Quando arrivai in Italia 29 anni, 2 mesi e 11 giorni fa, molti italiani a malapena sapevano collocare l’Albania sul mappamondo. Non sapevano nulla di quel Paese di fronte. In molti volevano conoscere, capire.
Ho dovuto rispondere a molte domande sugli sviluppi politici, economici, sociali. Le domande erano variegate. Anche quelle veramente “curiose”, tipo: “Dove vivete voi albanesi? Avete case come qui?” oppure “Come mai lei ha la pelle bianca?”.
Pian piano le domande diventavano più mirate. Perché all’improvviso gli albanesi arrivavano in massa con tutti i mezzi, i media parlavano solo di numeri ma non di cause. Toccava a noi dare le informazioni, quelle che i media non trasmettevano.
Raccontavamo dell’Albania a chi ci accoglieva, poi a chi lavorava con noi, poi a chi diventava amico o amica…
Raccontavamo l’Albania di quel tempo, raccontavamo anche la storia, la cultura, le tradizioni, i rapporti umani. E raccontavamo la sua bellezza naturale, unica.
Per molti lunghi anni l’Albania, quella vera e quotidiana, veniva trasmessa agli italiani da noi, gli albanesi d’Italia. In contrapposizione con la scarsità d’informazione dei media nazionali.
Come sono cambiati i tempi!
Ora gli italiani vanno regolarmente in Albania. Per lavoro, studi o vacanza. Spesso per un weekend qualsiasi.
Anche loro diventano fonte di informazione corretta sul Paese di fronte.
E me ne rendo conto che la scarsità di informazioni sul Paese di fronte da parte dei media nazionali spesso va a pari passo con informazioni distorte dagli addetti ai lavori.
Per questo motivo reputo molto importanti le riflessioni che si scambiano nel gruppo tra albanesi e italiani. Come reputo molto importante che noi continuiamo a parlare e raccontare il nostro Paese agli italiani. Con tutti i pregi e i difetti, con tutti gli onori e gli oneri. Con tutte le emozioni che ci trasmette la linfa vitale delle radici nel Paese delle Aquile.
/ Esmeralda Tyli