La presentazione del volume «Donne d’Albania. Tra migrazione, tradizione e modernità» curato da Rando Devole e Claudio Paravati, ieri ha fatto tappa a Torino.
Un convegno partecipato in occasione della presentazione del volume “Donne d’Albania. Tra migrazione, tradizione e modernità” a cura di Rando Devole e Claudio Paravati, (edizioni Com Nuovi Tempi) si è tenuto ieri presso la Sala Mostre della Regione Piemonte a Torino sul tema «Albanesi in Italia. Il ruolo delle donne».
L’iniziativa, patrocinata dalla Regione e dalla Città di Torino con il sostegno dell’Otto per mille dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi ha raccolto una folta rappresentanza della comunità italo-albanese torinese e piemontese.
Focus della serata era la condizione delle donne albanesi – passata e attuale – partendo dalle prime massicce ondate migratorie degli anni ’90 sino al contesto odierno, per rispondere ad alcune domande chiave ancora inevase: come era e come è oggi la vita delle donne albanesi a Torino e in Italia? Quante sono e cosa fanno? Quali rapporti hanno – in particolare le giovani delle seconde generazioni – con la loro terra di origine?
«La comunità albanese è una delle più consistenti in Italia – ha ricordato il direttore della rivista “Confronti” Paravati –, dunque è importante capire dagli anni novanta in poi, ossia dalle prime migrazioni verso il nostro paese, qual è la presenza, al di là di possibili stereotipi, che sta arricchendo le relazioni e i rapporti tra le due comunità».
Tra riflessioni, analisi e testimonianze, le ospiti albanesi della serata hanno descritto la loro vita, i loro sogni, le loro speranze; le delusioni e i successi come donne impegnate in diversi settori della nostra società: mondo accademico, libere professioni, attività imprenditoriali, amministrazione pubblica, associazionismo, intermediazione culturale, giornalismo, arte, letteratura e altro ancora.
Era il 7 agosto del 1990 quando la nave Vlora carica di albanesi approdò al porto di Bari (20mila persone): «un’immagine che rimane scolpita indelebilmente nelle nostre memorie», ha rilevato la responsabile della cultura della Circoscrizione 1 di Torino, Ilaria Gritti.
«Oggi, quella delle migrazioni è una realtà che ha cambiato faccia, non sono più gli albanesi, bensì i nuovi migranti hanno il volto di africani e siriani che fuggono da guerre e difficoltà», ha concluso.
La serata, grazie alla presenza dell’assessora Monica Cerutti e del prefetto Renato Saccone è stata infatti anche l’occasione per riflettere sui fenomeni migratori attraverso tante voci e «per confrontarsi con la complessità di un modello di società che vuole essere inclusivo e partecipato», ha ricordato Marco Giusta, assessore ai Diritti del Comune di Torino.
«Tra l’Italia e l’Albania intercorrono rapporti economici, culturali, sociali e politici importanti – ha detto il pastore Eugenio Bernardini, moderatore della Tavola valdese –. Nel grande crogiuolo dell’Europa l’interconnessione è l’unica soluzione possibile e necessaria per abbattere muri e frontiere». Motivando la scelta del sostegno all’iniziativa attraverso i fondi otto per mille, Bernardini ha concluso: «molte comunità albanesi presenti in Italia sono fortemente caratterizzate dalla loro appartenenza e tradizione religiosa, una ricchezza, un portato, che contribuisce al pluralismo e al dialogo interreligioso».
A fine serata è stato distribuito ai partecipanti il Dossier Statistico Immigrazione 2017 (Idos/Confronti).