Una straordinaria occasione, nel senso però che la si è persa.
Di Artur Nura e Alessandro Zorgniotti
La cerimonia, presso l’Università italiana a Tirana della Nostra Signora del Buon Consiglio, celebrata lunedì pomeriggio e dedicata alle riflessioni delle principali autorità cattoliche, accademiche e politiche di Albania intorno al messaggio di Pace di Papa Francesco e al ruolo del migrante – rifugiato, avrebbe potuto essere una grande opportunità per ribadire il dialogo fra Religioni che continua da sempre in Albania, in maniera esemplare e malgrado le turbolenze europee e internazionali, a caratterizzare la vita sociale albanese.
Un richiamo che – da parte degli organizzatori dell’Università – sarebbe stato doveroso per più motivi. Il primo, e immediato, perché alla cerimonia pomeridiana erano presenti, in primissima fila, i massimi Rappresentanti delle tre principali Comunità religiose di Albania: Musulmana, Cattolica e Ortodossa, gli uni vicini agli altri, che assentivano alle riflessioni legate al messaggio della Dottrina sociale della Chiesa alla base della lezione accademica.
In secondo luogo, perché proprio il Presidente della Repubblica Ilir Meta, Ospite d’eccezione della lectio, proprio nelle passate settimane aveva inviato un bellissimo messaggio di pacificazione politica e religiosa conferendo la Cittadinanza albanese al Capo della Chiesa Ortodossa albanese.
In terzo luogo, poiché fu proprio Papa Francesco, il cui messaggio si trova scritto sul busto vicino alla Piramide nel Boulevardi centrale di Tirana, a definire l’Albania un modello di convivenza inter-religiosa in occasione della propria visita a Tirana qualche anno fa.
Per tutti questi motivi, appare ancora più sorprendente e più mortificante che nessun alto Rappresentante dell’Università, della Fondazione, della Conferenza episcopale e della Diplomazia della Santa Sede abbiano ritenuto – pur appellandosi tutti alla Pace e a messaggi di teorico solidarismo universale – di non dover spendere una sola parola sul Dialogo inter-religioso che continua a qualificare il vivere in Albania.
Forse lo si ritiene, a torto o a ragione, un valore scontato, ma proprio perché si tratta di un dato storicamente acquisito lo stesso non va sottinteso ma, al contrario, va riaffermato e accudito in ogni occasione.
A maggior ragione in quelle dove l’intera Comunità inter-religiosa di Albania si trova schierata in prima fila. Perché questo è il migliore esempio, e chi – dal pulpito delle proprie Cattedre universitarie – vuole essere formatore di studenti e di nuove classi dirigenti in Albania deve poter cogliere per primo questo aspetto. Anche se non fa parte della scaletta preconfezionata dell’evento.