che è normale che sia così perché è un processo e non abbiamo ancora concluso un sacco di cose che riteniamo utili. Però, ci sono delle cose che l’Albania offre e che l’Italia non offre: in ambito lavorativo la crescita, la possibilità, portare qui l’esperienza, la nuova energia. Qui siamo un paese giovane che ha voglia di fare, ha voglia di migliorare e quindi da italiani si può dare tanto all’Albania, ma si può anche prendere dall’Albania. Per quanto riguarda l’Italia, credo che … è il mio Paese, l’Italia è il mio Paese, l’Albania anche è il mio Paese..
-Hai due patrie, no?
-Assolutamente, ho due case, lo dico sempre.
-Chi ami di più?
-No, si può fare, non si può chiedere se ami di più mamma o papà, è una domanda scomoda!
-Ok, come vede oggi la comunità albanese in Italia, da una persona che è dinamica nella vita sociale e politica? Se ricordiamo, negli anni…, anche nel ’98, diciamo che gli albanesi non erano quelli che sono oggi, no? Sono più integrati, come vede il presente e il passato?
-Di sicuro dopo 25 anni di immigrazione albanese in Italia, ci sono tantissimi progressi, ma devo dire che non sono recenti. Recentemente è cambiata l’immagine, che è una’altra cosa. Gli albanesi sono integrati da tanto tempo, da più di 10 o 15 anni, io direi.
-Ma non sono più pregiudicati come prima diciamo…
-E’ cambiato il modo in cui, specialmente i media, si pongono nei confronti della comunità albanese per tante ragioni: un po’ perché tanti personaggi hanno fatto in modo, mettendo la loro vita sulla piazza, per fare esempio e per fare vedere che non c’è solo la cronaca nera albanese, c’è anche quella bianca se posso dirla così. Quella normale, non proprio di successo, ma la vita normale che fanno tutte le persone normali italiani e non italiani. Quindi da questo punto di vista tante persone hanno aiutato. Ma anche i media stessi, dopo un po’ hanno cercato l’esempio positivo e di questo mi fa piacere. Non tutti i media, ma si sta cambiando. E poi c’è anche il fenomeno “religione musulmana” : purtroppo l’attenzione si è spostata e noi non siamo più nel mirino.
-Ma dovranno sapere che non siamo la prima esperienza laica di uno stato dopo la caduta dell’ Impero Ottomano. E questo vuol dire tanto…
-Assolutamente sì. Non abbiamo un sacco di problemi innegabili, ancora tante cose da risolvere, ma abbiamo un esempio che possiamo portare nel mondo che è la convivenza religiosa e che credo non ci sia da nessun’ altra parte nel mondo.
-A parte in India
-A parte in India, che però un è paese molto più grande. Comunque qui credo che sia un esempio molto buono da portare avanti almeno in Europa perché in Europa lo incontriamo un po’ difficilmente insomma.
-A quanto vedo stai analizzando come una giornalista. E hai avuto delle esperienze simpatiche da giornalista. Mi ricordo che hai inziato con Albania News.it E poi hai avuto anche altre esperienze-
– Esattamente ho iniziato a 18 anni con una rivista per giovani a Tirana dove ho scritto i miei primi articoli che sono andati bene, ma poi io ho deciso di partire ed ho smesso per un po’ di inseguire questo sogno che è il giornalismo. Ma poi ci sono ritornata però, appena ho sistemato le priorità della mia vita. Perché io sono anche mamma di due bambini che è anche il mio lavoro principale (avrei dovuto dirlo da subito) e anche il più difficile. L’impegno più grande. Insomma ho fatto questa prima esperienza, poi in Italia ho cercato di dare il mio meglio e alla fine siamo riusciti, sono riuscita e sono stata accolta da questo gruppo di fondatori che sono i ragazzi di Albania News e da lì ho cominciato i miei primi passi nella promozione della comunità albanese in Italia. Perché è stato questo fondamentalmente il nostro obbiettivo: parlare di casi positivi, parlare di noi, e in fatti noi scriviamo in italiano.
-Lo facciamo da 20 anni tramite Radio Radicale, però non è facile.
-No, assolutamente, ma non ci scoraggiamo.
-Un esperienza che vorrei riportare all’attenzione dei nostri ascoltatori di Radio Radicale, è anche la tua visita in Grecia per parlare della minoranza dei çam, se non mi sbaglio.
-Sì, ho queste origini che fanno di me quella che sono, alla fine, perché le radici sono importanti. I miei nonni, da ambedue le parti, cioè da ambedue i genitori vengono da questa regione che oggi è Grecia e che fino a ieri era Albania. Fino a ieri parlo di 70 e pochi anni fa. Sì, sì, dopo la conferenza di Londra, come sappiamo, questa parte dell’Albania è stata annessa alla Grecia. E insomma io ho queste origini, sono stata cresciuta con queste storie, con i racconti del genocidio che ancora oggi non viene riconosciuto nel resto dell’Europa. Quindi ho potuto parlare, ma non politicamente, perché “Radici” di RAI 3 che è l’altra faccia dell’immigrazione, ha parlato della mia storia personale e nella mia storia personale io non potevo non parlare delle mie radici.
-Normale. Ti faccio i complimenti, perché da persona che sono sempre stato vicino a questa causa, sicuramente il vostro reportage era bello. L’ho seguito con attenzione e poi ho seguito anche l’eco a Tirana di questo reportage e per quanto mi ricordo, ti hanno intervistata, no?
-Sì sì sì e sono stata molto contenta di questa cosa, perché di questa causa, anche se indirettamente diciamo, se possiamo dirla in questi termini, è la prima volta che se ne parla fuori dai confini albanesi.
-Non è la prima volta, lo hanno fatto i radicali nel Parlamento Europeo diverse volte. Hanno invitato una delegazione di politici di questa minoranza quando nessuno ci parlava, così che è una delle volte.
-Sì, assolutamente è stata una delle volte, però essendo che in questo caso si trattava di televisione, è stata vissuta in un modo mediatico un pochino più forte. Quindi paliamo più dell’eco e questa volta l’eco è stato più forte, almeno per la maggior parte delle persone, sia a livello mediatico che a livello personale e di comunità, è stata la prima volta che sentivano. Proprio per questa rete che oggi funziona diversamente e sappiamo che comunque la tv, ha un eco diverso insomma, dalla radio.
-Ultima domanda e lo faccio a tutti quelli che vengono. Nel tuo caso so che parti domani, e la domanda è quando torni?
-Ma torno presto. Io ormai mi muovo tra l’Italia e l’Albania, siamo vicini, siamo molto più vicini di quello che si pensava e di quello che eravamo prima da tutti i punti di vista. Anche culturalmente oggi siamo molto più vicini e per fortuna è arrivato il momento di poter dare di più all’Albania, quindi verrò molto più spesso di prima.
-Complimenti e condivido totalmente. Grazie di questa intervista interessantissima. Anche lei è interessante!
-Grazie, grazie a lei, grazie a tutti.
-Da Tirana per Radio Radicale, Artur Nura.