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Kodheli per Radio Radicale: “Siamo un Paese occidentale e l’Italia rimane la nostra finestra su Europa e Occidente”

L’attuale presidente della commissione esteri: “Cambiano i Governi, non la politica estera italiana nei confronti della nostra integrazione europea”

Di Alessandro Zorgniotti

L’Italia resta la finestra principale per entrare nell’Occidente e l’Albania è parte del mondo occidentale: “Siamo un Paese del West”, ossia dell’Ovest. Filo-italiana per convinzione personale e tradizione familiare, Mimi Kodheli, Ministro della Difesa nel primo Governo Rama e attuale Presidente della Commissione Esteri del Parlamento di Albania, è appena rientrata da una missione a Bruxelles e tornata a Tirana con l’ottimismo del buon andamento dei lavori che nelle sedi UE devono accompagnare, da qui ai prossimi undici mesi, il cammino del Paese delle Aquile verso l’adesione Europea.

La certezza è quella, anche con il nuovo Governo di Roma, di una politica estera italiana che non ha modificato le relazioni con il vicino di casa balcanico, con il Paese di fronte.

“Italia e Germania si sono confermati, anche a fine giugno, nostri sostenitori nel processo di integrazione dell’Albania e gli Italiani restano i nostri “avvocati” a sostegno di tale causa, la nostra finestra naturale sull’Europa, perché ogni Governo che si insedia a Roma può cambiare le politiche interne, ma su questo aspetto di politica estera e internazionale esiste oramai una collaudata continuità di intenti”, precisa Kodheli che – per l’intervista di Artur Nura per Radio radicale – ci riceve nel proprio studio presso l’italianissimo palazzo della Presidenza del Parlamento sul Bulevardi centrale di Tirana.

Rassicurazioni importanti da una voce autorevole e rispettata nella comunità Europea e internazionale, come dimostrano le foto e le onorificenze che nel suo ufficio ne scandiscono l’impegno politico, istituzionale e personale nel tempo. Rassicurazioni in ordine anche all’approccio albanese nei confronti della Turchia:

“Non dobbiamo mai dimenticare di essere una piccola Nazione con una grande comunità nel mondo, e il nostro imperativo, fermo rimanendo appunto l’aggancio italiano e occidentale, è quello anche e comunque di cercare il dialogo con i Paesi più grandi, come l’America e la Turchia, dove vivono milioni di cittadini di origine albanese, perché dobbiamo pensare a mettere in sicurezza il futuro dei nostri figli, e questa sicurezza non è scontata”.

Atteggiamento di dialogo che non significa quindi sottomissione ma risponde a fattori soprattutto storico-obiettivi. “Del resto – sottolinea la responsabile della commissione esteri con una battuta – con l’Italia, l’altro Paese dove si può gustare la pasta più buona è l’Albania, e questo esempio dice in merito a quelle che sono le tradizioni a cui il nostro popolo si sente più vicino”.

Vicinanza che si è fatta evidente nei primi anni novanta subito dopo la caduta della dittatura comunista “quando ci fu la corsa alla solidarietà da parte degli Amici italiani all’accoglienza dei nostri Connazionali, accoglienza che fu garantita anche dagli sforzi di bilancio pubblico dell’Italia, e questo non lo dimenticheremo mai”.

Tanto che ora è motivo di orgoglio, per l’Albania e gli Albanesi, vedere che il Paese delle Aquile viene scelto da molte migliaia di Italiani per ragioni di lavoro e di residenza: “Vi sono più di 20.000 lavoratori e imprenditori d’Italia in Albania e sempre più pensionati, una tendenza bellissima e fino a qualche tempo fa non immaginabile in simili numeri”.

Numeri e fenomeni che certamente devono esortare a custodire e coltivare sempre di più le relazioni Italo – albanesi, con politiche convergenti: “L’Albania e gli Albanesi erano e restano nel cuore filo italiani, e la mia famiglia ha sempre avuto con l’Italia un legame affettivo profondo che io porto con me. A parte la Nazionale, perché nel calcio tifo Albania anche se mi piace l’Inter”. L’Italia poteva e ancora può contare su un Paese di fronte che vede in essa un riferimento, quindi le strategie politiche del nuovo Governo di Roma dovranno essere conseguenti.

Inevitabile un riferimento alla presenza femminile nella compagine governativa italiana in carica da giugno, e dove al ministero della Difesa è stata confermata una donna: “Con la precedente ministra Pinotti, cara amica personale e dell’Albania, il rapporto collaborativo è stato pieno e sono contenta che anche nel Governo attuale un ministero così importante sia ancora diretto da una donna (Elisabetta Trenta, ndr). Il mio pensiero di fondo è che nelle istituzioni la presenza femminile debba essere di merito, e mi fa piacere che l’Albania, attraverso la mia nomina a ministro nell’autunno del 2013, abbia anticipato questa tendenza di qualche mese”.

L’auspicio a relazioni Italo albanesi che non stonino viene anche dall’amore del popolo delle Aquile verso la musica italiana, vero simbolo di libertà nei periodi bui della seconda parte del Novecento: “Vado fiera della mia amicizia con Mogol, grande autore che ha condiviso successi enormi con le grandi voci italiane – tiene a ricordare Kodheli – Un’amicizia nata fin dai tempi in cui ero vicesindaco di Tirana, e lui rimase stupito dal fatto che conoscevo i testi delle sue canzoni a memoria”.

Anche la musica, beninteso italiana, può essere di aiuto alla politica così come lo è stata per l’aspirazione alla libertà degli albanesi. E certamente, fra gli spartiti di Mogol, qualche titolo adatto a descrivere la situazione delle relazioni Italo albanesi ed europee c’è… Ciò conferma in ogni caso “che l’Italia fin dagli anni novanta ha davanti a sé un Paese che ne ama le tradizioni.

Noi restiamo un popolo filo italiano che dialoga con il resto del mondo e con i grandi della Terra per mettere il sicurezza il futuro dei figli”.

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