La Piccola saga carceraria (Castelvecchi) di Besnik Mustafaj, scrittore ed ex ministro albanese è un romanzo difficile da dimenticare.
Le carceri sono quelle del regime comunista di Enver Hoxha, in Albania. I prigionieri sembrano destinati a finire tra le sbarre o a incrociare le loro vite con i condannati. C’è anche qualcosa di arcaico, di rituale, di popolare. Qualcosa che trascende la storia, pur innervandola.
Altrimenti non sarebbe una saga. Il lungo capitolo centrale è l’apice del libro e uno choc per il lettore. Il detenuto ottiene di trascorrere una notte con la moglie, all’interno della prigione. Per non rischiare di mandare a monte l’incontro tanto atteso, il detenuto si sottomette volentieri a qualsiasi imposizione. Per settimane sogna soltanto le braccia e i baci di sua moglie.
Lui, sempre chiuso e introverso, questa volta le dimostrerà che è cambiato e le dirà finalmente quanto la ama. Ma quando arriva la sera sospirata, al detenuto viene il sospetto che qualcuno sia in ascolto per cogliere in castagna la moglie e buttarla in una cella. Purtroppo non può comunicare il suo dubbio alla moglie. E così la notte d’amore si trasforma in una notte di dolore. Lui non può parlare. Lei non può capire. Lui non si lascia andare. Lei si sente rifiutata. Alla fine, l’alba giunge come un sollievo per entrambi.
Questa parte del libro si pone come un termine di paragone per chiunque voglia far capire come il totalitarismo si infili nella testa delle persone, cambiandole e infine distruggendole. Con identico tema si era cimentato Martin Amis, nel romanzo House of Meetings, con risultati discutibili. Qui è meglio richiamare i classici come Solgenitsyn e non si corre il rischio di esagerare. L’Arcipelago Gulag è gigantesco rispetto alla Piccola saga carceraria. Ma anche la Russia è tanto più estesa dell’Albania.
Leggendo questo libro si capisce quanto sia relativamente sconosciuta a noi italiani la storia dell’Albania. Certo, sono finiti i tempi in cui i nostri dirimpettai venivano a cercare fortuna in Italia. Oggi l’Albania è un Paese in fase di rilancio, anche turistico. La memoria del fascismo è invece ben presente agli albanesi: è un capitolo della loro saga carceraria.