Nei giorni scorsi una impresa turca ha disegnato una bandiera turca sul paramento di una diga da loro costruita a Qaf Molla in Mirdita. Il 31 dicembre un gruppo di alcune centinaia di persone si e’ riunito sulla diga e, senza che la Polizia potesse intervenire, ha distrutto la bandiera, considerandola offensiva della storia della Mirdita. Un blog turco piuttosto volgare ha condannato il fatto, accusando i manifestanti della Mirdita di essere degli integralisti cattolici, guidati da un giornalista di nome Leon Molla. Nello stesso blog, il volgare commento razzista di un lettore alla stessa notizia, chiariva che anche gli “scandalizzati” controprotestatari turchi non condsideravano il fatto un fatto religioso, ma puramente etnico. Ai beceri nazionalisti turchi del suddetto blog, risponde l’ultima discendente della storica famiglia mirditrice Giomarkaj, Bianca Giomarkaj Nakovics.
In risposta a quanto sta accadendo in Qafe-Molle, Mirdita, presso la centrale idroelettrica, mi sento che devo rendere una risposta pubblica contro la dichiarazione scritta dal WAFF (World Armed Forces Forum) il 31 dicember 2017, una pubblicazione turca.
La loro dichiarazione e’ decisamente erronea, propagandista contro la Mirdita, e male informata circa la storia di Gjon Marka Gjoni.
La storia di Mirdita è lunga e complicata. Per non andare troppo lunga, cominciero’ dai tempi di mio nonno, Gjon Marka Gjoni, siccome egli è colui a cui fa riferimento l’articolo turco.
Di tutte le regioni in Albania, Mirdita è quella che è stata e sempre sarà la roccaforte del cattolicesimo. Ma questo è non a causa del fanatismo, ma per i valori di base etnici della Mirdita. Valori basati sul Kanun di Lek Dukagjini, valori che sono stati conservati per oltre 500 anni di tentata dominazione dell’impero turco in Mirdita, valori che sono stati conservati fino alla conquista del potere da parte del comunismo. Durante il 15 ° secolo era molto difficile vivere e prosperare nelle montagne di Mirdita e respingere ogni attacco dai turchi. Ma in qualche modo, a causa della leadership dei Kapidani della casa di Gjomarku, gli attacchi turchi erano stati contrastati e vinti, e Mirdita era rimasta libera di vivere sotto le proprie consuetudini e le proprie leggi, e non e’ stata costretta a sottomettersi all’Impero ottomano per cinque secoli consecutivi.
Nel 1939 condizioni stavano cominciando a deteriorarsi in Albania, c’erano molte opinioni politiche diverse, le persone erano disinformate su molti livelli. L’invasione delle forze italiane dal 1939 al 1941 ha portato confusione e caos, ma anche una certa stabilità finanziaria del paese, ma con l’incertezza e il caos si profila una nuova forza che cominciò a crescere, il comunismo.
Dal 1941 il ‘National Liberation Movement of Albania’, come veniva chiamato, ha cominciato a spaventare la gente e a sedurla con un falso senso di nazionalismo. In quell’anno l’esercito tedesco è andato all’attacco in Jugoslavia ed e’ riuscito a liberare il confine con il Kosovo, consentendo il Kosovo di riunirsi con l’Albania, anche se per poco tempo. Nel 1943 l’Italia capitolò e la Germania nazista occupò l’Albania. È importante notare che fra il 1943 e il ritiro delle forze tedesche nel tardo 1944, il movimento comunista aveva guadagnato slancio ed era cresciuto in modo esponenziale. I nazionalisti che avevano combattuto contro l’invasione dell’Italia, a quel punto sono stati costretti a unire le forze con i tedeschi al fine di combattere le crescenti forze comuniste, le quali venivano viste, in caso di loro vittoria, come la potenziale distruzione definitiva dell’Albania.
Non era una scelta di cuore, per molti nazionalisti, allearsi con i tedeschi, ma piuttosto una scelta forzata. Non avevano scelta! O allearsi con i tedeschi, che erano stati anche in grado di restituire il Kosovo, e sperare per un Albania libera alla fine della guerra o, quantomeno, un’Albania governata da un paese di cui si sentiva, al momento, quanto fosse più vicino a loro in principi e valori, o consentire al comunismo di prendere in consegna il paese, a quel punto non ci sarebbe alcuna speranza per qualsiasi albanese e tutti i loro valori, religione e tradizioni, sarebbero per sempre persi ed eliminati dalla terra, come la storia ha poi dimostrato.
