Venerdì 25 gennaio il parlamento greco si è riunito per la ratifica degli Accordi di Prespa, che sancisce la fine della disputa tra la Grecia e la Macedonia sul nome di quest’ultima. Il parlamento ha approvato il testo con 153 voti favorevoli e 146 contrari (era necessaria la maggioranza semplice), sancendo la fine della disputa greco-macedone.
L’accordo
Il compromesso prevede, da una parte, la modifica del nome della Repubblica di Macedonia in “Repubblica della Macedonia del Nord”; dall’altra, l’accordo consente la fine dell’opposizione greca in relazione all’ammissione della Macedonia alla NATO e l’inizio delle negoziazioni per l’ingresso nell’UE.
La questione opponeva le due popolazioni da 27 anni: Atene accusava Skopje di utilizzare il nome di una regione storicamente greca e tuttora esistente. La questione è sempre stata molto sentita dal popolo greco che, sin dalla dissoluzione della Jugoslavia, si è opposto all’uso di quella denominazione.
La situazione politica greca
Mentre la Macedonia ha già approvato il testo dell’accordo e apposto gli emendamenti necessari alla Costituzione per la modifica del nome, la situazione politica in Grecia è piuttosto turbolenta. Lo scorso 17 gennaio, infatti, il primo Ministro Alexis Tsipras è riuscito a mantenere la fiducia del Parlamento, ma con un’esigua maggioranza di 151 deputati su 299. Inoltre, il partito nazionalista dei Greci Indipendenti (ANEL) che sosteneva insieme alla coalizione SYRIZA il secondo governo di Tsipras, ha affermato di essere contrario agli Accordi di Prespa.
Nel frattempo, la maggior parte della popolazione protesta, anche in maniera violenta, nella capitale. Un sondaggio, riportato dal quotidiano ateniese Kathimerini, afferma che il 62% di 1325 cittadini intervistati ritiene “probabilmente negativo” o “assolutamente negativo” l’accordo.
Le parole dell’UE
Ha fatto scandalo la dichiarazione del 23 gennaio del Commissario dell’UE Dimitris Avramopoulos, che ha definito l’accordo “non bilanciato e, perciò, problematico”. Avramopoulos ha individuato nel nuovo nome una componente geografica che, però, non terrebbe conto della questione storica relativa alla regione. Così facendo, secondo Avramopoulos, non si farebbe altro che alimentare i nazionalismi nei due paesi.
Ieri, però, la Commissione Europea ha preso le distanze da Avramopoulos. Gli accordi, secondo la posizione europea, rappresentano un passo storico che andrebbe a far cessare una disputa che dura da 27 anni e, allo stesso tempo, favorirebbero una riconciliazione necessaria per lo sviluppo di tutta l’Europa./easy journal