La possibilità di interferenze russe nelle elezioni in Paesi dell’Occidente non preoccupa affatto Steve Bannon, l’ex consigliere di Trump e vero pensatore politico del movimento nazional-populista che ne ha favorito l’elezione alla Casa Bianca, che in una intervista al quotidiano italiano “La Stampa” dichiara: «Ho combattuto i russi durante la Guerra Fredda, quando ero ufficiale in un sottomarino, e poi dal Pentagono ho assistito allo smantellamento del loro arsenale, li conosco e so che Mosca ha un Pil inferiore all’Italia ed allo Stato di New York, i suoi giovani fuggono all’estero più delle sue modelle, non è in condizione di minacciarci, mentre invece è un nostro alleato naturale».
Ed è qui che Bannon disegna un nuovo scenario di alleanze: «La Russia appartiene al nostro mondo euroamericano che deve invece guardarsi dai veri avversari ovvero Cina, Iran e Turchia». Mentre lo dice prende carta e penna e disegna su un foglietto il percorso della nuova «Via della Seta» di Xi Jinping «che unisce queste tre nazioni, frutto di civiltà antiche e combattive, tutte estranee alle cultura giudeocristiana». Dunque «preoccuparsi della Crimea invasa dai russi non ha senso, perché i veri nemici sono a Pechino, Teheran ed Ankara e ci stanno aggredendo nel Mar della Cina, nel Golfo e nel Mediterraneo».
Da qui la conclusione che i legami della Russia con i partiti populisti europei «fanno i nostri interessi» a differenza di chi «continua a tramare con Bruxelles e Bce per impoverire sempre di più il ceto medio». L’intento della rivoluzione di Bannon «è rafforzare i cittadini e quindi le loro nazioni, indebolendo le sovrastrutture che li vessano e tassano come Ue e Bce». Per questi Stati «sovranisti» all’orizzonte c’è la necessità di spendere di più per la difesa «perché l’America non combatterà più per voi ed oggi spende assai più degli alleati in Europa e Asia, dove mettiamo soldi nella difesa e riceviamo in cambio guerre commerciali»./exit.al