Questo è il periodo in cui mio nonno Gjon Marka Gjoni e i suoi figli Mark, Ndue e Llesh sono entrati in proprio e fecero la scelta di lottare per una Albania libera, una Mirdita libera, e mai di essere posseduti o governata dal comunismo, giusto come i loro antenati avevano fatto quando fu’ combattuto l’Impero turco.
L’articolo insinua che Gjon Marka Gjoni fosse un fascista. Egli non era un fascista!
Egli era un Mirditore, e come leader di Mirdita era il suo dovere di combattere per la Mirdita e per il suo popolo, e se ciò avesse significato di allearsi con gli alleati della seconda guerra mondiale, piuttosto che con le forze del male del comunismo, come si dimostro’ di essere, così sia!
Tutte le forze nazionaliste del tempo hanno collaborato con un alleato o un altro, fossero i fascisti o i nazisti. Uno non può citare negativamente Gjon Marka Gjoni, ma lodando gli altri che per conto proprio si sono anche loro allineati con una forza o altra; alla fine tutti i nazionalisti si sono raccolti insieme con un obiettivo comune, per combattere il comunismo e cercare di prevenire la sua diffusione nella loro amata terra.
La centrale idroelettrica in Mirdita, in Qafe-Molle, si trova sulla terra appartenenuta a Gjon Marka Gjoni. È stato un punto di contesa per gli ultimi 10 anni almeno. Com’e’ stato possibile che una società turca sia stata in grado di costruire un impianto idroelettrico sulla proprietà del Kapidan di Mirdita, la quale era stata confiscata con molte altre proprietà dai comunisti?
Il fatto che abbiano costruito e sono in corso, è una cosa, ma ora esporre la bandiera della Turchia sulla proprietà stessa è un totale schiaffo in faccia a Mirdita, e i suoi abitanti e alla storia della casa di Gjomarku.
I Mirditori sono molto orgogliosi della loro storia e così dovrebbero essere. Sono molto collegati alla loro terra e al loro passato e la valutano più della vita stessa. Ma visualizzare flagrantemente il simbolo di un paese che ha portato tante guerre e morti sulla loro terra è la cosa peggiore che l’azienda potesse fare.
Parlano come se volessero mantenere la pace in Mirdita, pur essendo in grado di operare il loro impianto, ma ancora ad ogni turno prendono l’opportunità di rinfocolare il fuoco.
Non esistono cattolici radicali o estremisti in Mirdita, come scrivono in questo articolo, esistono solo orgogliosi Mirditori. Gli albanesi cattolici hanno vissuto fianco a fianco con gli albanesi musulmani per secoli, entrambe le religioni rispettando le tradizioni ed i valori dell’altra.
Questo evento non ha nulla a che fare con la razza o la religione, ma ha a che fare con il fatto che Mirdita ha un posto nella storia e quel luogo deve essere rispettato da tutti, soprattutto da parte del paese contro cui Mirdita ha combattuto per mantenere la sua libertà con successo per 500 anni.
Mettere il loro simbolo sulla terra storicamente appartenuta alla casa di Gjomarku è un errore vergognoso, e non fa nulla per porre rimedio alla situazione già esplosiva nella regione. Tutti i Mirditori che sono andati in quel luogo il 31 dicembre, per protestare contro questo simbolo apposto sulla ‘loro’ terra, avevano il diritto di protestare.
Essi non hanno ‘obbedito’ ad un giornalista, questa e’ solo una dichiarazione ridicola. Sono andati perché come Mirditori si sono sentiti violati, vedendo un’esposizione di un segno cosi’ ostile sulla loro terra e, giustamente, un gesto che ha innescato forti sentimenti, un gesto visto come provocazione in una situazione gia’ molto esplosiva.
Io parlo per me stessa, come la nipote di Gjon Marka Gjoni e figlia di Ndue Gjon Marku. Mirdita è e sempre sarà la terra della casa di Gjomarku, non importa quante bandiere turche vengano sollevate o installate.
Mirdita è, e sempre sarà, l’epicentro cattolico dell’Albania.
Il popolo di Mirdita sa chi sono e cosa rappresento, e solo loro capiscono cosa significhi vedere un simbolo cosi’ sulla loro terra, e solo loro possono decidere come utilizzare al meglio l’approccio della situazione.
Faccio un plauso al loro sforzo, nonostante il fatto che io non tolleri la distruzione della proprietà privata./exit.al