La giovane Repubblica post-jugoslava del Kosovo è al momento riconosciuta da numerosi Stati, tra cui l’Italia. Il progressivo consolidamento della legittimazione internazionale è stato sancito da riconoscimenti e dall’ottenimento della membership in seno ad alcune istituzioni finanziarie internazionali quali la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca europea di Ricostruzione e Sviluppo (nel 2012).
Questa settimana è una settimana storica per il Kosovo che vede un importante voto presso il Parlamento. Il voto del Parlamento di Pristina sulla creazione dell’esercito, “è storico per il Kosovo”, ha dichiarato l’ambasciatore statunitense a Pristina, Philip Kosnett, come riportato da Agenzia Nova. “Gli Stati Uniti sosterranno lo sviluppo professionale e l’evoluzione organizzativa delle Forze di sicurezza kosovare, che deve svolgere un ruolo positivo per il Kosovo e per la regione, riflettendo il carattere multi-etnico del paese e la dedizione del popolo del Kosovo alla pace”, ha affermato l’ambasciatore Usa, definendo il voto che coinvolge il parlamento di Pristina “un’occasione per una solenne riflessione e un rinnovo dell’impegno alla pace, stabilità e ricchezza per il Kosovo e i paesi vicini”.
Washington appoggia la trasformazione della Forza di sicurezza del Kosovo (Ksf) in una forza armata plurinazionale professionale e rispettosa delle convenzioni internazionali. Il premier della Repubblica del Kosovo Ramush Haradinaj ha annunciato che la decisione del parlamento del Kosovo di creare delle forze armate a pieno titolo è un passo importante anche per una partnership con la Nato.
Si prevede che le forze armate di Pristina comprenderanno 5mila membri di personale militare attivo e 3mila riservisti. Sono passati circa 20 anni dall’intervento Nato nel conflitto tra Serbia e Kosovo. Le azioni dell’Alleanza Atlantica furono rese necessarie dalla politica di Milosevic, presidente serbo che attuò una pulizia etnica della minoranza kosovara. La Serbia non vede di buon occhio il possibile esercito regolare di Pristina. La prima ministra serba, Ana Brnabic, ha espresso, infatti, forti timori. Però, l’approvazione degli Stati Uniti d’America è senza restrizioni poiché “il Kosovo ha ogni ragione, ogni diritto ad avere una capacità di autodifesa. Che approvino questa legge o che cambino i fregi sulle spalle del personale ad una certa data, non è la cosa più importante”, ha insistito l’Ambasciatore Kosnett affermando e confermano il sostegno Usa al progetto.
I 4mila nuovi effettivi stanno provocando subbuglio nel governo di Belgrado e anche tra i 28mila effettivi serbi, già sul piede di guerra dopo le polemiche avutesi con dazi che il Kosovo ha deciso di applicare sui prodotti provenienti da Belgrado, che a sua volta viene additata da Pristina come responsabile della sua esclusione dalle organizzazioni internazionali, in particolare l’Interpol.
Sullo sfondo il rischio di paralisi non solo tra i due paesi. La geopolitica dei Balcani potrebbe variare e con essa anche i rapporti con la Russia e con l’Europa. Il Kosovo trova dalla sua parte lo stato dell’Albania, molto importante per l’Italia e l’Europa, ma la repubblica autoproclamata non è riconosciuta da Serbia, Russia, Cina, Iran e altri stati. Invece, dall’aprile 2016, i rapporti con la comunità europea sono stabili e solidi, dopo l’entrata in vigore dell’Accordo di Stabilizzazione e Associazione con l’Unione europea, ovvero, la prima relazione contrattuale tra Kosovo e Ue, e prevede che tutti i prodotti agricoli ed industriali kosovari possano essere esportati nell’Unione europea senza dazi doganali. Il rapporto con la Serbia è quello che preoccupa di più la comunità europea che vuole evitare il riemergere di antichi odi mai del tutto completamente metabolizzati