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Zorgniotti replica con articolo “L’Italia decreta lo scambio delle informazioni fiscali con l’Albania”

Di Alessandro Zorgniotti, in replica con articolo “L’Italia decreta lo scambio delle informazioni fiscali con l’Albania”

In questi giorni è nuovamente emerso da più parti il dibattito relativo ai contenuti e soprattutto alle conseguenze e ai rischi dell’entrata in vigore degli accordi in materia di interscambio obbligatorio delle informazioni fiscali tra Paesi sovrani diversi. Nel nostro caso specifico, lo scambio dei dati fiscali tra Italia e Albania, in pratica i casi in cui le banche e gli intermediari finanziari di uno dei due Paesi comunicano i dati economici, patrimoniali e di investimento bancario all’agenzia delle entrate o all’ufficio delle tasse dell’altro Paese.

Alla fine dello scorso mese di aprile, è stato firmato in Italia – a livello esclusivamente burocratico essendoci a Roma una crisi di Governo molto complicata – un decreto emesso dal direttore generale del Ministero delle finanze e dal suo collega dell’agenzia delle entrate.

Che cosa stabilisce questo atto di natura amministrativa? In buona pratica, contiene l’elenco dei Paesi, oltre un centinaio, che hanno aderito alle linee guida dell’Ocse – l’organizzazione mondiale dello sviluppo economico – in tema di lotta all’evasione fiscale e di ricostruzione dei redditi assoggettabili a tassazione.

Fra questi Stati, rientra anche l’Albania che ha sottoscritto degli accordi in ambito europeo e internazionale come condizione per non finire nell’elenco dei Paesi “Black list”: la lista nera dei cosiddetti paradisi fiscali.

Gli accordi che sono stati firmati traggono origine, appunto, dalle linee di indirizzo dell’organizzazione internazionale Ocse e, relativamente all’Italia, da una legge del 2015 che autorizza il ministero dell’economia finanze di Roma a redigere e aggiornare la lista dei Paesi ai quali inviare o dai quali ricevere i dati bancari, fiscali e patrimoniali.

Relativamente al rapporto fra Italia e Albania, la questione assume una particolare importanza, soprattutto in considerazione del fatto che soprattutto negli ultimi dieci anni un numero crescente di cittadini italiani – e destinato a salire ancora di più nel futuro – ha scelto l’Albania come destinazione di vita e/o di lavoro. Nel compiere questa scelta, però, alcuni passaggi di natura fiscale o burocratica potrebbero essere stati – in buona fede – trascurati o sottovalutati.

Basti pensare solamente al divario fra il numero ufficiale degli Italiani iscritti all’Aire – Anagrafe dei residenti esteri in Albania – e il numero, assai più alto, dei cittadini provenienti dall’Italia e muniti di permesso di soggiorno, rilasciato dalle autorità albanesi di Polizia, oppure che vivono fra Italia e Albania metà anno di qua e l’altra metà di là.

Chiaramente, con le nuove disposizioni, le banche e gli intermediari finanziari albanesi dovranno comunicare ogni anno all’agenzia delle entrate di Roma i dati patrimoniali degli Italiani operanti in Albania ma che risultano tuttora residenti in Italia.

Va precisato tuttavia che le eventuali situazioni di rischio, per un contribuente italiano medio, non sono immediate. In primo luogo, se è vero che lo scambio delle informazioni fiscali oggi è automatico, è altrettanto vero che lo Stato italiano può entrare a casa di un altro Paese sovrano, in questo caso l’Albania, solo nei casi in cui il contribuente italiano abbia raggiunto le cosiddette soglie penali di evasione per singolo tributo che secondo la legislazione italiana restano molto alte; in secondo luogo, e in ogni caso, dove l’illecito sia solo amministrativo e non anche penale le istituzioni italiane devono osservare e rispettare le procedure dettate dall’ordinamento albanese.

Se da una parte occorre agire nel rispetto della normativa fiscale dei due Paesi, per gli italiani titolari di attività estere, e favorire la piena conoscenza degli obblighi burocratici per prevenire situazioni a rischio di sanzioni o multe, dall’altro occorre fin da ora prevenire inutili allarmismi per gli italiani che lavorano e vivono in Albania.

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