Di Adela Kolea
Ieri sera su “Porta a Porta”, a parte l’aspetto social-politico del dibattito, mi sono soffermata per un attimo sull’importanza del “fattore linguistico”.
Il premier albanese Edi Rama ha parlato fluidamente in italiano, certo, un livello medio alto di conoscenza linguistica, che è da apprezzare a prescindere.
Utilizzare la lingua di un altro paese, concede un vantaggio competitivo enorme, proprio perché elimina un filtro, quello della traduzione.
Abbiamo assistito diverse volte a strafalcioni e disastri linguistici in discorsi pubblici in una lingua diversa dalla lingua madre da parte di politici ed alti funzionari di Stato, di vari paesi, Italia compresa.
Ho apprezzato anche il fatto che Rama abbia specificato che con i suoi colleghi od avversari politici non presenti lì in studio, lui preferisca piuttosto parlare faccia a faccia e con una dialettica adatta che può offrire solo la propria lingua madre, l’albanese.
Ultimamente ho apprezzato anche l’appello di Macron per l’Europa pubblicato sulla sua pagina ufficiale, scritto esclusivamente in lingua italiana!
In questo modo, l’utente italiano non ha bisogno di traduttori, ma legge direttamente il discorso di Macron senza filtri.
Nell’ambito della politica estera, la potenza di un messaggio dal diretto interessato esteso in lingua straniera e che non ha bisogno di un traduttore o giornalista corrispondente per essere tradotto, diventa uno strumento efficace che arriva direttamente sullo schermo di milioni di cittadini, concedendo un esclusivo vantaggio comunicativo.