Da Carlo Alberto Rossi
Ancora una volta, con lo spessore e la coerenza logica che contraddistingue sempre le tue riflessioni, nel tuo pezzo “Come sostengo la protesta” hai messo “su carta”, in modo chiaro e leggibile, il pensiero tuo e, credo io, di moltissimi altri cittadini albanesi.
Tanti guardano alla protesta, attratti dalla loro condivisione dell’analisi della situazione albanese attuale, ma, timorosi di essere ancora una volta usati da demagoghi speculanti o da capipopolo di professione, girano attorno alla “nave” senza salire e senza spingere.
Ma molti di coloro che osservano la protesta segretamente sperano che qualcun’altro lo faccia, che sia qualcun’altro ad assumersi la responsabilita’ di far cessare questo scempio sociale, economico e politico che compromette in modo quasi definitivo le speranze di tutti di poter vivere e prosperare in questa terra, che siano altri ad aggiungersi alla protesta per sbloccare lo stallo politico attuale, per far pendere la situazione a favore di un vero rinnovamento, per costruire la “seconda rebubblica” di questa mai nata fase democratica.
E se tutti resteranno a guardare, vinceranno quelli che speculano sulla inerzia sociale albanese, sull’atavico timore di esporsi, sulla sostanziale pacificita’ e passivita’ del popolo albanese, poi tutti insieme ci lamenteremo del mancato risultato, dell’occasione mancata, e sconsolati riprenderemo i nostri segreti progetti di emigrazione.
Ancora una volta la politica in Albania sara’ stato il “campo d’azione” riservato esclusivamente ai temerari, ai prevaricatori, agli arroganti, o in definitiva, a quelli che vivono come se non avessero niente da perdere. E tutti quelli piu’ composti, civili, prudenti e razionali, ma incapaci di rischiare, torneranno al loro ruolo abituale di “anime belle”, di eterne vittime, di “sudditi” non ancora “cittadini”, di soggetti ad obblighi ma non ancora titolari di diritti.
Dimmi, Fatos, ma tutti questi “sudditi”, di fatto incapaci di diventare “cittadini”, che cosa hanno da perdere? E ancora, secondo te, cosa manca alle “anime belle” per poter esprimere a voce alta il loro dissenso, o meglio, cosa serve alle “anime belle” per potersi compromettere, e partecipare alla costruzione di un sistema politico almeno accettabile?
Io ho sentito (e letto) piu’ volte Lulzim Basha, per ora l’unico a cui si possa attribuire la leadership della protesta in corso, dichiarare che il “suo” partito aveva riflettuto, e riconoscere di aver fatto in passato, come partito e forse anche come persone, molti errori, e che tali errori avevano contribuito a portare il paese nella deprecabile situazione di oggi.
Secondo i parametri dell’occidente cristiano, il peccatore deve pentirsi di aver commesso peccato, deve confessarlo, poi deve espiare le penitenze che gli prescrive il sacerdote confessore, e cosi’ potra’ ottenere il perdono, almeno quello di Dio, che per quello degli uomini la discussione e’ piu’ complessa.
Credo che secondo il rituale comunista il perdono di Dio sia irrilevante, come il pentimento e la confessione, entrambi sostituiti dall’autocritica davanti al proprio collettivo, mentre la penitenza viene di fatto riservata al parziale salvataggio dei casi piu’ gravi, per non dire che viene finalizzata all’esclusione politica degli avversari piu’ scomodi.
Insomma, nei due metodi piu’ diffusi e conosciuti in Europa, in entrambi i casi Lulzim Basha ha gia’ fatto quello che poteva e doveva fare, scontando pure la penitenza di vari risultati elettorali che hanno dimostrato lo scarso appoggio di cui beneficiava a livello popolare.
Ma adesso Basha e’ l’unico leader dell’attuale sistema politico parlamentare (di quello cioe’ che, almeno con le leggi attuali, ha una reale possibilita’ di concorrere in una competizione elettorale) che ha deciso di sposare pubblicamente quelle tesi, anche e prima di tutto tue, sulla necessita’ di un cambiamento profondo del reale metodo politico, sulla necessita’ di una vera legalita’, e preliminarmente sulla necessita’ di contarsi correttamente e tra tutti. Lasciarlo solo in questo compito significa consegnarlo al nemico.
Se quei temi sono la ricetta necessaria, e il risultato generale e’ da ritenersi tecnicamente raggiungibile, l’eventuale costo collaterale (di fare anche il gioco di qualcun altro) non dovrebbe essere tenuto in tanta considerazione.
Anche perche’, Fatos, se questo processo politico inizia veramente, l’inevitabile nuovo standard politico prepensionera’ irrimediabilmente molta gente, facendo giustizia di tutti i nostri timori di oggi.